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CIRIÈ. Il Giorno della Memoria nelle scuole ciriacesi

Son morto con altri cento Son morto ch’ero bambino Passato per il camino E adesso sono nel vento. Ad Auschwitz c’era la neve Il fumo saliva lento Nel freddo giorno d’inverno E adesso sono nel vento….   Con la canzone di Francesco Guccini, “Auschwitz”, le maestre delle scuole elementari hanno cercato di raccontare ai giovani studenti delle scuole elementari delle classi quarte e quinte il “Giorno della Memoria”.   Siamo stati nella scuola elementare Fenoglio di Ciriè e nell’istituto superiore E. Fermi per confrontare come i piccoli e i grandi hanno vissuto la giornata del 27 gennaio attraverso testimonianze, attività e racconti, grazie al lavoro loro insegnanti. Abbiamo chiesto alla direttrice scolastica del plesso delle scuole primarie e secondarie di primo grado, il Fenoglio di Ciriè, San Carlo, Vauda, Don Bosco, la professoressa Antonietta Guadagno, quali sono state le attività svolte e soprattutto la reazione dei bambini. “Il giorno della memoria rappresenta un momento di riflessione della nostra storia e della nostra esistenza, in quanto racchiude l’emblematico significato dell’umanità, un’umanità che ha perso e che tutti noi, ma soprattutto noi professori, abbiamo il dovere e il diritto di raccontare - ha spiegato la docente -, nonostante ormai i decenni trascorsi, affinché l’umanità non commetta più gli stessi errori, educando i piccoli alla tolleranza e alle diversità”.   “È difficile spiegare quanto sia accaduto nei campi di concentramento a dei bambini di sei anni, ma non si può non farlo. Ho apprezzato molto che nelle mie classi questo sia stato affrontato attraverso testi di canzone, come quella di Guccini, letture di Poesie di Primo Levi, di Yoice Lussu Scarpette rosse o attraverso la proiezione dei film Il Pianista e Anna Frank. Questo ha permesso agli insegnanti di poter trasmettere messaggi così delicati e descrivere quegli eventi in una maniera più soft, ma allo stesso tempo impegnativa”. “È stata sorprendente - ha continuato l’insegnante - la reazione dei bambini che non hanno esitato a fare domande e riflettere sul perché di quanta cattiveria fu adoperata. Sono così ingenui e buoni i bambini che la loro semplicità commuove e se noi adulti ne conservassimo ancora saremmo migliori. Ho deciso di far posizionare la bandiera esposta dinanzi alla scuola a mezza asta in segno di lutto, per commemorare le vittime dell’olocausto”.   A pochi passi, sorge l’istituto superiore E. Fermi. Anche qui, come ci racconta la professoressa Perello - insegnante di italiano e di storia alle classi 4 e 5 - il tema dell’Olocausto e della deportazione è stato affrontato in maniera approfondita. “Gli studenti sono più grandi e più maturi, con una sensibilità differente rispetto ai bambini delle elementari, è possibile toccare questo tema con corde e con approfondimenti più crudi, seppur sempre con estrema delicatezza. Insieme alla proff.ssa Rocchietti abbiamo affrontato il tema dell’Olocausto appoggiandoci all’iniziativa del Treno delle Memoria, poicè abbiamo degli studenti che hanno partecipato a questo viaggio. Abbiamo preso parte alla manifestazione tenutasi al Pala Ruffini, in cui vi sono state testimonianze di due signori che furono deportati. I racconti sono stati toccanti”. Gli studenti degli ultimi anni delle superiori hanno tra i 17 e i 18 anni, fanno parte delle nuove generazioni in cui l’importanza del possedere uno smartphone/tablet è massima, tanto che molti di esse hanno racchiuso il proprio mondo nella socialità digitale. Non dev’essere così semplice, da insegnante, far passare e trasmettere un messaggio così profondo ed importante quale quello dell’Olocausto... “Io ritengo - ha puntualizzato la professoressa Perello - che in ogni contesto l’uso del linguaggio appropriato sia importante affinchè un determinato messaggio possa essere trasmesso. Bisogna prendere gli strumenti dei giovani e usarli nel modo migliore, in positivo. Paradossalmente, forse, l’uso delle nuove tecnologie può aiutare a realizzare un apprendimento che può andare oltre; la visione immediata del documentario sulla shoah, in classe ha avvicinato i ragazzi al tema, alla riflessione e alla tolleranza e dell’umanità realizzando sensibilità che forse non si ottenevano in altri modi”.      
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