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CHIVASSO. Anche a Chivasso difendere la vita è rischioso.

CHIVASSO. Anche a Chivasso difendere la vita è rischioso.

Monica Cerutti

Anche a Chivasso affiggere manifesti che affermino che il feto è un essere unico ed irrepetibile, degno di essere accolto perché in diritto di vivere, è un rischio non da poco. Per lo meno si viene tacciati di essere retrogradi e integralisti, fomentatori di discordie e non dialoganti. Colpevoli di tale “provocazione” il Movimento per la Vita e il Centro di Aiuto alla Vita che, attivi in Chivasso dal 1995, hanno assistito, a partire dalla gravidanza, 193 bambini (di cui 50 salvati da aborto ormai deciso) e contribuito a salvaguardare la gioia delle loro mamme e dei loro papà.

L’instancabile assessore regionale alle Pari Opportunità, signora Monica Cerutti, anche questa volta non ha perso l’occasione per replicarsi. Si era già esibita nel mese di aprile u.s. lanciando una veemente protesta all’indirizzo del sindaco di Ponderano, signora Elena Chiorino, che aveva osato affiggere un manifesto analogo, a suo tempo censurato dal sindaco di Roma.

Evidentemente la libertà di opinione e di affissione è a senso unico. Fatto sta che per un sindaco che oscura l’immagine di un feto ma diffonde quelle inneggianti all’affettività omosessuale del gay village, ne esiste almeno un altro che l’immagine del bambino la espone a salvaguardia di una verità incontrovertibile. Ma delle esternazioni progressiste dell’assessore, che però dimentica di tutelare le pari opportunità delle bambine che verranno abortite, non ci stupiamo né ci preoccupiamo. Spiace maggiormente apprendere dal quotidiano “La Stampa” online del 15-6 u.s. che la federazione regionale del Movimento per la Vita, Federvi. P.A., ha inviato un comunicato in cui, pur condannando qualunque atto di censura al manifesto. si premura di prendere le distanze dall’associazione di Chivasso, da cui precisa con chiarezza “il Movimento per la Vita si distingue nel linguaggio e nelle modalità”.

Se l’immagine del feto che si rivolge alla propria mamma viene reputato una provocazione persino da Federvi. P.A è legittimo chiedersi chi abbia ragione e dove stia l’inghippo.

Auguriamoci per il momento che nessuna intimidazione abbia seguito, che le diverse associazioni che difendono la vita (per inciso, quella di Chivasso, costituita da circa 50 soci, che assistono mensilmente 140 persone, fa capo a Federvita, tra i cui fondatori si annovera il grande Giuseppe Garrone, federazione fondata nel 1991, con 20 MpV e CaV operativi in diverse sedi del Piemonte) si rispettino reciprocamente e che sia tutelato il diritto anche dell’associazione chivassese di difendere la cultura della vita nelle forme che riterrà più efficaci. Se non altro non correrà il rischio di essere tiepida. Ricordiamocelo, come recita Apocalisse, 3, 15-19: i tiepidi saranno vomitati.

Il Popolo della Famiglia esprime pertanto pieno appoggio al diritto alla libertà di espressione esercitato dal MpV e CaV di Chivasso che ha richiamato ai propri concittadini la centralità della vita a partire dal concepimento e il ruolo insostituibile della mamma, che accoglie il dono della vita. L’Italia è oppressa

Popolo della Famiglia

Ivrea e Canavese

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