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Pont Canavese
31 Luglio 2023 - 10:38
Alcuni degli alberi massacrati a Pianrastello di Pont Canavese
Ci si preoccupa sempre di più per gli alberi che cadono sulle pubbliche strade nel corso di temporali e nubifragi. Giusto preoccuparsene: è un problema serio. Si rischia però di compiere un errore madornale: quello di considerarli come dei nemici. Benché si finga troppo spesso di non saperlo, sono le piante a produrre l’ossigeno che consente la vita sulla terra; sono loro a mitigare gli eccessi del clima ed a consolidare i terreni contrastando l’erosione dei suoli. Se sono diventate anche un pericolo dovremmo chiedercene il motivo.
Gli alberi crollano come fuscelli di fronte a tempeste di violenza inusitata ma anche per precise responsabilità umane ovvero per una cattiva gestione del patrimonio forestale, a cominciare dalle potature eccessive e sbagliate per arrivare a quelle che possono essere definite con un solo termine: demenziali.
Giunge da Pont la segnalazione dei disastri compiuti qualche settimane fa dalla ditta che – ovviamente in subappalto – si è occupata per conto dell’ENEL di eliminare la vegetazione a fianco della linea elettrica nella località di Pianrastello. Che lungo i cavi dell’alta tensione sia necessario mantenere lo spazio sgombro è previsto dalla legge e dal buonsenso; lo stesso buonsenso pretenderebbe però che venisse fatto nel modo più indolore possibile per il paesaggio. Nella maggioranza dei casi non è così ed i versanti montani ne risultano deturpati in maniera raccapricciante.
Ad esemplificare quanto accaduto a Pianrastello bastano le immagini di una proprietà situata lungo la strada che conduce alla borgata.
Le fronde di un pino cresciuto a ridosso della recinzione sporgevano all’esterno, verso i cavi dell’Alta Tensione.
Cos’hanno fatto gli abilissimi dipendenti della ditta del subappalto? Lo hanno tagliato a metà, non nel senso dell’altezza ma della larghezza: su uno dei lati hanno tranciato di netto ogni ramo, lasciando solo il tronco che dalla parte opposta è invece rimasto com’era. Un atto raccapricciante dal punto di vista botanico; un orrore da quello estetico; una bomba a tempo da quello della sicurezza. Come potrà una pianta ridotta in questo modo affrontare venti e bufere?
Quale sarà d’ora in poi la sua stabilità con uno squilibrio di peso così evidente fra l’una e l’altra parte? E’ facile ipotizzabile che prima o poi – più “prima” che “poi”- si schianterà al suolo. Lì accanto altri alberi sono stati troncati in senso verticale: si tratta di latifoglie alle quali non è stata lasciata nemmeno una foglia. Non sono rimasti nemmeno i rami, solo i tronchi capitozzati, ridotti in condizioni ancora peggiori rispetto a quelli che si vedono all’inizio della primavera lungo i viali delle città e che suscitano ogni anno indignazione e preoccupazione.
Alberi che sono stati tagliati in malo modo a Pont Canavese
Una mente raziocinante potrebbe essere indotta a ritenere che un taglio tanto sbilanciato sia dovuto all’impossibilità di accedere alla proprietà e che gli addetti abbiano dovuto operare dall’esterno della recinzione.
Non è così: per legge coloro che lavorano per società come l’ENEL hanno il diritto di entrare nei terreni altrui e lo hanno fatto.
In casi come quello di cui parliamo sorge un’altra questione. La grande quantità di rami, aghi, foglie, cespugli di sottobosco non è stata portata via ma lasciata sul terreno, in un disordine impressionante che comporta un doppio ordine di problemi: per il proprietario e per la collettività. Il primo è costretto – se può permetterselo - a pagare fior di quattrini per far tagliare, raccogliere e portare in discarica il materiale.
Ecco come si presentano dopo la "cura"
In caso contrario (soprattutto quando non vive lì accanto) lo lascerà com’è, con il conseguente proliferare di insetti e non solo. La comunità – oltre al disagio dei vicini ed al brutto spettacolo offerto – rischia che, una volta seccato, l’ammasso di vegetazione favorisca l’innesco e la propagazione di incendi.
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