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CHIVASSO. I miei primi cinquant’anni nel Carnevale di Chivasso

Raccontare di un carnevale di cinquant’anni fa, vuol dire anche raccontare la storia di una città e di un modo di vivere oramai lontani nel tempo. Gianfranco Germani, presidente del Magnifico Coro degli Abbà e della Veneranda Società di San Sebastiano, quest’anno festeggia i suoi 50 anni di Carnevale, un’occasione speciale per ricordare una manifestazione che mezzo secolo fa era molto diversa. Gianfranco Germani, che ha sempre lavorato nelle Ferrovie ed è stato capo settore del personale viaggiante di Piemonte e Liguria, ha fatto l’Abbà nel 1970, insieme alla Bela Tolera Kitty Dansero: aveva 29 anni ed era celibe, la prima grande novità rispetto agli standard attuali. La seconda differenza sostanziale è proprio lui a raccontarla: “In quegli anni l’Agricola era stata sospesa per un certo periodo e i Personaggi del Carnevale venivano decisi da un’apposita Commissione comunale, della quale facevano parte consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza, con un presidente che all’epoca era il Cavalier Ponzetto. Si cercavano persone rappresentative della città e un’altra grande differenza rispetto ad oggi, è che la Chiesa non vedeva tanto di buon occhio il Carnevale, anche perché si svolgeva la prima domenica di Quaresima; adesso, invece, abbiamo la fortuna di avere un Parroco, don Davide Smiderle, ed un Vescovo, Monsignor Cerrato, che guardano con favore a questo periodo di svago. E anche il legame degli Abbà con la Chiesa è forte e nella versione attuale della manifestazione, i momenti più belli sono proprio quelli delle funzioni religiose”. Un legame che è stato sottolineato anche attraverso segni materiali, come il contributo che il Magnifico Coro ha dato per la realizzazione dell’illuminazione della Cappella di San Sebastiano, in Duomo, oppure la casula rossa del ‘700 (che viene indossata ancora oggi durante la cerimonia dell’Investitura), donata a don Piero, splendidamente restaurata dalle Suore ricamatrici che si trovano nel Convento dell’Isola di Orta San Giulio. “Saremo per sempre grati a Monsignor Cerrato per avere, con la sua presenza, reso così solenne la cerimonia dell’Investitura – sottolinea Germani -: se durante la funzione si prova a chiudere gli occhi, si ha proprio l’impressione di rivivere suoni e momenti di un tempo lontano, quando il Carnevale non era visto solo per il suo aspetto goliardico”. Sì, perché, come ricorda Germani, quei giorni di allegria sfrenata erano vissuti come una momento di pausa, una tregua fra una guerra e l’altra, fra una Coscrizione e la successiva, quando i giovani, che partivano chiamati per la leva dei militari, non sapevano se l’anno successivo sarebbero tornati in città per festeggiare un altro carnevale. Tempi, fortunatamente, passati, e oggi tutto trascorre con maggiore serenità. La storia moderna del Carnevale riprende poi sotto la presidenza di Giovanni Pasteris, per arrivare fino ad oggi. “Sarebbe bello – auspica Germaniche tornasse in auge la partecipazione degli studenti delle scuole superiori, con le fiaccolate che rendevano sempre molto suggestive le sfilate serali”. E poi tanti ricordi ancora, con le caramelle da lanciare, che non ci sono più, e quelle previsioni così inesatte, affidate ai palloni sonda dell’aeroporto di Caselle. E poi un ricordo speciale come la visita al repartino di cardiochirurgia dell’Ospedale cittadino diretto dal professor Actis Dato, dove c’erano i bambini operati di cuore che arrivavano da tutta Italia e che nella visita dei Personaggi trovavano un piccolo momento di gioia. Una città che trasforma il suo volto, che segue i cambiamenti sociali: “Un tempo, la popolazione era omogenea, stretta intorno alle proprie tradizioni e i Personaggi venivano acclamati e festeggiati nel modo migliore. Oggi, con l’evoluzione della città, tutto questo si è molto affievolito e quello che cerchiamo di fare è, non solo tramandare una tradizione, ma anche custodire pagine preziose che appartengono alla storia della nostra Chivasso”.

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