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Cronaca

A processo per armi e minaccia: sconterà la pena ai domiciliari

L'effetto della legge Cartabia

CARCERE di ivrea

CARCERE di ivrea

La condanna si sconta a casa: quattro anni di reclusione sostituiti dalla detenzione domiciliare nell'appartamento della figlia è la pena disposta dalla Corte di appello a Torino. La sentenza, per quel che riguarda il capoluogo piemontese, è una delle prime applicazioni della riforma Cartabia.

Il caso riguarda un uomo processato per reati di armi e minaccia aggravata in relazione a un episodio risalente al 2015 e commesso nell'Astigiano.

La presidente del collegio, Irene Strata, ha disposto per il condannato una lunga serie di prescrizioni. Per esempio, oltre a restare in contatto continuo con gli operatori dell'Uepe (ufficio esecuzione penale esterna) potrà lasciare il domicilio "per esigenze di vita" solo dalle 9 alle 11 e dalle 15 alle 17, o per "indifferibili ragioni di salute" e, in ogni caso, non dovrà uscire dal territorio del Comune (un paese della provincia di Torino).

Inoltre gli sarà vietato l'accesso a bar, osterie, sale da gioco e locali muniti di slot-machine. I controlli saranno affidati ai carabinieri con il coordinamento del tribunale di sorveglianza. Gli operatori dell'Uepe In primo grado l'uomo era stato condannato a sette anni e due mesi. Dopo l'annullamento con rinvio della sentenza deciso dalla Cassazione, il suo difensore, l'avvocato Cosimo Palumbo, ha chiesto e ottenuto dalla Corte d'appello un ricalcolo della pena e la conversione in detenzione domiciliare.

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