Al centro del dibattito la proiezione del film Olympia, in programmazione giovedì 13 e giovedì 20 novembre presso la biblioteca Movimente, nell’ambito di “Obiettivo Sport” una serie di manifstazioni organizzate dall’assessorato allo Sport guidatao da Giulia Mazzoli. I nostri commenti sul numero de La Voce di lunedì scorso non sono passati inosservati e su sito internet www.12alle12.it ne sono seguiti molti altri, dell’Anpi di Montanaro, dell’Anpi di Chivasso, dell’ex sindaco di Montanaro Riccardino Massa, del Movimento 5 Stelle.... La domanda è: con tutti i film che ci sono a disposizione era proprio il caso di proporre “Oympia”? Si tratta di un documentario con cui la regista Leni Riefenstahl, fervente nazista e amica di Hitler, celebrò le Olimpiadi di Berlino del 1936, che a loro volta furono un grande evento di autopromozione planetaria del Terzo Reich. Peraltro Leni Riefenstahl è la stessa che nel 1933 diresse un documentario apologetico sul congresso del Partito Nazionale Socialista a Norimberga. Di seguito il botta e risposta tra l’assessore chivassese Giulia Mazzoli e il direttore de La Voce del Canavese
Chivasso/Olympia Su Olympia ignoranze e falsità
Egr. Direttore, vorrei puntualizzare le affermazioni del Sig. Meaglia e dalla lettera aperta apparse sul giornale da lai diretto. Se qualcuno degli scriventi si fosse degnato di assistere al convegno organizzato a palazzo “Einaudi” forse nell’edizione odierna della sua testata ci sarebbe una pagina in meno. Infatti ho citato proprio le Olimpiadi di Berlino come esempio fulgido di quanto la politica sporca utilizzi lo sport come mezzo di propaganda e ho proprio citato il fenomeno Jesse Owens come altrettanto esempio fulgido che smentì clamorosamente le farneticanti teorie razziste di Hitler. Nel corso del mio intervento ho anche ricordato come il povero atleta tedesco Long (secondo nel salto in lungo) fu duramente punito per aver stretto la mano ad Owens e mandato in prima linea a morire a Cassino. Per par condicio ho parlato anche degli orrori del doping di stato ad opera, questa volta dei comunisti della DDR. Egregio direttore mi stupisco davvero di lei! Per vendere una copia in più del suo giornale lascia che dilettanti allo sbaraglio sparino idiozie condite di profonda ignoranza e voluta faziosità. La mia famiglia ha vissuto sulla propria pelle le tragedie e gli orrori del nazifascismo prima e del “socialismo reale” dopo e non permetterò a nessuno di infangare il mio nome e la memoria dei miei con assurde e farneticanti affermazioni volte soltanto a screditare una manifestazione che ha ricevuto solo consensi. Dato che recentemente ha chiesto di incontrare i membri della giunta per intervistarli e ho dato la piena disponibilità la aspetto nel mio ufficio quando lo desidera.
Giulia Mazzoli
Chivasso Olympia: dov’era Mazzoli in questi anni?
Egr. Assessore, Di polemiche identiche e uguali a quella da lei letta sul numero odierno del giornale (lunedì 10 novembre ndr) me ne ricordo almeno quattro (portate avanti dalla sua parte politica) e tutte nell'arco degli ultimi 10 anni: su uno spettacolo teatrale di Simone Capula su Mara Cagol, su uno spettacolo teatrale di Puppo su Marinetti, sulle celebrazione organizzate dall’Amministraione comunale per Guareschi, sul libro di Tomas Carini sul fascista Giani. Tante polemiche e tutte decisamente più feroci (chieda in Comune e vedrà che confermeranno). Una, proprio con Ermanno Vitale (estensore della lettera) nei panni di ex presidente dell'Anpi, quindi non uno qualsiasi. In realtà il problema, oggi come nelle altre occasioni non sta nelle motivazioni che portano una città a dare il patrocinio o ad organizzare un evento (e che possono anche essere subliminali), ma proprio nei contenuti. E oggi come nelle altre occasioni c'è chi pensa alla polemica come un'idiozia, salvo non ricordarsi chi erano gli idioti e gli ignoranti di prima. Ecco perchè io non mi stupisco. Ecco perchè io non mi sento per niente fazioso. Mi sarei stupito del contrario o se, per esempio su facebook, non se ne fosse parlato. Detto ciò, non solo confermo che ho fatto oggi lo stesso giornale che faccio da sempre (probabilmente lei in passato non ci leggeva) ma credo sia giusto parlare del film in questi termini, con la speranza che anche questo (cioè la polemica su un giornale) possa essere utile ad attirare l'attenzione su un argomento o una manifestazione. Per il resto dò la mia disponibilità ad una intervista a tutti gli assessori presso la sede della Voce. E su questo, mi spiace per lei e per chi pensa che si possa fare diversamente, non c'è proprio soluzione. I giornalisti vengono a tutte le manifestazioni e ai dibattiti pubblici, se è il caso anche alle conferenze stampa ritenute utili, ma le interviste si fanno nella nostra sede. E apro una parentesi. C'è stato un tempo (un tempo in cui non esisteva il nostro giornale) in cui i "giornalisti" passavano le loro giornate a Palazzo Santa Chiara diventando tutt'uno con gli amministratori. Bene! Solo con il rigore di questi anni siamo riusciti a estirpare quella che era una regola ormai consolidata, tutta chivassese, senza eguali in nessuna altra parte d'Italia. P.S. 1) Nell'articolo in questione ci siamo limitati al film e non è citata la manifestazione da nessuna parte. Le faccio notare che il giornale ha promosso gli eventi di Obiettivo Sport con intere paginate. 2) Al giornale che dirigo, che è di proprietà di una cooperativa di giornalisti, di vendere una copia in più non gliene fotte un cazzo e di questo ci vantiamo. Mi chiedo... Ma lei, prima di fare l'assessore, in quale città ha vissuto?
