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Lutto
21 Gennaio 2023 - 13:42
Alfredo Schiavi
Un uomo che ha fatto la storia, partigiano contro i fascisti in Valtellina. Alfredo Schiavi si è spento all'eta di 96 anni, a Sanremo, la città che da qualche anno lo aveva "adottato".
Gran parte della sua vita, però, l'aveva vissuta a Torino e poi a Venaria, qui lo ricordano in tantissimi e nelle ultime ore lo piangono in molti. Qui era stato protagonista di numerose battaglie politiche e sindacali, spesso vestito da "uomo sandwich".
Alfredo Schiavi è nato a Pavia nel 1926. Dagli 11 ai 18 rimase all'interno di un Istituto religioso. Una volta uscito decise, nel 1944, di arruolarsi nel 7° distaccamento della 52esima Brigata Garibaldi Luigi Clerici a Colico, in Valtellina. Il suo nome di battaglia era Oremus. Poco prima della fine della guerra, poi, diventa gappista (piccoli gruppi di partigiani che nacquero su iniziativa del Partito Comunista Italiano per operare prevalentemente in città).
La sua esperienza l'aveva raccontata lo stesso Schiavi, qualche anno fa, sul sito NoiPartigiani, in una intervista video.
"A 18 anni e un mese - spiegava - mi sono arruolato nella guardia nazionale repubblicana. Ero obbligato a scegliere: o arruolarmi o diventare un bandito. A quel punto ci hanno inviato a Sondrio, lì mi sono fermato 12-15 giorni, ho fatto una specie di addestramento, anche se ridicolo. Poi mi è arrivato un messaggio: presentarmi presso un macellaio, era un compagno che ci avrebbe dato le istruzioni per passare con i partigiani. Siamo andati da lui e siamo stati nascosti lì qualche ora".
A quel punto arrivò l'effettivo ingresso nei partigiani.
"Io - continuava - sono stato assegnato in Valtellina, a Colico. Se ero antifascista? Io non ero niente in quel momento, ho fatto 7 anni di Istituto Religioso, sapevo tutto di latino, ero il miglior chierichetto della diocesi di Pavia. Sapevo dire la messa come fossi un prete. Sono uscito che sapevo solo di religione".
E com'era la vita da partigiano?
"Avevamo tutti freddo, - raccontava nel 2019 Schiavi - fame e chiamavamo la mamma di notte. Il momento più duro? Abbiamo catturato un maggiore delle SS in un imboscata e l’abbiamo tenuto con noi per 42 giorni spostandolo di giorno e di notte, tedeschi e fascisti ci davano la caccia".
Il momento più felice?
"Quando ho visto - raccontava ancora Schiavi - una ragazza di 18 anni con gli occhi azzurri a Sondrio. Non avevo mai visto una ragazza, non sapevo neanche che esistessero. Nell’istituto religioso le donne non esistevano. Il momento più bello, dunque, non è stato quello della liberazione, perché è stato diverso".
Schiavi, nell'intervista, raccontava così la sua esperienza da partigiano: "Non arrivavamo a pensare all’Italia da costruire, le uniche istruzioni che ci davano era di stare in vita, quanti passi ci sono da qui a quell’albero, se quello è più grosso conviene andare lì perché ti protegge dalle raffiche. Il nemico sparava a raffica lunga, i partigiani a raffica corta perché le pallottole sono contate. Come assistere i feriti, l’unica cosa era l’urina che poteva salvarti. Gli ultimi mesi, poi, li ho passati altrove, ero diventato Gappista, vestito da chierichetto. Le mie azioni da Gappista erano tutte vestite da chierichetto. La liberazione è arrivata improvvisamente, noi non sapevamo nulla, solo cosa c’era da fare".
L'ultima azione partigiana poco prima della fine della guerra...
