Ci sarebbe anche un chivassese tra i quaranta combattenti dello Stato islamico partiti dal nostro Paese. Si chiama Filippo R., ha 37 anni, è un ex studente vicino alla galassia antagonista, recentemente convertitosi all’Islam. Di lui, e degli altri miliziani italiani che combattono sul fronte della Jihad, i cosiddetti foreign fighters, ha parlato la scorsa settimana in un ampio reportage sulle pagine di cronaca nazionale, il quotidiano “La Repubblica”, in un articolo a firma di Paolo Berizzi. “Si sono inabissati applicando la ‘taqiya’, l’arte islamica di cammuffarsi per rendersi invisibili al mondo di sopra. Hanno spento la luce sulle loro vite ‘normali’, spogliando progressivamente l’identità democratica e occidentale fino a ridurla a brandelli e, infine, a simbolo del Male. Un obiettivo da combattere con progetti sovversivi coltivati nel segreto del fondamentalismo armato, sotto la bandiera nera dello Stato Islamico”. Così scrive il quotidiano parlando anche di Filippo R., uno degli ‘jihadisti’ italiani che avrebbe risposto alla “dawa”, la chiamata della Jihad nel nome di Allah e della sollevazione contro l’Occidente, aderendo allo Stato proclamato dal califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Di loro aveva già parlato il Ministro Alfano la scorsa estate. Negli uffici del Viminale esiste infatti un rapporto che riguarda un piccolo plotone di islamici di casa nostra, controllati dai servizi di polizia nell’ipotesi che rappresentino una qualsiasi minaccia terroristica. Massimo il riserbo sulle loro identità. Le informazioni raccolte sugli “jihadisti”, in mano all’intelligence italiana, “sono state trasmesse - scrive Repubblica - alle forze di Polizia dei paesi lungo i quali si snoda il filo dei loro spostamenti”. La rete avrebbe per tutti, come epicentro, la Turchia, il “buco nero” dal quale sarebbero passati tutti. Anche Filippo R., finito tre anni fa sotto i radar dell’antiterrorismo. Di lui si sa che, dopo la conversione all’Islam, avrebbe iniziato un percorso di radicalizzazione nel mondo qaedista attraverso internet. Nel web si sarebbe avvicinato alle milizie di Aqim, AlQaeda nel Maghreb, in particolare ad una frangia denominata “Coloro che firmano con il sangue”. Il cronista di “Repubblica” riferisce che il chivassese sarebbe ufficialmente volato in Turchia, ad Ankara, per seguire un corso di lingua araba e sarebbe più volte andato e tornato dall’Italia. Ma... “Gli investigatori - scrive La Repubblica - ritengono fondato il sospetto che abbia superato i confini turchi per stringere contatti con gruppi di ribelli siriani. E che in Turchia abbia gettato basi solide..”.
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