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Il caso
02 Dicembre 2022 - 12:34
 
									È tutto scritto, nero su bianco, nell'interrogazione presentata, a Caselle Torinese, dal consigliere di minoranza di Progetto Caselle, Endrio Milano.
Ci sono ancora delle bombe inesplose sotto terra? È questa la domanda dell'esponente dell'opposizione, una questione che varrà discussa nel prossimo Consiglio Comunale.

Il consigliere di minoranza a Caselle, Endrio Milano
La questione risale al 10 dicembre 1942, durante il secondo conflitto mondiale. L'Italia è governata da Benito Mussolini, da un regime fascista che ha limitato tutte le libertà, alleato con la Germania Nazista. In città non ci sono più i Sindaci, eletti dai cittadini, ma i podestà, nominati dal Governo.
Caselle, dunque, proprio nel 1942, subì un bombardamento. Alle ore 22,00 vennero sganciate alcune bombe nelle vicinanze della Cascina Commenda che si incendiò ma non ci furono vittime, tre bombe non esplosero conficcandosi nel terreno a circa 150 metri dalla cascina.
Cascina Commenda (leggiamo dal giornale Cose Nostre): è situata in regione Porti (oggi nella zona industriale di via Commenda), di proprietà degli eredi di Gay Filiberto, con 67 giornate di terra, il cui nome deriva dal fatto che gli eredi istituirono una commenda per la gestione della proprietà.
Più di un anno, l’11 gennaio 1943 la Direzione di Artiglieria – Ufficio Rastrellamento Bombe comunicava al Podestà di Caselle che le bombe erano ancora lì, sotto terra.
"Per conoscenza - si legge nel documento - e norma comunicasi che le tre bombe inesplose giacenti nel territorio di codesto Comune e precisamente in Contrada Cascina Commenda non è stato possibile procedere alla rimozione perché giacenti in territorio acquitrinoso. Pregasi pertanto disporre perché l'esistenza di tali bombe inesplose venga indicata sulla mappa catastale di codesto comune".

Il documento della Direzione Artiglieria di Torino
Milano, poi ricorda che: "Ancora nei primi anni dopo la guerra, la zona dove si troverebbero le tre bombe alla Commenda era segnalata. Oggi non esiste nessun tipo di avviso. All’epoca del bombardamento la zona che ospiterebbe le tre bombe si trovava in aperta campagna, oggi è prossima ad un’area di capannoni industriali e a strade con grande traffico, col trascorrere del tempo si perde memoria ed aumenta il pericolo di incidenti".
Proprio per questo il consigliere di minoranza ha chiesto all'amministrazione di intervenire quanto prima per capire se le bombe siano ancora lì, per rimuoverle o, semplicemente, per segnalarne la presenza.
"Nella speranza di fare cosa utile, - conclude Milano - si allegano: Direttiva del Ministero della Difesa “Bonifica bellica sistematica terrestre” e un Documento di rischio elaborato dal Comune di Senigallia, lettera del 1943 della Direzione di Artiglieria".
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