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Cronaca

Tentò di uccidere la moglie: 8 anni e otto mesi di carcere

L’uomo aggredì anche la figlia

Tentò di uccidere la moglie: 8 anni e otto mesi di carcere

È stato un femminicidio scampato, ma le conseguenze per la vittima non sono state meno gravi. Era il 22 luglio dello scorso anno quando Domenico Rebecchi, 69 anni, ha sparato alla moglie ferendola al torace sinistro, causandole lesioni guaribili in trenta giorni. L'episodio ha avuto luogo a Salerano Canavese e, a distanza di un anno, si è finalmente giunti a una sentenza nel tribunale di Ivrea.

Domenico Rebecchi è stato condannato a 8 anni e 8 mesi di reclusione, in abbreviato, per il suo atto violento. Inoltre, dovrà risarcire la moglie con una provvisionale di 30.000 euro, come stabilito dal giudice. Sin dal giorno dell'incidente, Rebecchi si trova in carcere a Biella.

Oltre all'accusa di tentato femminicidio, l'uomo è stato anche ritenuto colpevole di detenzione abusiva di armi e munizioni. Le autorità hanno trovato nella sua abitazione oltre un centinaio di cartucce di vario calibro, due canne per un fucile, una pistola calibro 42 senza marchio e matricola, nonché una pistola calibro 7,65 Browning con matricola obliterata, utilizzata per ferire la moglie. Quest'ultima arma è stata rinvenuta dai carabinieri di Ivrea alcuni mesi dopo l'aggressione, nascosta in un'acetiera nel garage dell'abitazione. In un'altra casa, i carabinieri hanno trovato anche due involucri di bombe a mano, caricatori di armi da fuoco e spolette per bombe a mano e antiuomo.

È emerso che già dal 2013 Rebecchi era destinatario di un provvedimento di divieto di detenzione di armi, il quale è stato chiaramente ignorato dall'uomo.

Durante il processo, l'avvocato dell'imputato, Federico Zinetti, ha sostenuto che il colpo sparato alla moglie fu un incidente. Rebecchi stava mirando agli uccelli nel cortile al di sotto della finestra e, accidentalmente, ha colpito la moglie che si trovava lì in quel momento. Tuttavia, la procura di Ivrea, la parte civile e il giudice hanno ritenuto il gesto volontario.

Il giudice Antonio Borretta, nella motivazione della sentenza, ha evidenziato il comportamento di Rebecchi dopo l'incidente. L'uomo non ha mostrato alcun segno di pentimento o resipiscenza e non ha fatto alcuno sforzo per risarcire, anche simbolicamente, la persona offesa.

Il quadro emergente della personalità di Rebecchi è quello di un uomo violento e pericoloso. La moglie aveva raccontato di minacce di morte da parte dell'imputato alcuni mesi prima dell'aggressione. Inoltre, poche settimane prima, Rebecchi aveva cercato di narcotizzarla nel sonno usando un batuffolo di cotone imbevuto di etere, un composto nocivo e infiammabile.

Il rapporto con i due figli è stato altrettanto difficile. Nel 2001, durante una vacanza a Cogne, Rebecchi aveva tentato di aggredire la figlia.

La sentenza del tribunale di Ivrea ha riconosciuto la pericolosità di Domenico Rebecchi e ha stabilito una pena significativa per i suoi atti violenti. La condanna servirà a porre un freno a comportamenti di questo genere e a proteggere la società da individui che rappresentano una minaccia per la sicurezza e la vita degli altri.

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