"Una volta - raccontava infine Schiavi - siamo andati a Milano, dovevamo eliminare un capitano delle brigate nere, cattivo. Tutte le mattine alle 8 e mezza usciva e c’era un’automobile che l’aspettava. Una mattina pioveva, la macchina ad aspettarlo non c’era, si incamminò, quindi, verso il tram e lì l’ha pagata cara. Se ne valeva la pena? Ne è valsa sempre la pena".
Conclusa la sua azione da partigiano e finita la guerra iniziò l'attività di tipografo a Pavia, al giornale “Il Ticino”, poi a Milano, al “Corriere della Sera”, quindi a Torino, alla tipografia “Popolare”, quella di riferimento per il Partito Comunista Italiano.
Ha spesso e volentieri ricordato di aver avuto l’onore di conoscere importanti scrittori come Cesare Pavese, Italo Calvino, Gianni Rodari. "Ero uno dei pochi che poteva assistere alle riunioni alla Einaudi come grafico di Calvino", raccontava e anche di quando era stato la guardia del corpo di Palmiro Togliatti e Nilde Iotti, nel corso delle loro brevi vacanze.
A Torino e a Venaria ha militato nel Pci, nel Pds, nei Ds e poi nel Pd. È stato anche l'anima della festa dell'unità venariese. A Sanremo anche in Rifondazione. E’ stato anche attivista di Cgil e Anpi. A Venaria è ricordato anche per aver fatto nascere la cooperativa “Airone” per dare una mano alla città nella raccolta differenziata. "Per quasi 10 anni (dal 1995 al 2005) - raccontava - ho gestito, con un amico, una cooperativa di raccolta carta e cartoni (l'Airone) in Venaria Reale in quel di Torino".
C'era presente anche su Facebook. Proprio sulla sua pagina, qualche giorno fa, era comparso un messaggio della figlia Ida che aveva messo un po' tutti in allarme: "Un grazie a tutti quelli che mi hanno seguito in questi anni. Vi abbraccio.... È ora!".
E ora Alfredo Schiavi non c'è più.
A Venaria lo piangono in tanti.
""Usa la modestia in tutto. Non concentrarti su quello che non ha funzionato.
Devi prendere in considerazione, invece, le cose che funzionano in modo di migliorarle. Racconta la realtà di Venaria così com'è.
Le cose che vogliamo dire non esistono se non nel modo in cui vengono dette". Questo messaggio - scrive Rossana Schillaci, consigliera del Pd su Facebook - mi fu inviato da Alfredo Schiavi insieme ai cartelli realizzati in occasione della campagna elettorale, mi scrivevi spesso e porterò sempre con me i tuoi consigli. Grazie, ci mancherai".
Il commiato, poi, anche da parte del Partito Democratico di Venaria.
"Caro Alfredo - scrivono dal Pd - ti ricorderemo per il tuo aiuto, il tuo supporto con i tuoi magnifici Sandwich, la tua voglia di mettere sempre in prima linea i valori di partigiano e attivista. La tua determinazione, la tua visione politica a volte anche autoironica ci rimarrà sempre nel cuore. Grazie di tutto Alfredo".
Alfredo Schiavi in una delle sue performance da uomo sandwich
Lo ricorda anche il consigliere del Partito Democratico di Venaria, Raffaele Trudu. "Ciao Alfredo, il tuo sorriso è il tuo esempio non ci lasceranno mai".
Il consigliere Trudu con Alfredo Schiavi
Parole toccanti anche da parte dell'ex segretario del Pd di Venaria e consigliere comunale, Stefano Mistroni: "Purtroppo, dopo Mario, che ci ha lasciato qualche mese fa, oggi salutiamo anche il Compagno Alfredo. Resta nei ricordi della nostra comunità per la passione e la serietà con cui si dedicava alla politica. Personalmente, voglio ricordare i consigli e l'aiuto che non ci hai fatto mancare, pur se a distanza, nell'ultima campagna per le comunali. Ciao Alfredo, chi ha Compagni non muore mai".
Anche noi ci uniamo al dolore della famiglia e porgiamo le più sentite condoglianze.
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