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18 Novembre 2018 - 13:04
Ai tempi dei nostri avi i commerci si svolgevano grazie ai venditori che si spostavano generalmente a piedi o in bicicletta alla quale attaccavano un carrettino e due ruote e con due stanghe lunghe ravvicinate in punta. Uno di questi era Giaco l’ancioàt che arrivava da Chivasso. Si fermava sulla piazza e suonava con una trombetta sfiatata una specie di musichetta assordante, per avvisare i paesani della sua presenza e, nel frattempo, decantava la merce esposta sul carretto: due barilotti in legno colmi di acciughe, quelle più mature adatte per la bagna cauda e quelle più compatte per le “acciughe al verde”; una cassetta di merluzzo salato “èd Bardonecia” (l’essiccazione del merluzzo avveniva a Chiomonte); saracche affumicate e non; una bacinella con del merluzzo a bagno già pronto per l’uso. Giaco era una figura alta, segaligna, scherzosa e simpatica che sapeva dispensare con profitto i suoi prodotti. Quando lasciava la piazza per rientrare a casa, aleggiava ancora un profumo piccante, appetitoso, che faceva desiderare una fetta di pane con burro ed acciughe o una fumante polenta con merluzzo e cipolle.
Da Dronero giungeva invece Sismondi Secondo sempre per vendere acciughe e affini. Mestieri minori, senz’altro, ma importanti per la conduzione delle famiglie: le loro e le nostre.
di Angela Valle, da libro “Echi del passato)
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