Liborio La Mattina
Chivasso Olympia 2: giornali servi di molti padroni
Egr. Direttore, Le posso confermare che prima di fare l'assessore, cioè da 25 anni, ho vissuto a Chivasso e ricordo le polemiche per qualunque cosa. Ho più volte dato atto a Lei, anche per scritto, della correttezza di informazione riguardo agli eventi culturali e la ringrazio per lo spazio che vuole dedicare all'evento in questione. Ma quando si parla di scarso coraggio della sottoscritta ad affrontare certi argomenti senza neppure aver ascoltato quanto ho detto in sede di convegno mi sembra quantomeno superficiale. Per abitudine e forse per educazione ho l'abitudine di parlare solo se sono sicura di quello che dico e non mi piace buttare fango (potrei usare altri termini ma penso che il turpiloquio non aggiunga nulla) gratuitamente su nessuno. In quanto ai giornali locali penso da sempre che siano servi di molti padroni indipendentemente da dove si svolgono le interviste, per me non è un problema venire da Lei ma mi piacerebbe poter parlare con una persona corretta e non faziosa e dato che La ritengo molto intelligente (più di tanti altri pseudo giornalisti) penso che si potrà fare una chiacchierata molto interessante.
Giulia Mazzoli
Chivasso Olympia 2: non se ne può davvero più...
Ognuno ha la sua idea su come si fa un giornale e molte volte il lettore o il politico tendono a confonderne il ruolo. Su questo, a fianco della testata “La Voce del Canavese”, trova scritto: L'eco della Dora Baltea, fondato da Fausto Luigi Curbis nel 1848. Si tratta del primo giornale in lingua italiana mai stampato in Canavese (arrivava fino a Chivasso). Ci scrivevano Massimo D'Azeglio, l'allora sindaco di Ivrea Baritono, il preside del Liceo Botta e tanti altri uomini del Risorgimento scappati sotto le rosse torri dalle tante Regioni di un'Italia che ancora non esisteva. Talmente tante e tali erano le battaglie e talmente alto era il dibattito che un giorno una parte politica ne acquistò centinaia di copie e le bruciò in piazza Ottinetti a Ivrea. Io ho questo come punto di riferimento, non ne ho altri. Credo che alla categoria dei giornalisti, dal dopoguerra in avanti, si sia chiesto di interpretare un ruolo che non avrebbero mai dovuto avere, spacciato per corretta informazione e questa si che è davvero una balla colossale. E lo è ancor di più oggi perchè i giornali da tempo hanno perso il ruolo di informatori, egregiamente portato avanti dai tanti addetti stampi e sui tanti mezzi a disposione (non in ultimo internet). Ci è rimasto il dibattito da ricercare in tutte le sue forme. Ecco cosa penso ed ecco perchè lo cerco. E se non lo pensassi avrei già detto addio a questo mestiere, con buona pace di chi ancora vede nei giornali uno spazio vero di confronto. E mi si consenta di dire che la polemica di oggi è tutto fuor che becera, magari i toni sono alti, magari ne avremmo potuti utilizzare altri, ma è profonda come solo può essere la nostra storia. E sant'iddio (come dissero una volta Santoro e Travaglio in Tv) non se ne può davvero più di tutto questo perbenismo e bigottismo. Se uno fa l'assessore se ne deve fare una ragione.... Se uno fa l’assessore deve mettere in conto di poter sbagliare e lei, questa volta, ha sbagliato e anche tanto, soprattutto nei toni....
Liborio La Mattina
Olympia cosa c’entra con lo sport?
