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03 Settembre 2020 - 09:46
A Chivasso e nella collina chivassese c’è un allarme “sette”? Non è detto, ma varrebbe la pena che il mondo della scuola (in particolare della scuola dell’obbligo) e delle associazioni sane, coadiuvate da politici e amministratori attenti a questi fenomeni in espansione, non sottovalutasse il rischio.
Notizie di qualche giorno fa da Montepulciano, provincia di Siena. Scoperta una setta che impartiva – riporto e riassumo dal TGR Rai Toscana del 21 agosto – improbabili corsi di ‘energia positiva per vivere in armonia con sé stessi’, pretesto per infliggere violenze sessuali agli allievi-sudditi. Secondo le indagini, il capo della setta e la sua compagna avrebbero approfittato della vulnerabilità psicologica di persone interessate a conoscere e mettere in pratica teorie energetiche utili a fronteggiare esperienze negative in ambito familiare, sentimentale e, più in generale, nei rapporti che limitavano la loro autonoma capacità di autodeterminazione. In realtà secondo gli inquirenti dietro questi incontri sarebbero state compiute, tra il 2016 e il 2018, violenze sessuali. Non solo: gli adepti dovevano elargire cospicue somme di denaro e lavorare gratuitamente per l’associazione e nell’abitazione dell’indagato. Al capo di questa organizzazione è contestato anche l’esercizio abusivo della professione medica avendo fatto pagare ‘visite’ a parenti degli adepti corsisti, familiari con patologie come asma, infarto celebrale, ictus e nei confronti della madre di una corsista con Sla. La coppia è anche accusata di aver esercitato abusivamente, senza titoli abilitativi e in violazione di legge, la professione di ‘psicologo psicoterapeuta’’, fonte di notevoli guadagni.
Insomma, ci troviamo dinanzi all’esatto opposto di quanto veniva promesso: invece di recuperare autostima le vittime perdevano completamente la loro capacità di autodeterminazione. Eppure, a guardare un video promozionale di questa associazione – video che i giornali nazionali hanno diffuso – si ha l’impressione che si tratti magari di venditori di fumo, ma non di avere a che fare con vere e proprie organizzazioni criminali. Sembra si prometta, alla fine, l’eterna ricetta della felicità, dello stare bene con sé stessi e con gli altri; si promette di insegnare come fare soldi, come diventare persone ricche e di successo. Ovviamente nessuno ha questa ricetta, e chi dice di averla è un impostore, un ciarlatano. Però purtroppo qualcuno ci casca, anche se tutti pensiamo di essere più furbi dei malcapitati: diciamo in cuor nostro che a noi o ai nostri cari mai potrebbe accadere. E, così facendo, sottovalutiamo il fenomeno, riconducendolo magari all’innocua mania di qualche persona agiata e annoiata che getta dalla finestra una parte del suo patrimonio convinto di trovare la soluzione facile – “la formula magica” – ai suoi problemi esistenziali. Di fronte a questo fenomeno dire “non mi importa”, soprattutto per chi ha responsabilità politiche, è a mio avviso un comportamento inadeguato e esecrabile.
Quello di Montepulciano non è un caso isolato. Non lontano da qui, a Novara, circa un mese fa, la questura smaschera un’organizzazione per molti versi analoga, pare insediata sul territorio da circa trent’anni, si deve supporre nell’indifferenza generale. Qui di mezzo ci sono anche vittime minorenni e, a quanto pare, ragazze di buona famiglia, che si potrebbero ritenere non particolarmente vulnerabili. Anche in questo caso la facciata sembra essere quella di attività commerciali e professionali, sia pure collocabili in quel mondo (alternativo alla psicologia e medicina ufficiali) del “benessere” e delle dimensioni spesso definite “olistiche”: “Il gruppo criminale – scrive “La Stampa” del 20 luglio scorso – grazie ad un centro psicologico ed una fitta rete di attività commerciali, tutte riconducibili alla setta – come due scuole di danza o una scuola di “Spada Celtica”, diverse erboristerie, una bottega di artigianato, e persino una casa editrice – riusciva a reclutare le ignare vittime da introdurre inconsapevolmente nelle dinamiche settarie”.
La legislazione attuale rende difficile colpire queste sette fino a quando non emerge che queste ultime giungono a commettere violenze gravi sulle loro vittime, come pare sia accaduto a Novara e Montepulciano. Ma questa è solo la punta dell’iceberg: c’è un più vasto mondo del raggiro nei confronti di persone ingenue o fragili sul quale sarebbe bene intervenire. A onor del vero, sulla falsariga di altri paesi europei, anche in Italia cominciano finalmente a circolare bozze di proposte di legge intese a contenere il fenomeno, identificando come reati alcune condotte tipiche dei capi delle sette, a partire dall’induzione all’isolamento sociale delle vittime (allontanandole cioè dalla famiglia e da tutte le persone che non fanno parte della setta) e al rifiuto dei trattamenti sanitari consigliati dalla medicina ufficiale.
Nell’attesa che il Parlamento intervenga, sia pur nel pieno rispetto delle libertà individuali, sarebbe opportuno che sui nostri territori – da parte in primis di Sindaci, dirigenti dell’ASL, dirigenti scolastici e insegnanti, nonché dei parroci – non si trascurasse il fenomeno e non si abbassasse la guardia. Insomma, sarebbe auspicabile che istituzioni e società civile non facilitassero con l’indifferenza o addirittura con forme di disponibilità la diffusione e il radicamento delle sette ma le contrastassero fermamente con le armi della formazione e dell’educazione. Perché, nonostante qualcuno dichiari “a me non importa”, anche dalle nostre parti, come questo giornale ha avuto il merito di segnalare, qualche episodio perlomeno sconcertante si è purtroppo già verificato.
Ermanno Vitale
Professore ordinario nel Settore scientifico disciplinare di “Filosofia politica” all’Università della Valle d’Aosta
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