La Chiesa gremita come mai s’era visto da queste parti. Gente dentro, ovunque. Gente fuori, sulla piazza. Tanti anziani, che erano qui cinquantuno anni fa quando un giovane parroco, Don Nicolao Averono, che aveva alle spalle solo nove anni di sacerdozio, si presentò per la prima volta alla comunità. Quella comunità di Castelrosso per cui, da subito, è diventato Don Nicolino. Tantissimi bambini e ragazzi, quelli dell’oratorio che lui ha tirato su nel senso letterale della parola. Quei giovani che sabato mattina erano lì, gomito a gomito, ciascuno con una rosa bianca in mano. E poi tantissime mamme, papà, bambini di ieri e adulti di oggi. Le associazioni con i loro labari, gli alpini, i musici della banda. Tutti lì per lui, il sacerdote che ha lasciato la sua parrocchia giovedì mattina. In ospedale, a Chivasso, dov’era ricoverato da lunedì, don Nicolino si è spento all’età di 83 anni. Soffriva di crisi respiratorie. L’ultima, l’ha vinto. Don Nicolino era un vero pastore del suo popolo. Nella Chiesa dell’Assunta, per i funerali, c’erano infatti tutti i castelrossesi. Non ne mancava uno. E c’erano politici, regionali e locali, come Rolando Picchioni o Andrea Fluttero. Ad officiare l’omelia il Vescovo Monsignor Aldo Cerrato, insieme ai parroci della curia chivassese. Lui, che don Nicolino l’ha conosciuto appena un anno fa ma di cui tutti, da queste parti, gli hanno parlato un gran bene, l’ha ricordato con parole toccanti, non banali. “Monsignor Nicolao Averono è stato un uomo di successo - ha detto il Vescovo durante l’omelia -. E’ sotto gli occhi di tutti ciò che lui ha costruito, i tanti edifici al servizio della comunità destinati ad accogliere, educare, far crescere la testimonianza di fede. Il suo impegno qui a Castelrosso è iniziato nel momento in cui gli è venuto il pensiero di costruire l’oratorio, un centro di aggregazione che fosse rivolto ai giovani. Poi ha pensato agli anziani, facendo costruire la casa di riposo. Vedete, l’inizio e la fine della vita: nel mezzo, tutto il cammino in cui don Nicolino è stato vicino a ciascuno di voi. Don Nicolino ha fatto ristrutturare l’asilo e ha avviato la scuola professionale, che prima era di fianco all’oratorio e poi è stata trasferita nella Casa di Carità Ma tutto questo don Nicolino non l’ha fatto da solo, è stato sostenuto da una grandissima partecipazione della gente, che ha offerto tempo e lavoro, volontariamente, per la comunità. Tutto ciò che ha fatto è stato per creare quest’edificio in cui siamo oggi, che non è di mattoni, ma di fede... Per questo, il modo migliore per essergli riconoscenti oggi, è quello di proseguire nel suo insegnamento, quello di vivere le nostre vite come discepoli di Gesù Cristo”. L’omelia funebre è stata aperta dalle parole del sindaco Libero Ciuffreda che, prima di lasciare la funzione per partecipare alle commemorazioni per la festa dell’indipendenza polacca, ha ricordato il sacerdote così: “Oggi la tristezza è sentimento comune a tutti noi. Don Nicolino è una persona che ha dato tanto alla comunità. Sappiamo tutti quanto ha fatto questo uomo, quanta energia ha profuso. Ci ha insegnato, con il suo esempio, che non possiamo pensare di sprecare il tempo, le energie, la vita. Ecco, don Nicolino non ha sprecato il suo tempo, ha affidato la sua vita a tutto, a Gesù Cristo, come testimone. A Castelrosso non c’è luogo dove non ci sia un suo intervento. Ero piccolo e non c’era un campo da tennis, che oggi c’è. Ero piccolo e non c’era la piscina, che oggi c’è. Ero piccolo e non c’erano le scuole professionali, che oggi ci sono. Pochi giorni fa, parlando con don Nicolino, ci siamo detti: testimoniare l’appartenza a Gesù significa parlare poco e fare tanto. E’ quello che è successo qui. Noi lo ricordiamo con molto affetto e lo ringraziamo per l’opera che ha fatto perché questa comunità è potuta crescere. E speriamo che i semi che ha sparso possano dare dei frutti ancora più buoni”.
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