Il Chivassese è sotto attacco: sta perdendo ad uno ad uno i servizi territoriali (INPS, specialità ospedaliere, tribunale, Camera di Commercio sono già saltati), ogni progetto di sviluppo si arena miseramente e in compenso l'ambiente è devastato da discariche, impianti inquinanti e dal traffico. Da dove viene l'attacco? Da ambienti decisionali lontani dal territorio, non certo dai Comuni del Chivassese: sarà anche giusto criticare le amministrazioni comunali del Chivassese per l'inerzia e lo scarso impegno con cui difendono gli interessi del territorio, perché dovrebbero fare squadra per tutelarlo, essere più determinate e non subire passivamente le scelte decisionali che arrivano dall'alto, ma alla fine si deve riconoscere che ai Comuni non spetta la decisione finale, che il loro peso politico è sempre più scarso, che mancano loro le risorse e la forza contrattuale per sostenere le esigenze del territorio. Ma se avessimo dei sindaci più attenti e determinati a difendere gli interessi del territorio? Possiamo anche avere nel Chivassese tutti i sindaci migliori e più battaglieri del mondo, ma se siamo realisti dobbiamo ammettere che alla fine vincerebbero sempre gli organi decisionali che sono al di sopra di tutti questi Comuni. Così è per i servizi sociali e sanitari, per l'ospedale, per le scuole, per i trasporti, per le fognature, per l'acquedotto, per i rifiuti, per l'energia, per la sicurezza, per l'ambiente, per le strade, per la protezione civile, per tutte le scelte strategiche di sviluppo. Semplicemente perché tutto questo non è più competenza dei Comuni: i sindaci possono chiedere ma non decidere. Non solo ma i Comuni non ce la fanno neanche a gestire le poche competenze ed i pochi servizi rimasti a loro carico per il semplice motivo che hanno sempre meno le risorse per farlo. E a rimetterci sono i cittadini, le cui proteste si fermano al Comune perché è l'unico interlocutore che trovano sul territorio, ma è come prendersela con l'impiegato di una ditta per le scelte della dirigenza di quella ditta. In questo modo il Comune non tutela - non ha la forza e il peso politico per farlo - il cittadino ma in realtà si limita - volente o nolente - a fare da barriera di sicurezza fra i cittadini e gli ambienti decisionali lontani dal territorio. Prima ci rendiamo conto di questo e meglio è: perché bisogna lottare per portare l'ambito decisionale di tutti i servizi del territorio nel territorio, dove i cittadini possano confrontarsi con chi prende le decisioni, possano controllarlo, possano fargli sentire quali sono le vere esigenze del territorio. Ovviamente non si può spezzettare questo ambito decisionale nella miriade di Comuni del Chivassese, perché non è sostenibile strutturalmente ed economicamente: sono proprio le ridotte dimensioni dei Comuni la causa del loro esautoramento e della perdita di competenze. E allora? Allora l'occasione da cogliere è la riorganizzazione della Provincia in Città metropolitana, perché, con la scomparsa della Provincia, le sue competenze e le sue risorse possono passare o alla Regione o ai Comuni, ma è evidente che non possono essere frammentate in centinaia di micro Comuni e quindi realisticamente solo il Comune di Torino, il più grande e strutturato, finirà per accentrare su di sé tutte le risorse ed i poteri: e per il Chivassese sarà sempre peggio. L'alternativa però c'è e lo statuto della Città metropolitana apre una concreta possibilità. Per capirlo diamo un'occhiata alle cartine: la prima mostra i confini dei 316 Comuni della Provincia di Torino e mostra impietosamente un territorio così spezzettato che la maggior parte dei Comuni sono più piccoli non solo come numero di abitanti ma anche come superficie non tanto di Torino ma addirittura di una circoscrizione di Torino. Basta uno sguardo alla cartina sottostante che riporta i confini dei Comuni della Provincia di Grosseto per rendersi conto della situazione anomala della Provincia di Torino, la cui frammentazione non è certo garanzia di miglior gestione del territorio visto che la qualità della vita risulta ben peggiore di quella della Provincia di Grosseto! L'occasione per cambiare è indicata dalla terza cartina che presenta le zone omogenee previste dallo statuto della Città metropolitana: salta all'occhio che c'è una forte somiglianza fra questi confini e quelli comunali della Provincia di Grosseto. Ecco la soluzione per portare risorse, competenze e centro decisionale nel territorio: non nel piccolo Comune ma nella zona omogenea che deve però svolgere il ruolo amministrativo che ora è frammentato nei vari municipi. Prima che scatti la protesta contro la cancellazione del "mio" Comune, precisiamo che i Comuni attuali possono rimanere a patto di svolgere la funzione che sono in grado di svolgere effettivamente: una rappresentanza della comunità analoga a quella delle circoscrizioni delle grandi città, mentre i servizi tecnici, le competenze operative e la rappresentanza politica del territorio passano alla zona omogenea del Chivassese, che riceve anche molte deleghe della ex Provincia. Solo così le esigenze degli abitanti di un Comune del Chivassese possono trovare una risposta adeguata perché questa risposta viene dal centro amministrativo e direzionale del Chivassese per i servizi sociali e sanitari, per l'ospedale, per le scuole, per i trasporti, per le fognature, per l'acquedotto, per i rifiuti, per l'energia, per la sicurezza, per l'ambiente, per le strade, per la protezione civile, per tutte le scelte strategiche di sviluppo e di salvaguardia del territorio. Questo organismo avrebbe le risorse economiche, strutturali, umane, il peso politico, la capacità decisionale per provvedere nel Chivassese alle esigenze locali del Chivassese, sarebbe "a tiro" dei cittadini, le cui richieste, proposte e proteste non resterebbero come oggi "a corta gittata" rispetto al bersaglio vero che è il politico che decide e non quello che fa solo da "falso bersaglio" per assorbire la protesta locale. Se non si coglie questa occasione per avere un'amministrazione locale del Chivassese con competenze e risorse vere, il destino del territorio sarà quello di diventare la periferia emarginata di Torino, senza servizi e prospettive, ricettacolo di discariche e degrado. La prova è quello che sta succedendo davanti ai nostri occhi e non c'è sindaco che tenga, perché le decisioni vengono prese altrove.
Associazione Identità Comune
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