Sembra la trama di un film, e non è detto che non lo diventi. E’ un’inchiesta della Procura della Repubblica di Ivrea su due valigette in pelle, un po' rovinate, spedite tre anni fa da Alessandria ad una cassetta di sicurezza di Ginevra e mai toccate. Prima ci si è concentrati su una poi è subito arrivata l’altra come in un risiko. Dentro c’erano, anzi ancora ci sono un mucchio di pietre preziose, rubini e zaffiri per un valore di ben 60 milioni di euro. Le indagini portano dapprima, diritti diritti, ad un commerciante cinquantenne d’abbigliamento residente a Caluso, poi a ruota, ad una casalinga sessantenne, sposata, di Chivasso. I due si conoscono, si sono frequentati in passato e per un po’ si erano persi di vista. Entrambi incensurati, con una vita anonima, sono ora nei guai con l’accusa di ricettazione. "Una vicenda piena di lati oscuri, ancora tutti da chiarire e da raccontare", ha spiegato nei giorni scorsi, a chi glielo chiedeva, il procuratore capo della Repubblica di Ivrea, Giuseppe Ferrando. E ancora: “Mancano molti elementi per completare il puzzle, ma nei prossimi giorni potrebbero esserci sviluppi interessanti”. Gli uomini della Guardia di Finanza di Ivrea, su quelle valigette, ci erano finiti quasi per caso, in occasione di alcuni controlli incrociati. Si sono concentrati fin da subito sul commerciante, una persona decisamente "normale". Vanno quindi a casa sua per chiedergli spiegazioni. E lui cosa risponde? "Sono soltanto un prestanome", comincia a biascicare. “Di chi?”. Insistono a più riprese. Nulla, neanche un beh. Eppure le domande non erano difficili "Chi c’è dietro tutta questa storia dei rubini? Perché nessuno ha mai rivendicato quelle gemme e le ha mai ritirate?". "Sinceramente non ricordo" ha risposto lui un po’ evasivo. Non ricorda nulla, eppure tre anni fa, aveva inviato 483 rubini in Svizzera usando uno spedizioniere doganale tra i più seri (Ferrari Spa) con tanto di assicurazione e dettagli della merce. E che siano rubini e non patacche è praticamente certo. Lo dice una perizia scritta e firmata da un gemmologo di Torino. Da qui la richiesta di sequestro delle due valigette avanzata dal sostituto procuratore Giuseppe Drammis attraverso una rogatoria internazionale. Ora il commerciante e la casalinga sono accusate di ricettazione. I guai, se proprio così li vogliamo chiamare, devono ancora tutti cominciare...
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