Aldo Corgiat, ti hanno assolto. Un commento. “Non può che farmi piacere. Non ho mai smesso di avere fiducia nella giustizia. Adesso mi interessa partire dalla mia vicenda per affrontare politicamente un problema che affligge potenzialmente tutti gli amministratori pubblici. Ci troviamo in una condizione in cui siamo in ogni momento accusabili di qualche reato. Su questo la politica deve riflettere. Questo genere di reato (la turbativa d'asta, ndr), se non è abbinato a qualche utilità personale, per esempio la corruzione, spesso non ha la sostanza neppure per essere portato nell'aula di un tribunale amministrativo, figuriamoci penale. Un amministratore che, come è capitato a me, semplicemente parla al telefono con chi partecipa a una gara, si può trovare nelle condizioni di dover affrontare un processo. Alla fine è emerso che lo scopo del mio interessamento alla vendita di Seta era del tutto diverso da quello che pensava il procuratore. Ormai nel pubblico si fanno gare su tutto: se un bando va deserto da lì in avanti non bisognerebbe neppure continuare a chiamarla gara. Forse occorre ragionare per dare nuovi strumenti agli amministratori. E non significa limitare la magistratura, né toglierle strumenti. Ma rimettiamo le responsabilità al giusto posto”. Potevi candidarti alla segreteria regionale del Pd, dopo la vicenda Seta non se n'è fatto più nulla. Quanto ti ha danneggiato questa vicenda dal punto di vista politico? “Non c'è dubbio che abbia pagato un prezzo. Detto questo, non cerco indennizzi, anche perchè non saprei quantificare i danni politici. Ora voltiamo pagina”. È stato detto che questa vicenda è partita da Chivasso. Qualcosa da dire, a questo punto? “Facciamo un passo alla volta. È importante che sia finita. Ci tengo molto a chiudere la questione anche in rapporto con la città. Quindi ci sarà un momento, forse il 26 febbraio, in cui organizzeremo col gruppo del Pd un incontro in sala consigliare, visto che tutto è cominciato lì. Non escludo di distribuire volantini davanti a Seta. Ci terrei a parlare a quelle persone che forse avrebbero potuto esprimersi di più di quando non abbiano fatto...” A chi ti riferisci? “Per esempio i lavoratori di Seta. Sentirsi dire in un'aula di tribunale che non avrei agito solo per dare un futuro alla società è una cosa che fa stare male. Su questo passagggio avrebbero forse dovuto rispondere loro. Se molti di loro hanno avuto la possibilità di pagare il loro mutuo dipende anche dal fatto che quando la società era in crisi qualcuno non si è messo a dormire. In altri contesti, tipo Rivarolo, è andata diversamente e abbiamo visto com'è finita (Asa, altra società di raccolta rifiuti, chiusa per fallimento, ndr). Adesso attendo di leggere le motivazioni della sentenza. È una sentenza coraggiosa. Dice che il fatto non sussiste, l'opposto di quanto sosteneva la Procura. Per quanto riguarda Chivasso forse sì, occorre riprendere le fila del ragionamento. Che la genesi di tutto venga da lì è vero. Se ci sarà occasione di avere un confronto con quelli che finora non hanno avuto il coraggio di schierarsi, bene. Mi interessa certamente capire cosa ne pensano. C'è un sindaco che, senza schierarsi apertamente, ha accusato un altro sindaco che è stato poi assolto. Bè, io direi che qualche riflessione il sindaco, il gruppo consigliare e il partito (il Pd, ndr) di Chivasso la dovrebbero fare. E se non la fanno mi chiedo se non ci siano stati altri scopi...” Questo è un altro capitolo che deve aprirsi sul fronte Settimo Chivasso? “Un passo per volta. Prima leggiamo la sentenza. Come me, possono leggerla anche coloro che sono partiti valutando i fatti come illeciti. Se lo riterranno potranno fare le loro scuse. E se non lo faranno significa che avevano motivi diversi per agire...”.
lorenzobernardi@giornalelavoce.it
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