Trentacinque giorni di quasi totale silenzio. Di pianti, malessere, qualche intervista rilasciata, tante preghiere ed una speranza: rivedere a casa loro figlio il prima possibile. E quella speranza è diventata realtà l'altro giorno, quando Elvis Elezi - il 21enne di nazionalità albanese arrestato all'alba del 24 marzo scorso perché considerato un reclutatore di jihadisti per conto dell'Isis - ha fatto ritorno nel suo umile appartamento di corso Martiri della Libertà, nel cuore del centro di Cirié. Ad attenderlo, con gli occhi colmi di lacrime, sua padre Idajet e sua madre Lilian. Coloro che in tutto questo mese abbondante avevano ribadito, in ogni modo, la totale innocenza del giovane, nonostante le accuse fossero particolarmente gravi ed imbarazzanti: aver aiutato, principalmente attraverso internet, il reclutamento di combattenti stranieri da spedire in guerra con l'Isis. “Mio figlio è un bravissimo ragazzo, ci metto la mano sul fuoco. Ma se è un terrorista lo ammazzo io. Una cosa è certa. Questa storia lo ha marchiato a vita. Da domani mio figlio non avrà più un futuro”, sosteneva il padre poche settimane fa, quando ancora non si sapeva nulla della decisione di scarcerarlo dalla casa circondariale di Voghera perché il fatto non sussiste. “Ma noi sapevamo che non poteva essere un terrorista o un reclutatore – sostiene la mamma – quando sono entrati in casa, quella maledetta mattina, è come se ci avessero ucciso. Hanno guardato qualsiasi cassetto, portato via telefonini e computer, agende, libri, fogli. Hanno fatto le verifiche ed hanno capito che Elvis non era un terrorista, per fortuna”. E adesso? Come sarà il futuro di questa famiglia? “Abbiamo continuato a vivere un incubo fino all'altro giorno – spiega Lilian – ma forse lo vivremo ancora. Ormai per tutti siamo la famiglia del ragazzo terrorista. Ora vogliamo solo goderci nostro figlio e lasciare che il tempo faccia passare tutto nel dimenticatoio. Vogliamo tornare ad essere una famiglia normale, con un figlio studente e noi genitori con un posto di lavoro per poter arrivare alla fine del mese. Perché quasi tutti ci hanno voltato le spalle, e mio marito non ha più trovato qualcuno che lo facesse lavorare, anche solo per qualche giorno. Perchè quasi? Solo pochi amici hanno pregato con noi e ci hanno confortato nel dolore: loro sapevano che Elvis era un bravo ragazzo”. Torna a casa anche El Madhi Halili. Per l'operaio 20enne di Lanzo, di nazionalità marocchina, il Tribunale del Riesame ha disposto gli arresti domiciliari. Per gli inquirenti la sua posizione rimane quella più delicata: è infatti ritenuto l'autore del manifesto “Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”, che per gli investigatori è “il primo documento organico di propaganda redatto in lingua italiana dell’ideologia estremistica musulmana, fatta propria dall’organizzazione terroristica 'Stato islamico'”. Il suo legale, l'avvocato Enrico Bucci, sta attendendo le motivazioni del Riesame prima di procedere.
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