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Cronaca

Continuano le indagini sul caso Riccone: ha ucciso la compagna con 30 coltellate

L'uomo avrebbe vegliato la donna per due giorni, per poi intossicarsi con la candeggina

Carabinieri (immagine d'archivio)

Paolo Riccone, 50 anni, potrebbe essere convocato già domani per rendere conto dell'omicidio della sua compagna, Floriana Floris, 49 anni, residente a Milano, che è stata colpita da oltre 30 coltellate. Riccone è stato trovato nella loro casa nell'Astigiano quando, venerdì scorso, i carabinieri hanno scoperto il cadavere di Floris dopo che i vigili del fuoco hanno sfondato la porta. L'uomo si trovava in camera da letto e aveva ingerito una quantità massiccia di candeggina e farmaci, tanto da rendersi quasi incosciente. Presentava anche ferite ai polsi e accanto a lui c'erano i suoi vestiti insanguinati. Questi sono alcuni dei dettagli emersi dall'autopsia, eseguita ieri, ma che necessitano di conferma ufficiale.

Intossicato dai farmaci e dalla candeggina, Riccone avrebbe cercato di sostenere di non essere stato lui l'assassino mentre veniva portato fuori dalla casa. Adesso spetta alla Procura di Alessandria, competente per il caso, coordinare le indagini e valutare eventuali accuse. Attualmente, il cinquantenne, originario di Nizza Monferrato, sempre nell'Astigiano, non è sotto accusa in quanto è in coma farmacologico all'ospedale di Asti a seguito dell'intossicazione. Si prevede che verrà risvegliato a partire da domani.

L'omicidio, scoperto grazie alla segnalazione della figlia di Floris, residente a Milano, risalirebbe a circa 48 ore prima del fatto. "Mia mamma non rispondeva al telefono e questo non è tipico di lei", ha dichiarato la figlia al giornale Repubblica, spiegando le sue preoccupazioni e la decisione di contattare le autorità. La tempistica ipotizzata dopo il sopralluogo dei carabinieri e degli esperti scientifici fa pensare a un periodo di veglia da parte di Riccone per due giorni. Tuttavia, al momento sono solo supposizioni e manca un movente, che gli inquirenti valuteranno dopo aver interrogato l'uomo e raccolto i primi elementi, inclusi i testimoni dei vicini e i medici che lo hanno assistito.

Nella piccola comunità di Incisa Scapaccino, che conta duemila abitanti nella bassa valle Belbo, l'omicidio in Piazza XX Settembre continua a suscitare incredulità, anche se nessuno era particolarmente legato alla coppia. I due convivevano lì da circa due anni, nella casa di famiglia di Riccone, che era rimasto vedovo da tempo e aveva perso anche il padre due settimane prima. L'uomo non era molto conosciuto, poiché aveva trascorso lunghi periodi lontano per lavoro, da Roma a Milano, prima di tornare a Incisa per prendersi cura del padre e lavorare come consulente ad Alessandria, spesso da remoto. È stato proprio in quel momento, al suo ritorno, che la coppia ha deciso di vivere insieme nella vecchia casa di Riccone, figlio del ben noto benzinaio del paese.

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