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13 Febbraio 2023 - 14:21
Il casale di Volpiano, in basso a destra Giulia e Alessandro
Pronti a mollare la vita di città per trasferirsi in un casale e aprire un agribirrificio con tanto di luppoletto annesso.
È questa la storia di Giulia e Alessandro una coppia di volpianesi pronta a cambiare vita.
Giulia e il suo compagno Alessandro
Tutto è iniziato qualche giorno fa quando la coppia ha lanciato una raccolta fondi sulla celebre piattaforma Gofoundme.
“Ciao mi chiamo Giulia Cerutti, - si legge nell’annuncio - ho 30 anni e sto raccogliendo fondi per sviluppare e convertire una cascina in provincia di Torino,aprendo un’agriturismo ecosostenibile dove realizzare birra artigianale con il nostro luppoleto che sarà visitabile, e aprire una mini spa con annesso centro benessere. A tutti i finanziatori aderenti al progetto offriremo in base alle proprie donazioni,percorsi benessere e soggiorni gratuiti con l’opportunità di fare la birra con noi imbottigliarla e portarla a casa. Prendiamo in considerazione anche eventuali proposte societarie”.
La storia di questi giovani trentenni ci ha incuriosito e quindi ci siamo messi in contatto con Giulia che ci ha raccontato la nascita di questo nuovo “progetto” di vita.
“Il casale che vorremmo acquisire, perchè non è ancora nostro, - precisa - si trova a Volpiano. Il lavoro al giorno d’oggi si sa benissimo com’è, non c’è stabilità e quindi abbiamo pensato ad una soluzione diversa per il nostro futuro. Il nostro obiettivo è aprire un agriturismo, un agri birrificio, un Bed and Breakfast e una piccola Spa. Il sogno del mio compagno è di lavorare nel mondo agricolo e quindi stiamo rpovando a realizzarlo”.
Un sogno che parte proprio da questo territorio.
Il casale presente a Volpiano
“Abitiamo a Volpiano - continua Giulia - e quindi sarebbe tutto molto comodo per noi. Ci siamo innamoraio di questo casale del 700 che è veramente bellissimo. C’è da acquistarlo, ristrutturarlo, stiamo cercando anche un socio, andremo anche ad abitare lì, l’idea è questa. Nel casale, al momento, ci vive un signore dentro”.
Dopo la pubblicazioni sono arrivate già le prime piccole donazioni e qualche contatto.
“Ci ha scritto - prosegue Giulia - una ragazza molto disponibile per parlare con lei, ci consiglierà per quanto riguarda la parte finanziaria, lei è anche wedding planner, ci sono state anche delle proposte per future collaborazioni, vedremo”.
In ogni caso ormai la scelta è presa.
“Fare un mutuo solo per una casa - continua Giulia - non ci andava, io sogno di aprire un’attività, io nel campo del benessere e il mio compagno in quello della birra e dell’agricolo. Farsi la birra in un agriturismo ci stimolava moltissimo, è stato un sogno nel cassetto del mio compagno. Io ho 30, il mio compagno 33 anni. Io ora sono disoccupata ma lavoraro nel campo dell’esttica, lui lavora in un’azienda di automotive, impiegato. Vogliamo assolutamente un cambio radicale di vita, un modo per realizzare i nostri sogni ma anche per dare un futuro ai nostri figli, almeno anche loro avranno una passione”.
Ci sono meno aziende agricole ma più grandi, meno terreni di proprietà, più multifunzionalità; ma anche maggiori difficoltà nei processi di innovazione rispetto agli altri settori economici: ritardo nella digitalizzazione, inadeguata formazione professionale del capo azienda, forti discrepanze territoriali.
Ma soprattutto c’è una perdita di circa il 20% delle aziende guidate da under 35 negli ultimi 10 anni: nel 2020 sono 104.886, erano 186.491 nel 2010. Sono i nuovi dati rilevati dall’Istat nel 7° Censimento generale dell’Agricoltura che, insieme a quelli già pubblicati, aggiungono elementi alla fotografia del nostro settore agricolo.
Questo Censimento, l’ultimo a cadenza decennale per il settore Agricoltura, ha raccolto, dal 7 gennaio al 30 luglio 2021, informazioni su tutte le aziende agricole presenti in Italia, ad oggi 1.133.023.
Dai nuovi dati emerge come l’agricoltura italiana si stia orientando verso un modello gestionale più moderno rispetto al passato. E tra gli sforzi di dinamismo e gli ostacoli incontrati un elemento risalta in particolare: la presenza dei giovani nel settore agricolo (fino a 40 anni), che tuttavia, sottolinea l’Istat non riescono ancora a decollare nel proprio ruolo.
Dal 2010 al 2020 la percentuale di aziende agricole con capo azienda giovane è scesa dall’11,5% al 9,3%. Ma è comunque interessante il profilo che ne emerge, perché i capo azienda giovani tendono a guidare particolari tipologie di aziende, fortemente caratterizzate da alcuni fattori identificativi: sono soprattutto aziende più grandi della media, con terreni in affitto e non di proprietà, con almeno un’attività connessa, propense alla pratica biologica e verso la commercializzazione, estremamente digitalizzate (le aziende informatizzate dei giovani sono il 33,6% contro il 14,0% dei non giovani) e innovative (il 24,4% dei giovani ha realizzato innovazioni contro il 9,7% dei non giovani). Inoltre, il capo azienda giovane ha un titolo di studio più elevato della media (solo uno su cinque non va oltre la licenza elementare, rispetto ai tre su cinque tra i capo azienda over 40) e frequenta corsi di aggiornamento (il 46,5% ha frequentato almeno un corso di formazione; fra gli over 40 il 27,2%).
Dunque le imprese agricole giovani sono più digitalizzate, multifunzionali e competitive ma ancora troppo poche per tenere il passo con un settore che offre invece molte potenzialità.
Questa, sottolinea l’Istat “è una tendenza che segnerà l’imprenditoria agricola italiana futura caratterizzando l’evoluzione degli imprenditori e, in generale, della forza lavoro agricola”.
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