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Settimo Torinese / Chivasso

E' stato un trauma cranico. Così è morta Rosaria Candela. C'è la relazione

Il 3 gennaio è caduta dalla barella del pronto soccorso dell'ospedale di Chivasso ed è morta

E' stato un trauma cranico. Così è morta Rosaria Candela. C'è la relazione

«Un trauma cranico, con versamento di sangue nella testa». Sarebbe questa la causa della morte, per emoraggia, il 3 gennaio scorso, di Rosaria Candela, 74 anni, di Settimo Torinese. 

E’ quanto emerge da un primo riscontro comunicato dall’anatomopatologa Caterina Petetta, che venerdì scorso ha eseguito l’autopsia. 

Per capire meglio cosa sia accaduto la notte del 3 gennaio bisognerà attendere che la dottoressa depositi la relazione autoptica finale che sarà più dettagliata. 

Dai primi riscontri, Rosaria Candela, in degenza su una barella-letto al pronto soccorso di Chivasso, sarebbe caduta all’indietro. 

Questo almeno è quanto emerge da una ricostruzione dell’accaduto, sulla base delle dichiarazioni del personale raccolte in Procura a Ivrea. 

Con patologia “oncologica” la paziente era arrivata al Pronto  soccorso di Chivasso la sera del 31 dicembre per una patologia oncologica ed era in attesa di essere trasferita in un’altra struttura.

Anche su questo la Procura di Ivrea ha aperto un fascicolo d’indagine, al momento senza ipotesi di reato.

Intanto il pm di Ivrea, Ludovico Bosso, prosegue le indagini per «omicidio colposo». 

Per ora il fascicolo resta a carico di ignoti perché ci sono ancora troppi punti da chiarire. 

Ad inviare in Procura la segnalazione era stato il dottor Paolo Franzese, direttore della Medicina e Chirurgia di Accettazione e di Urgenza dell’ospedale di Chivasso.

«E’ occorsa - aveva informato - la caduta della signora durante la degenza in pronto soccorso in modo imprevisto e imprevedibile».

Nei prossimi giorni il magistrato ascolterà ancora il personale di turno quella notte, idem i pazienti che si trovavano nei lettini posizionati nelle immediate vicinanze. 

La domanda è: come mai Rosaria è caduta? E ancora: tipo di sorveglianza avrebbe dovuto essere garantita? 

Insomma, il magistrato intende accertare eventuali responsabilità, soprattutto capire se il personale medico abbia messo in campo tutte le precauzioni per evitare la caduta.

Dall’ospedale precisano che la donna era in sala degenza con più pazienti ed erano state attivate tutte le procedure di sicurezza. 

L’esposto del Nursind

Il Nursind (sindacato delle professioni infermieristiche) difende gli operatori sanitari in servizio

“Quello che sappiamo - commenta Francesco Coppolella, segretario regionale del Nursind - è che la notte tra il 2 e il 3 gennaio nel pronto soccorso di Chivasso è stato uno dei tanti turni critici, come tanti altri nei ps torinesi che da mesi segnaliamo.Quasi 100 pazienti, tutti da sorvegliare, 37 nella sala emergenza dove già 15 risultano essere tanti. Corridoi pieni di barelle che sono terminate come anche i punti ossigeno, tanto da utilizzare le bombole da monitorare costantemente.  Tutti pazienti da assistere e sorvegliare, tutto da monitorare da un numero di personale inadeguato per il numero e il tipo di pazienti presenti, spazi esauriti.  Ovviamente il tutto segnalato come sempre. Come si può pretendere che si possa assistere , monitorare, vigilare in un campo di battaglia...”.

Risale a fine agosto un esposto del Nursind alla Procura della repubblica che evidenziava e documentava i rischi che i pazienti correvano nei pronto soccorso dell’Asl To4 e di come la situazione potesse peggiorare. 

S’aggiunge, a firma del responsabile territoriale del Nursind Giuseppe Summa, sempre inviata alla Procura di Ivrea, un’ulteriore segnalazione il 14 dicembre

“Nessuno - insiste Coppolella - purtroppo ha sentito la necessità di intervenire a tutela dei cittadini ma anche degli operatori che sono diventate le vittime di questo sistema, chiamati poi a risponderne oltre che a prendersi insulti, subire aggressioni e leggere commenti sui social che fanno male. Come dar torto ai tanti che si stanno licenziando. Vittime e non colpevoli, lo abbiamo detto più volte. Tutto questo, nonostante i numerosi appelli alla politica, alle direzioni delle aziende sanitarie regionali e la continua denuncia che ha ampiamente documentato in quale condizioni siamo chiamati ad operare. Non è la prima volta che infermieri ed operatori sanitari si troveranno a dover rispondere mentre a rispondere dovrebbe essere altri. E’ necessario interrogare i direttori generali se i pronto soccorso sono luoghi sicuri. Se la risposta è no allora qualcuno dovrebbe chiederne conto. La questione economica poco c’entra, non c’è incentivo che tenga che possa ripagare la serenità e la tranquillità di un professionista che vuole lavorare dignitosamente, serenamente e soprattutto in sicurezza perché c’è di mezzo la vita delle persone...”.

Il Nursind ritiene sia arrivato il momento di proclamare “un vero stato di emergenza”.

“In mancanza di ciò non esiteremo a mobilitarci....”, passa e chiude Coppolella

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