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27 Ottobre 2017 - 09:03
C’è una Chivasso che dimentica, quelli che sono stati i suoi esempi migliori.
Provate a farvi un giro al cimitero comunale di via Favorita e dite un po’ cosa ne pensate dello stato in cui versano alcune lapidi dei chivassesi che nei secoli scorsi hanno fatto la storia della nostra città e di cui ancora oggi se ne avvertono i benefici delle loro azioni.
Una su tutte: la tomba di famiglia dei Cosola. Restaurata l’ultima volta dal Rotaract Club di Chivasso il 5 luglio 1992, da allora è lasciata in balìa del tempo. L’erbaccia cresce ovunque, le scritte sulle epigrafi sono ormai diventate illeggibili. Come quella di Demetrio Cosola (1851-1895).
Cosola fu un pittore nato a San Sebastiano Po ma vissuto a Chivasso. Frequentò l’Accademia Albertina di Torino e pose al centro della sua opera soggetti semplici in un contesto caratterizzato da grande intimismo. I suoi quadri sono in massima parte in collezioni private ma alcuni sono esposti in gallerie pubbliche a Roma, Ascoli Piceno, Milano e nella Galleria d’Arte Moderna di Torino. A Chivasso troviamo diverse opere a Palazzo Santa Chiara fra cui una delle più celebri in assoluto, “La vaccinazione”.
A Chivasso gli hanno dedicato una via ed una scuola. Ma la sua tomba quasi non si riconosce più.
Chissà che per le ormai prossime ricorrenze di Ognissanti e dei defunti, a Palazzo Santa Chiara qualcuno si svegli e provveda a restituire al suo giusto decoro la lapide di questo grande chivassese.
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