Cerca

Cronaca

Strage di Rivarolo: Tarabella aveva premeditato l'omicidio

È quanto emerso ieri mattina in Corte d'Assise a Ivrea, durante la seconda udienza all'anziano

Strage di Rivarolo: Tarabella aveva premeditato l'omicidio

Il condominio della strage a Rivarolo

Renzo Tarabella premeditò di uccidere i coniugi Dighera. Il fatto è stato confermato dalle prove raccolte dagli investigatori dell'Arma. Lo stesso giorno, il 10 aprile 2021, Tarabella uccise anche Maria Grazia Valovatto e di suo figlio disabile, Wilson, mentre dormivano. Le prove sono state illustrate ieri mattina dai carabinieri durante la seconda udienza del processo di primo grado in Corte d'Assise ad Ivrea.

Secondo quanto spiegato da Roberto Testi, uno dei medici legali, "le vittime sono state presumibilmente uccise nel corso della mattinata di sabato, ma non è possibile ricostruire l'ordine preciso. Probabilmente sono state uccise a pochi minuti di distanza l'una dall'altra".

Renzo Tarabella

Dopo aver commesso questi omicidi, Tarabella ha atteso pazientemente il ritorno dei proprietari dell'appartamento nel condominio Raffaello in corso Italia: Osvaldo Dighera, 74 anni, e sua moglie Liliana Heidempergher, 70 anni. Ha attirato Osvaldo nell'appartamento con una scusa e lo ha ucciso. Poi ha fatto lo stesso con Liliana, maestra in pensione.

E le immagini fotografiche mostrate in tribunale ritraevano proprio la moglie distesa sul marito dopo l'omicidio.

Alla prossima udienza potrebbe tornare Tarabella

Successivamente, Tarabella ha cercato di togliersi la vita sparandosi in bocca, ma è sopravvissuto. Secondo l'avvocato Flavia Pivano, è probabile che il pensionato, nella prossima udienza del 18 luglio, sia presente in tribunale per raccontare la sua verità, anche se sarà su una sedia a rotelle.

La deposizione di Francesca Dighera ieri in aula

Tarabella, attualmente ospitato in un reparto geriatrico di una casa protetta in Valchiusella, ha ucciso quattro persone sparando cinque colpi (il sesto è stato inutile). In seguito, ha puntato la sua Beretta 98Fs, caricata con proiettili Gfl 9x21, contro se stesso in modo che il proiettile non colpisse organi vitali.

Un disegno premeditato

Secondo una ricostruzione accurata del sostituto procuratore Lea Lamonaca, Tarabella aveva un disegno criminoso diabolico e premeditato, e non si trattava di un impeto di "un uomo solitario e ombroso, che aveva segregato da anni in casa moglie e figlio, di una riservatezza spesso sfociata nella scontrosità", come raccontato da molti vicini di casa.

Il pensionato aveva lasciato due biglietti manoscritti per giustificare il massacro: uno scritto a matita e l'altro a biro. Uno dei biglietti recitava: "I Dighera hanno insultato mio figlio, già morto. È giusto che abbiano pagato". Gli esperti della polizia scientifica hanno dimostrato che su quel biglietto non erano presenti tracce di polvere da sparo, indicando che era stato scritto prima dell'inizio della strage.

I coniugi Dighera con la figlia Francesca

Accanto al biglietto, sono state trovate quattro fotografie che mostravano crudamente le disabilità fisiche del figlio Wilson, descritto come "un ragazzo dolce, semplice, con la mente di un bambino nel corpo di un uomo" dai pochi parenti che hanno avuto il coraggio di associare il loro nome a quello dell'assassino.

C'era anche un secondo messaggio in cui Renzo Tarabella cercava di far ricadere tutte le colpe della sua situazione di disagio sulla società, dicendo "che mi ha costretto a farlo", in riferimento alla terribile strage.

Osvaldo Dighera oppose resistenza all'assassino, e cercò anche di disarmarlo. Tarabella riuscì comunque a sparargli tre colpi. Uno all'addome, uno, mortale, al petto e poi il colpo di grazia alla testa, forse inutile.

La testimonianza di Francesca Dighera

Il presidente del tribunale, Vincenzo Bevilacqua, ha successivamente ascoltato la testimonianza della figlia della coppia, Francesca Dighera, insegnante, cercando di evitare domande che potessero riaprire ferite nella giovane madre di Caterina, bambina nata nel 2018 e molto affezionata ai nonni.

Francesca sta cercando di superare la tragedia con l'aiuto di una terapeuta e sta raccontando le sue emozioni in un libro. Anche l'avvocato Sergio Bersano si è comportato con la massima delicatezza, evitando di tornare su argomenti ormai comprovati e documentati, che "dimostrerebbero - come afferma Bersano - come i Dighera siano caduti in un'imboscata mortale tesagli da quell'uomo che avevano aiutato in più occasioni".

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori