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Cuorgnè

La città rende omaggio all'ex sindaco Cavalot

Ieri si sono svolti i funerali

La città rende omaggio all'ex sindaco Cavalot

Si sono tenuti nel pomeriggio di mercoledì 26 aprile i funerali di Giancarlo Vacca Cavalot, l’ex-sindaco di Cuorgnè deceduto venerdì 21 all’ospedale di Ivrea, dopo un ricovero di qualche giorno in Rianimazione.

Funerali che hanno visto una  grande partecipazione, così com’era avvenuto per il Rosario.

Numerosi ovviamente gli amministratori locali, a cominciare dal sindaco di Cuorgnè Giovanna Cresto con la fascia tricolore che, insieme agli esponenti della giunta e ad una rappresentanza dei dipendenti comunali, veniva nel corteo funebre subito dietro i parenti stretti.

Seguivano lo stendardo della Città Metropolitana e quelli dei volontari di Croce Rossa e Vigili del Fuoco. Presenti primi cittadini attuali e passati delle località del Canavese, consiglieri regionali, i militanti della sua formazione “Moderati” (unitasi alle ultime elezioni con gli “Indipendenti” guidati da Danilo Armanni) e degli altri gruppi consiliari. Presenti soprattutto tanti cittadini comuni, visibilmente commossi.

Non c’è da stupirsi: l’ex-sindaco ha sempre raccolto vasti consensi e, pur avendone persi negli ultimi dodici anni, ne conservava ancora molti, soprattutto fra le persone di età medio-alta per le quali era non di rado oggetto quasi di venerazione. Lo dimostrano alcuni particolari, come il manifesto funebre  “Gruppo consiliare e Amici” o quello degli “Amici del Piccolo Torino” il bar che frequentava regolarmente. Erano accanto a quelli del Comune, dei Coscritti del 1947, della Filarmonica, del gruppo di opposizione “Cuorgnè C’è”. 

Anche alla consueta conferenza del mercoledì organizzata dall’UNITRE nell’ex-Chiesa della Trinità, la presidente Silvana Trione ha sottolineato che i partecipanti sarebbero stati sicuramente di meno rispetto al consueto perché molti di loro erano al funerale e la direttrice dei corsi Maria Calvi di Coenzo ha tessuto l’elogio dell’ex-sindaco: “Ha dato tutto sé stesso per il bene della città. A lui vadano il vostro rispetto  e la vostra stima”.

Per il tempo del funerale era stato proclamato il lutto Cittadino e le bandiere sono state esposte a mezz’asta. Quello stesso pomeriggio, alle 16, si sarebbe dovuta tenere una seduta del consiglio comunale, che ovviamente è stata rinviata pur senza sancirlo con atti ufficiali: è bastato che non si presentasse nessuno ed automaticamente è diventata valida la 2° convocazione, stabilita per venerdì 28 aprile alle 10.

I funerali di Giancarlo Vacca Cavalot

A parlare di Vacca Cavalot, al termine della funzione religiosa, è stato uno dei suoi fedelissimi, Fabrizio Dominietto.

Con molta emozione ha ricordato i propri sedici anni in Comune al suo fianco, prima come consigliere comunale e poi come assessore e ne ha tracciato un breve ma significativo ritratto: “Ti definivi irascibile ma volevi bene a Cuorgnè e a tutto il Canavese. C’eri durante le alluvioni del ’94 e del 2000 ed è grazie a te e a Nerio Nesi se Cuorgnè ha poi avuto un secondo ponte, evitando il  rischio dell’isolamento. Ti sei battuto per riavere il Pronto Soccorso ma avresti voluto a Cuorgnè un D.E.A. senza riuscire ad ottenerlo. Eri un grande: serio, riservato, onesto, con un cuore grandissimo”.

Dominietto ha anche ricordato la perdita per lui molto grave della sorella, cui era estremamente legato: “Nella primavera 2020 il Buon  Dio ti ha privato, anzi ci ha privati tutti, di Lucia. Tre anni più tardi è toccato a  te”.

