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Cronaca
29 Marzo 2023 - 09:07
foto archivio
La Polizia di Stato ha eseguito numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Torino, su delega della Procura della Repubblica di Torino, nei confronti di un gruppo di cittadini nigeriani sospettati di appartenere al sodalizio criminale di stampo mafioso denominato "Eiye".
I provvedimenti restrittivi sono stati disposti dopo lunghe e complesse indagini e hanno riguardato complessivamente 16 persone, delle quali 11 sono state rintracciate sul territorio nazionale. Le attività investigative sono iniziate nel 2019. Per la realizzazione della fase esecutiva dell'operazione 'Bird man', sono stati impiegati più di 100 uomini della Polizia di Stato.
Oltre alla Squadra Mobile di Torino, coinvolte anche le squadre mobili delle Questure di Cuneo, Varese, Bergamo e Livorno. Secondo l'ipotesi d'accusa, i provvedimenti cautelari riguarderebbero persone sospettate di rappresentare il vertice del livello nazionale dell'organigramma, direttamente incaricato delle nuove affiliazioni e della gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti nelle varie piazze cittadine.
Le indagini - si legge in un comunicato della Polizia di Stato - hanno consentito la raccolta di rilevanti indizi in grado di suffragare l'ipotesi dell'esistenza e dell'incidenza sul territorio del capoluogo piemontese del cult degli Eiye, grazie a quanto emerso sia dalle intercettazioni che dalle testimonianze di alcune persone, appartenenti alla comunità nigeriana di Torino.
Tali acquisizioni sarebbero idonee a dimostrare, secondo l'ipotesi d'accusa, come l'organizzazione indagata venga percepita dalla comunità di riferimento come connotata da un carattere "mafioso" che, maturato nello Stato di origine, risulterebbe ormai noto ai nigeriani anche al di fuori della loro terra, i quali ben ne conoscono le peculiarità e il modus operandi in patria, che rendono i membri notoriamente pericolosi e violenti, tendenti a imporre con la forza la propria volontà.
Sono stati individuati coloro che rappresenterebbero i vertici nazionali del cult, in costante e diretto contatto con i leader operanti in Nigeria. Il procedimento penale versa nella fase delle indagini preliminari e pertanto vige la presunzione di non colpevolezza a favore degli indagati, sino alla sentenza definitiva.
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