Apro il sito della mia scuola, il Liceo ‘Isaac Newton’ di Chivasso. In alto a destra c’è un link con scritto ‘perchè iscriversi al Newton’ e io, incuriosito, decido di cliccarci sopra. Si apre sul mio schermo una pagina: "La scelta della scuola media superiore è sicuramente un momento decisivo per ogni adolescente e per la sua famiglia: le attività di orientamento che dovrebbero aiutare questa scelta sono spesso condizionate da presentazioni 'pubblicitarie' da parte dei singoli istituti. Questo è inevitabile dal momento che è la scuola superiore stessa a presentarsi ai ragazzi e alle famiglie in una forma che risulta spesso più promozionale che informativa. In questo senso anche il nostro Liceo potrebbe facilmente indicare le ragioni per essere scelto: la professionalità del corpo docente, il dialogo educativo sereno e stimolante, la qualità del lavoro svolto per garantire una preparazione di alto profilo, le iniziative per rinnovare la didattica, l'attenzione nel proporre sperimentazioni che arricchiscano l'offerta formativa senza sacrificare la solidità della preparazione di base, l'apprendimento delle nuove tecnologie in specifici percorsi curriculari, la cura nelle iniziative di recupero e sostegno, la dotazione tecnica dei laboratori, la sensibilità verso i problemi adolescenziali con attività mirate". Io sono un ragazzo quasi alla fine del mio corso di studi, e sinceramente non mi sono mai posto il dubbio sul ‘perché mi sono iscritto a questo liceo’. Negli ultimi tempi, invece, questo dubbio è diventato molto più frequente nei miei pensieri. Non per le lezioni, non per i compagni e nemmeno per la struttura che ci ospita (anche perché le scuole cadono a pezzi ovunque in Italia), ma per come noi studenti veniamo considerati. Ogni giorno arrivano milionate di circolari, che impongono divieti o limitano sempre di più le nostre responsabilità. Vi faccio alcuni esempi: qualche settimana fa è arrivato ai professori l’ordine di controllare che gli studenti escano solo nell’intervallo dall’aula, e se proprio hanno un’urgenza per la quale non possono aspettare il suono della campanella, la scuola concede loro addirittura di uscire in via eccezionale, ma rigorosamente uno alla volta. Quindi nel classico caso in cui un ragazzo non si senta bene, non potrà farsi accompagnare in bagno dal compagno come si è sempre fatto e sempre ho visto fare. Potrei anche parlare di quanto questa circolare sia irragionevole: ha senso imporre a quasi un migliaio di ragazzi di utilizzare il bar, i tre distributori automatici e le macchine fotocopiatrici nei soli 15 minuti di intervallo? Inevitabilmente si creano code infinite e si perde l’unico momento di ‘relax’, in cui magari si ha anche voglia di andare a parlare con un amico di un’altra sezione. Ma non parlerò di questo, non lo farò perché la conseguenza più grave di quest’ordine, in verità, è la ventata di malessere che ha portato nei corridoi. Professori che si stanno trasformando più o meno velocemente in guardie e ogni volta che vedono un ragazzo in corridoio iniziano a fargli il terzo grado: “Cosa ci fai tu qui? Dovresti essere in classe adesso, lo sai?” Ecco, se questo è "il dialogo educativo sereno e stimolante" di cui si parla nel sito della scuola, beh, io non mi ci ritrovo per niente. Un’altra circolare descrive il nuovo sistema di filtri per la rete nei computer del liceo, che dovrebbe impedire a chiunque li utilizzi di accedere a siti dai contenuti illegali o non adatti. Non credo che sia un’iniziativa sbagliata, peccato che questi filtri siano talmente potenti che nemmeno i professori riescono più ad accedere a siti che prima utilizzavano come supporti didattici. Queste sono due delle ultime direttive arrivate dall’alto, io personalmente faccio molta fatica a trovarci aspetti positivi, ma in verità sono decine le circolari di questo tenore. Dopo che il professore di turno finisce di leggermi ognuna di queste, ogni volta ho la sensazione che la scuola abbia sempre meno fiducia in me come studente, che mi consideri a volte un deficiente, non in grado di fare due passi senza che un docente mi tenga per mano e controlli dove vada, e a volte un poco di buono, che sarebbe in grado di far saltar in aria la scuola se non ci fossero tutte queste imposizioni. Domando: è veramente questo il modo più formativo per risolvere il problema della "sicurezza", ammesso che questo problema esista davvero? Nessuno controlla più quello che ci viene insegnato e a nessuno importa più della qualità delle lezioni. La cosa più importante non è più preparare i ragazzi al futuro, ma controllare che passino le sei ore giornaliere in tutta sicurezza: se poi le passano a girarsi i pollici poco importa. (lettera firmata)
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