La perdita di Cavalot, un'assenza che si noterà

In poche frasi Fabrizio Dominietto ha spiegato con chiarezza quale fosse il comune sentire dei sostenitori di Vacca Cavalot e cosa pensassero di lui. 

Giancarlo Vacca Cavalot

Era in effetti una persona tutta d’un pezzo, che andava dritta per la sua strada: nei suoi confronti non c’erano mezze misure, era amato o inviso. Il suo piglio autoritario, il suo modo di fare brusco ed intransigente piacevano a quanti nella politica come nelle amicizie cercavano figure forti cui affidarsi, un capo da seguire fedelmente senza mai entrare in conflitto di vedute con lui. Per lo stesso motivo suscitava l’ostilità di coloro che nei rapporti personali  e nella politica cercavano invece il confronto e la discussione su posizioni paritarie.

Molto riservato su sé stesso e sulla sua vita privata, all’apparenza sembrava respingere più che attrarre e non si sarebbe detto che fosse dotato di ironia e di calore umano, qualità che invece traspaiono dalle parole di quanti gli erano amici. Tendeva in effetti a nascondere i suoi lati positivi, come la solida preparazione culturale: ne era consapevole  ma non se ne vantava, non la metteva in mostra.

Sembrava non dar peso a  questo aspetto, forse considerandolo secondario per riuscire a farsi strada o semplicemente perché non interessava allo zoccolo duro del suo elettorato, poco portato all’astrazione ed abituato piuttosto a considerare gli aspetti pratici della vita di ogni giorno.

Solo in qualche occasione, quando voleva rispondere a qualcuno per le rime, tirava fuori le sue conoscenze e le esibiva per il tempo e nella misura che riteneva necessari.

Si era costruito una base elettorale solidissima, basata sulla riconoscenza di quanti si affidavano  a lui per le loro pratiche burocratiche, per quelle pensionistiche in primis. Molti di loro gli attribuivano doti  quasi taumaturgiche e dichiaravano con enfasi: “Striscerei ai suoi piedi, per ciò che ha fatto per me”.

Una posizione molto diversa da quella di quanti vorrebbero ottenere ciò che è giusto perché gli spetta e non per un intervento dall’alto.  

Non era uomo di partito, anzi per lui gli schieramenti erano secondari ed intercambiabili. Più volte si era spostato dal centrodestra al centrosinistra senza mai rinnegare quanto aveva fatto in precedenza e i suoi seguaci lo votavano ugualmente perché non si basavano sulle idee o sui programmi ma sulla fedeltà alla persona. E’ vero d’altra parte che spesso ha esercitato un fascino inaspettato anche su chi aveva idee e temperamenti molto diversi dai suoi: ultimo caso in ordine di tempo l’alleanza con Danilo Armanni, in passato suo avversario, e la cosa singolare è che il duo Armanni-Cavalot ha funzionato nel fare opposizione. Sapeva cambiare quel tanto che bastava per rimanere sempre in primo piano. Era ritenuto abbastanza misogino e in passato le sue liste erano al maschile; ad un certo punto aveva cominciato ad inserirvi le donne in misura consistente  e queste presenze erano diventate la regola.

Diceva sempre di amare molto Cuorgnè ed indubbiamente era vero: la metteva al centro del mondo, quasi fosse una città-stato bastante  a sé stessa. Su cosa fosse  bene per Cuorgnè e i suoi abitanti, qui la visione dell’ex-sindaco e quella dei suoi avversari divergevano completamente.

Per lui era bene concedere quanti più Permessi di Costruire possibile, trasformando le distese di prati in nuovi quartieri o in nuove strade e ristrutturare un centro storico voleva dire renderlo pulito ed ordinato, non  salvaguardarne le peculiarità architettoniche.

Malgrado i tanti incarichi e il titolo di commendatore conferitogli da Napolitano, gli piaceva stare in mezzo alle persone comuni: era molto presente in città, era facile incontrarlo per strada o nei negozi e conduceva una vita semplice, ordinaria.

Per quasi cinquant’anni Giancarlo Vacca Cavalot  ha avuto un ruolo nella vita cittadina e vi ha lasciato un segno profondo: di sicuro la sua assenza si noterà.

 

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