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21 Dicembre 2020 - 12:40
Centotrentatré positivi al Covid alla data del 20 dicembre a Chivasso. E’ il dato diffuso dall’unità di crisi della Regione Piemonte. Di questi, alcuni si trovano in ospedale.
Sono trentadue i posti letto, tutti occupati, del quinto piano “covid” dell’ospedale cittadino, interamente dedicato ai pazienti affetti da coronavirus e che necessitano di un’assistenza ospedaliera. A questi si aggiungono i ventisette posti letto, anche qui tutti occupati, di uno dei reparti della medicina generale. E poi ci sono i pazienti positivi che transitano in pronto soccorso, quelli della terapia intensiva e, infine, quelli che stanno iniziando ad occupare le tende militari allestite nel nuovo parcheggio dell’ospedale: questi ultimi sono i meno gravi, giacché stanno per essere dimessi dall’ospedale.
E’ questa una fotografia dell’emergenza sanitaria in città alla vigilia del Natale. Un’emergenza che, nei numeri, è tutt’altro che finita.
La conferma arriva anche dal Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche.
“Che controlli si sono fatti sui focolai in ospedale?”.
Sarebbero troppi i focolai covid nel nosocomio di corso Galileo Ferraris. E sarebbe, di contro, scarsa la sorveglianza sugli operatori.
E’ quanto sostiene il segretario territoriale di Torino del sindacato, Giuseppe Summa.
Summa ha scritto solo nei giorni scorsi alla direzione generale dell’Asl To 4 per chiedere con urgenza delucidazioni.
“Ci risulta - scrive Summa - che al personale della Neurologia non sia stato effettuato alcun tampone di sorveglianza fino alla data del 26 novembre, quando si sono verificati i primi casi di positività tra pazienti ed operatori”.
“A tal proposito - denuncia Summa, rivolgendosi al responsabile medico competente, il dottor Raimondo Cavallo - dovrebbe aver ricevuto un documento datato 02/09/2020 prot. 27643 della Direzione Sanità Piemonte, dove le veniva chiesto in base all’identificazione del rischio (che auspichiamo sia stata effettuata), di effettuare la sorveglianza sanitaria al personale delle ASR a far data dal giorno successivo.
Se è pur vero che quel documento ha subito diverse modifiche nel tempo - prosegue - non comprendiamo come sia stato possibile non aver pianificato ed effettuato in 90 giorni almeno un tampone di sorveglianza per i dipendenti della neurologia e di altri servizi”.
“Questa situazione può potenzialmente aver favorito la diffusione del virus tra paziente ed operatore e viceversa, aumentando ulteriormente le criticità legate alla carenza di personale nei servizi, oltre chiaramente alle problematiche di salute correlate e dei contagi famigliari”, conclude Summa.
Il Nursind chiede quindi all’Asl di chiarire, fornendo “l’elenco dei servizi suddivisi in base al rischio, dove ai dipendenti è stata effettuata la sorveglianza sanitaria fino ad oggi”.
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