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30 Ottobre 2018 - 22:13
La montagna romantica fatta di splendidi panorami e paesaggi, di ambienti bucolici e anche di eroiche avventure alpinistiche, nella seconda serata della rassegna Immaginando, hanno lasciato lo spazio ad una montagna che negli ultimi due anni è stata teatro di un problema sociale di notevole rilevanza. Il titolo dell’incontro “Migranti sulle Alpi” ha voluto sottolineare come sulla montagna, quella dei confini verso la Francia, ci sia una situazione di emergenza umanitaria. Venerdì sera nella sala della Croce Rossa gremita a parlare e testimoniare dei tentativi di raggiungere in situazioni meteo proibitive l’oltralpe di migranti provenienti da Africa e Oriente Paolo Narcisi, Presidente di R@inbow4Africa, e Simone Bobbio, addetto stampa del Soccorso Alpino Piemontese. I due hanno raccontato le esperienze dei volontari che si occupano di dare soccorso ed aiutare i migranti che nel tentativo di ricongiungersi con parenti o con la speranza di trovare situazioni migliori di quelle dei loro paesi devastati dalle guerre o da immani carestie, affrontano traversate con neve, freddo e pericoli che nella stagione invernale caratterizzano l’ambiente montano. Il relativamente “facile” colle della Scala oltre Bardonecchia, in inverno chiuso al traffico, è il valico da dove i migranti cercano di attraversare il confine. La serata è iniziata con la presentazione del lavoro svolto dai volontari sia nella centro di assistenza allestito nella stazione ferroviaria di Bardonecchia o in caso di necessità negli interventi di soccorso Alpino sui sentieri innevati, dove i malcapitati con caparbietà ma senza il necessario abbigliamento ed attrezzatura si avventurano mossi da una forza di volontà e la speranza di trovare lavoro o un mondo migliore di quello che gli ha fatto attraversare deserti o drammatiche traversate di mare in gommone. Significativa la testimonianza della dottoressa Marina Morello, medico volontario di R@inbow4Africa e socia del CAI di Chivasso, che ha raccontato la determinazione di un giovane orfano del centro Africa, dopo le tragedie nel suo paese il difficoltoso viaggio per raggiungere l’Italia, avesse ancora la forza di volontà e il coraggio per proseguire il suo cammino alla ricerca di una situazione migliore sentendosi quasi “invincibile” e che neanche il freddo e la neve a lui sconosciuti potessero fermare la sua speranza di raggiungere il suo obiettivo. Molte le domande, molti gli interventi del pubblico in sala, alla presenza sia del sindaco Castello che dell’assessore Moretti e altri rappresentanti di associazioni del territorio. Giambattista Aimino ed Elena Piretto curatori della rassegna erano visibilmente soddisfatti del successo della serata e hanno ricordato che il prossimo appuntamento di IMMAGINANDO sarà il 9 novembre al teatro dell’oratorio con lo spettacolo “Soldato mulo va alla guerra” un monologo di Massimo Barbero sulla I Guerra Mondiale dove accanto agli uomini ha combattuto un esercito di animali. Una commovente fratellanza suggellata dalla comune sorte, Giuseppe Zabert, figlio di mezzadri, parte dall’astigiano per andare a servire la Patria. Assegnato ad un reparto alpino, ha per compagna la mula Margherita, alter ego animale che stimola domande sull’obbedienza, sulla capacità di sacrificio, sull’insensatezza delle guerre. Una piece che nel centenario della fine della I Guerra vuole ricordare e far riflettere sul sacrificio di molti giovani che sulle montagne hanno dovuto combattere e anche morire. L’ingesso alla serata è libero per avere informazioni si può consultare il sito del CAI di Chivasso oppure la pagina Facebook.
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