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Cronaca
19 Giugno 2023 - 19:36
il luogo del delitto
Inizia domani in corte d'assise a Ivrea il processo a carico di Renzo Tarabella, 85enne pluriomicida di Rivarolo Canavese che il 10 aprile 2021 uccise a colpi di pistola, in un alloggio di corso Italia, la moglie Maria Grazia Valovatto, il figlio disabile Wilson, i coniugi Osvaldo e Liliana Dighera, vicini e proprietari di casa.
Il pensionato, nel tentativo di togliersi la vita, si era poi sparato al volto ma si era miracolosamente salvato. Per arrivare al processo si sono svolte nell'ultimo anno e mezzo tre udienze preliminari per decidere sulla capacità di Tarabella di stare in giudizio e sul fatto che, all'epoca dei fatti, fosse capace di intendere e volere.
"Quella di oggi è stata un'udienza importante - raccontava a La Voce Francesca Dighera, figlia dei coniugi uccisi da Tarabella, il giorno in cui venne deciso il rinvio a giudizio - e sono contenta che finalmente si inizi a parlare di un processo vero e proprio. Spero che la giustizia faccia finalmente il suo corso. Quello di stamattina è un momento che aspettavo da quasi due anni".
Tanta era anche l'emozione in quel momento: "Sì, ce n'è molta, per di più all'udienza di stamattina c'era anche Renzo Tarabella e non è perciò stato facile affrontarla. Ora il mio pensiero va ai passi successivi".
I coniugi Dighera con Francesca
"Soddisfatti per aver dimostrato grazie anche alla consulenza del dottor Roberto Gianni che le motivazioni per l'assassinio dei signori Dighera trovavano ragione in sentimenti di rabbia e rivalsa e non in uno stato psicopatologico - aveva affermato invece l'avvocato di parte civile Sergio Bersano al termine dell'udienza - . Qualunque sarà l'esito del processo in Corte d'Assise rimarrà l'amarezza per il mancato ritiro al Tarabella della pistola senza la quale non avrebbe compiuto la strage".
Francesca Dighera aveva poi affidato ai social un pensiero sul processo: "Finalmente oggi, a quasi due anni di distanza, si è iniziato a parlare di processo: il processo si farà. La forza delle donne sta nel sopportare l'insopportabile. Sta nel condividere i minuti di attesa prima di un'udienza con sotto gli occhi l'assassino dei tuoi genitori, lí accanto a te (come se si stesse aspettando di entrare per una visita medica) perché nessuno ha avuto la sensibilità di pensare a te, a come ti potevi sentire in quel momento e a collocarlo per rispetto in un altro spazio. Anche questo lo si deve chiedere, per cortesia. Questo è vergognoso".
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