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Cronaca

Si disfarono del cadavere in un campo, condannati a sei mesi di carcere

La sentenza per la morte di un 22enne di Crescentino. Condannati due brandizzesi. Il corpo venne ritrovato a Chivasso

Chivasso

Il luogo dove venne ritrovato il cadavere

Videro l’amico morire sotto i loro occhi e si disfarono del cadavere buttandolo in un campo. I fatti sono dell’autunno 2020 ma oggi è arrivata la condanna del tribunale di Ivrea per quei due amici che, presi dal panico, se la diedero a gambe levate.

Un uomo e una donna, entrambi residenti a Brandizzo, sono stati condannati con il rito abbreviato a sei mesi di reclusione per occultamento di cadavere. 

La sentenza è stata pronunciata dalla giudice Lucrezia Natta nei confronti di Francesco Cirino, 41 anni, e Samantha Morelli, 48 (l’accusa aveva chiesto un anno e quattro mesi per Cirino, un anno e due mesi per la Morelli). 

Era il 2 novembre 2020 quando i carabinieri avevano ritrovato in località Baraccone, a Chivasso, il corpo senza vita di Andrei Miron Radu, 22 anni, di origine rumena, residente a Crescentino, abbandonato dai due.

Andrei Miron Radu, 22 anni

Secondo le indagini i tre avevano trascorso una serata insieme, consumando sostanze stupefacenti, il cui abuso però risultò fatale al 22enne. Il corpo venne recuperato il giorno dopo dai carabinieri, su segnalazione.

La vittima e l'ultima sera

Andrei Miron Radu era da poco diventato padre di un bimbo di sette mesi e avrebbe dovuto sposare la compagna da lì a pochi giorni.

La sua identità venne accertata solo grazie ad un tatuaggio, una svastica, sull’avambraccio sinistro.

L’autopsia, eseguita tre giorni dopo sul corpo del povero romeno, aveva stabilito che era morto per insufficienza cardiorespiratoria dopo aver ingerito oppiacei e cocaina.

Le successive indagini dei carabinieri, coordinati dalla procura di Ivrea, avevano poi ricostruito la vicenda: la sera prima Andrei Miron Radu era stato a casa dei due amici di Brandizzo, Cirino e Morelli.

Dopo aver fatto festa e aver assunto oppiacei e cocaina, il cuore del giovane papà romeno si era fermato. E, forse spaventati, i due amici lo avevano caricato sulla loro auto, una Peugeot 206.

Con a bordo il cadavere avevano viaggiato per qualche chilometro e poi raggiunta località Baraccone, dalla Statale 590, avevano imboccato una stradina di campagna: è qui che hanno poi deciso di disfarsi del cadavere.

La legale dei due, l'avvocato Sheila Foti, in aula, ha chiesto per Samantha Morelli la sostituzione della pena detentiva con quella dei domiciliari e per valutarla, la giudice eporediese deciderà il 28 giugno. 

Il tribunale non ha invece riconosciuto i lavori di pubblica utilità chiesti per Francesco Cirino.

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