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17 Novembre 2017 - 10:55
Ospedale di Ciriè
Alla lettura delle parole della direzione sanitaria dell’Asl To4 - che governa anche l’ospedale di Cirié - e di quelle dell’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta, Younes Nahdi, il papà della piccola Jasmine, a stento ha trattenuto le lacrime.
Lacrime di un uomo che sa di essere dalla parte della ragione e che di certo non si è inventato niente solo per finire in televisione. Anzi. Perché il 35enne operaio di Cirié tutto avrebbe voluto tranne che vedersi sui giornali e sulle principali televisioni nazionali.
“Ho letto tutto con grande attenzione - afferma assieme al suo legale, l’avvocato torinese Michela De Girolamo - e con favore le dichiarazioni espresse dalla direzione dell’ospedale di Ciriè, che ha rilasciato un comunicato in cui ammette, seppur con diverse imprecisioni, la responsabilità del medico del pronto soccorso coinvolto nella vicenda di mia figlia”. Ma ovviamente non si accontenta, perché vuole giustizia: “Voglio che vengano accertate, nelle opportune sedi, le responsabilità di questo ospedale e dei medici e infermieri coinvolti che quel giorno hanno visto mia figlia prima di dirmi di andare da solo e con i miei mezzi al Regina Margherita. E vorrei tanti che episodi gravissimi come quello che ci è capitato non avvengano mai più. Né a Cirié, né a Torino, né in qualsiasi altro Comune d’Italia”.
Younes poi torna su quel giorno, “perché quel viaggio non me lo dimenticherò mai più. Da solo, guidavo e mi voltavo per sentire se fosse viva, se respirasse. E quando non mi rispondeva, accostavo e la rianimavo. Mi fa rabbia tutto questo, perché sarei stato disposto anche a pagarla l’ambulanza…”.
Il 35enne, poi, tiene a precisare come quel giorno non sia stato commesso alcun atto razzista: “Mai e poi mai. In ospedale sono stato trattato come qualsiasi altro cittadino, peccato che alla mia richiesta di una ambulanza nessuno abbia fatto nulla per farne arrivare una. Ancora oggi, se penso a quella giornata, ho molti aspetti che non riesco a concepire. Quali? Ad esempio perchè mia figlia, che ogni cinque minuti vomitava, non sia stata visitata dopo aver fatto quella lastra. E in quel referto c’era scritto che aveva un corpo estraneo”.
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