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30 Agosto 2017 - 15:21
Qualcosa si muove all’ex Convento di San Bernardino di via del Collegio. Ma non è ciò che spera Pierluigi Caramellino dell’Immobiliare Sant’Andrea.
Cinque tele del pittore chivassese Nicola Doria, vissuto a cavallo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, hanno lasciato le sale dell’edificio.
“Ho chiesto il parere alla Soprintendenza alle Belle Arti per poterle trasferire, prima che qualcuno potesse vandalizzarle”, comenta e spiega Caramellino, proprietario dell’immobile. “Per il resto, nessuna novità: aspetto notizie dalla nuova amministrazione”.
La patata bollente dell’ex Convento di San Bernardino è oggi nelle mani della neo insediata Giunta di Claudio Castello.
Le cronache recenti di una querelle che si trascina da anni, con l’Immobiliare Sant’Andrea da una parte e il Comune dall’altra, raccontano di un’ordinanza del gennaio 2017 che aveva imposto a Caramellino di abbattere una lunga serie di opere considerate abusive e di riportare il tutto allo “stato originario”. A marzo, con una seconda ordinanza, sempre a firma del dirigente Adriano Bosio, si ordinava di sospendere la prima in attesa del parere della Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti e del Paesaggio. Insomma la telenovela continua, tra denunce sui giornali e nei tribunali. L’ultima risale al luglio dello scorso anno ed era un ultimatum all’amministrazione comunale guidata dal sindaco Libero Ciuffreda, firmata dall’avvocato Laura Cargnino, difensore di Pierluigi Caramellino, il “povero cristo” che un bel giorno decise di acquistare all’asta un immobile nelle mani del commissario liquidatore Vittorio Vietti di Torino in seguito al fallimento delle aziende amministrate da quel Mario Bonardo che qui, a Chivasso, sognava un albergo a 5 stelle e frotte di turisti arabi, con lo yacht parcheggiato in piazza d’Armi, pronti a spendere vagonate di dollari e petrodollari nei servizi offerti da una beauty farm…
Dell’albergo, come tutti sanno, non ne è rimasta l’ombra, solo i problemi di una concessione edilizia scaduta e di una lunga serie di errori tecnici, rilevati nel corso di un processo per bancarotta, che oggi pesano come macigni su ogni decisione.
E ci sono cubature inesistenti spostate dal sottotetto al sottoscala, ci sono differenze progettuali, opere da abbattere ma soprattutto un albergo che non può più esistere e oneri di urbanizzazione da scalare proprio perché il fabbricato è oggi solo più una casa di civile abitazione.
Tutto ruota intorno ad una perizia commissionata dalla Procura della Repubblica allo studio dell’architetto Mauro Vaudetti nel 2009, nell’ambito del processo per bancarotta in capo a Mario Bonardo. Cosa si dice?
In sostanza che il provvedimento del 2004, attraverso cui il Comune aveva autorizzato i lavori per un albergo a 5 stelle “lusso”, con annesso centro benessere era stato redatto (incredibile ma troppo vero… riportiamo testualmente sigh!) “sulla base di valutazioni non veritiere a fronte di misure e disegni, approvati dall’ufficio tecnico, non corrispondenti alla verità”.
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