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Settimo Torinese
10 Febbraio 2023 - 11:07
NELLA FOTO Michele Padovano durante l’intervista su Rai Tre
Michele Padovano, 56 anni, assolto. La notizia è arrivata dopo un calvario durato 17 anni.
L’ex calciatore della Juventus nel 2006 fu accusato di traffico di droga, per aver prestato soldi a un condannato per narcotraffico. Quattro processi, l’esperienza dietro le sbarre, una vita devastata. “Inchiesta basata su intercettazioni, c’è un’opinione pubblica colpevolista”.
Cresciuto nelle fila del Barcanova, Michele Padovano è stato uno degli attaccanti simbolo di quella Juventus di Marcello Lippi: come compagni di squadra aveva campioni come lui, tra cui figurava il compianto Gianluca Vialli. “Un grande amico, l’unico che telefonava a casa per sapere come stavo”. Ha militato nel Napoli insieme a Diego Armando Maradona, era un talento ma anche un esempio di disponibilità verso i suoi tifosi.
Nel 1992, Maria Teresa Ruta, all’epoca inviata del Processo del Lunedì, era arrivata ad intervistarlo con le telecamere della Rai a Settimo, in zona via Della Repubblica. Le dirette a quell’epoca erano possibili soltanto con veicoli dotati di regia e parabola satellitare: i potenti mezzi tecnici erano stati subito oggetto di curiosità da parte di decine di settimesi. All’epoca scrivevo per la Nuova di Settimo, un giornale che non c’è più: ho suonato al suo campanello e Padovano mi ha accolto nella sua casa. Suo papà mi ha fatto accomodare al suo tavolo mentre Aldo Biscardi, durante la trasmissione, intervistava il campione bianconero dopo aver dato ai telespettatori alcuni indizi sulla sua identità misteriosa. Conclusa la diretta, ci siamo ancora fermati a parlare: del calcio, della città di Settimo, della società Barcanova in cui era cresciuto, del Napoli di Maradona. Disponibile e gentile. Ora finalmente può raccontare la sua nuova vita da uomo assolto e libero di fronte alle telecamere del Tg Regionale di Rai Tre mentre gioca a biliardo al circolo ASD Borgonuovo, di via Cascina Nuova. “Un posto dove ritrovo la calma interiore”.
Ma nel 2006, l’accusa era pesante: traffico internazionale di droga. Prima il carcere, poi la condanna in primo grado a 8 anni e 8 mesi, ridotta in appello a 6 anni e 8 mesi e annullata dalla Cassazione con rinvio a un nuovo processo. Ora, definitivamente assolto. “Ero forte della mia innocenza, non ho nemmeno chiesto il rito abbreviato, che avrebbe comportato degli sconti di pena. Io volevo l’assoluzione”. Tutta colpa di un prestito a un amico, condannato per traffico di droga. “Ho pagato una situazione poco chiara con un mio amico d’infanzia con cui siamo cresciuti insieme - a raccontato alle telecamere - . Credevo che i soldi mi consentissero di fare quello che volevo. Non è così”.
Il 2006 è stato lo stesso anno di Calciopoli. “In quei giorni non sapevo davvero cosa stesse succedendo. Pensavo fossimo su Scherzi a parte. Per dieci giorni, in isolamento, non avevo giornali, non sapevo nulla di quanto stesse succedendo. Poi ho realizzato, dopo”.
In carcere ha incontrato tanta umanità. “Credevo fossero sempre tutti così disponibili solo perché mi chiamo Michele Padovano. Non era così. Arrivava sempre gente nuova, davvero disponibile e umana”. La sua forza è stata la sua famiglia. “Mio figlio e mia moglie sono stati straordinari. Al termine di questa brutta avventura ho compreso il valore della famiglia”.
Ora il ritorno dagli amici del Circolo ASD Borgonuovo di via Cascina Nuova a Settimo Torinese, rimasta la sua città. “Con la Juve il mio ricordo più bello è sicuramente la vittoria della Champions league, nel 1996. Un anno pazzesco quello. In attacco con Vialli, Ravanelli, Del Piero. Con Gianluca poi il rapporto personale era davvero speciale. Se n’è andato davvero troppo presto”.
“Dopo l’esperienza come direttore generale del Casale, sono rimasto nel mondo del calcio. Con un’agenzia che gestisce calciatori. E poi c’è la passione per il biliardo: ti dà calma, tranquillità interiore. Quella di cui hai bisogno al lavoro. E nella vita”.
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