Mi permetto d’intervenire sulla vicenda con alcune riflessioni. Sono stato Sindaco del Comune di Montanaro per 9 anni, provengo da una famiglia partigiana che ha avuto dei caduti per la libertà e sono un’iscritto all’ANPI. Vorrei subito precisare che Olympia non è un film sullo sport, ma un film di propaganda del regime hitleriano. La retorica del regime si scopre già dai primi fotogrammi, quando la regista ha voluto rappresentare come dalle rovine della Grecia classica si risorge al mito del 3° Reich, il tutto condito con una colonna sonora simil-wagneriana che vuole associare il nazifascismo come erede della cultura classica. Come dicevo è un film che nasce con un’impostazione propagandistica, tanto è vero che tra osannanti moltitudini di spettatori in adulazione a braccio teso, emerge la volontà di mostrare un’estetica nazista. Dopo tali immagini iniziano a comparire sequenze di gare nello stadio olimpico che anch’esse mostrano il vero scopo del film, tanto è vero che si mostrano le vittorie dei singoli atleti, tra l’altro tradendo lo stesso concetto che sta alla base della manifestazione olimpica e che lo stesso Pierre de Frédy, barone di Coubertin poneva come indicatore dei giochi moderni. Lo stesso Barone infatti riteneva lo sport come elemento pedagogico nel quale la cosa più importante non è la vittoria in se, ma la disciplina che deve stare a fondamento di ogni manifestazione umana. Certo non eravamo ancora in guerra, e solo alcuni anni dopo, la faccia mostruosa del nazionalsocialismo si manifestava con gli stermini, i campi di concentramento, le invasioni di altre nazioni, l’asservimento di popoli, ma già a quell’epoca Hitler e Mussolini davano una mano a Francisco Franco per annientare la giovane Repubblica spagnola ed Hitler stesso aveva distrutto la fragile Democrazia della Repubblica di Weimar, annullato il dissenso e perseguitando i propri avversari politici. Inoltre era già stata avviata dal regime l’iniziativa di annientare razze ritenute inferiori. E non solo le razze, visto che un processo di annientamento fisico era in quegli anni effettuato verso i portatori di handicap tedeschi. Anzi la stessa propaganda nazista aveva fatto passare l’idea mostruosa che chi aveva un handicap era solo un costo per la società. Una logica che aveva trovato oppositori anche tra i vescovi della Chiesa germanica. Quindi questa esaltazione retorica, non ha nulla a che fare con lo sport. Ora, resto del parere che una delle differenze tra un regime totalitario ed una democrazia sta proprio nel fatto che il regime totalitario nega la possibilità di esprimere idee diverse dalle proprie, mentre la bellezza di una democrazia stà nel fatto di permettere a tutti di poter esprimere i propri concetti. Sarebbe un controsenso per uno che si definisce antifascista se facesse del metodo della censura la sua idea di espressione politica. Tradirebbe gli stessi ideali che sono stati alla base del movimento della Resistenza in Italia e nel resto d’Europa. Quindi non sono tra quelli che dicono che questo Film non deve essere visto. Ciò che dico è che questo film, non essendo un film sullo sport, bensì una bieca operazione di propaganda, non dovrebbe essere proiettato in una manifestazione come quella programmata dal Comune di Chivasso. Un’ amministrazione comunale che io reputo sicuramente democratica ed antifascista, la quale però ha commesso un’errore di superficialità nel pensare che questo lungometraggio potesse essere utile in questo contesto. La superficialità provoca purtroppo degli inconvenienti. Infatti se questo film fosse proiettato in una manifestazione cinematografica di carattere storico, avrebbe sicuramente un senso. L’uso del grand’angolo, le scene al rallentatore, sono innovazioni che vengono dall’innovazione tecnica ed artistica del precedente periodo (Poco si conosce aimè sul grande laboratorio di innovazione che fu la precedente Repubblica di Weimar anche se negli ultimi anni alcuni testi hanno fatto scoprire una realtà soprattutto sul cinema che per troppo tempo è rimasta nascosta dalla Storia), ma in questo contesto rischia di confondere la stessa idea di Sport. Senza un’adeguata preparaziazione soprattutto verso le nuove generazioni,che in questi anni hanno subito l’annullamento scolastico delle discipline storiche ed artistiche, si rischia un’operazione culturale sbagliata. In questo caso lo sport viene inteso solo come esaltazione di bellezza e forma e perdere prorpio quei caratteri pedagogici di cui parlavo in precedenza. In verità il Film, nato come strumento propagandistico, non riuscì nel suo intento. Tanto è vero che lo statunitense James Cleveland Owens detto Jesse conquistò ben 4 medaglie d’oro. Era uno studente di scuole tecniche, che si pagava gli studi lavorando in un negozio di scarpe e nel poco tempo libero correva, ma soprattutto non era il rappresentante della cosiddetta razza ariana (Un’altra boiata nazista, non esistendo una razza ariana) in quanto era nero. Infatti, Joseph Paul Goebbels, ministro della propaganda dal 1926 al 1945 e successivamente cancelliere del Reich per due giorni (dal 30 Maggio al 1 Giugno 1945 , quando anch’egli si suicidò nel bunker della cancelleria con tutta la sua famiglia , Hitler stesso ed Eva Braun) cercò di far tagliare quelle parti del film perché non confacenti all’estetica nazista. E quì possiamo dire grazie alla regista Leni Riefenstahl, che ebbe uno scatto d’orgoglio sul suo lavoro artistico impedendone le sforbiciate. Non era certo un’eroina, tanto è vero che ebbe le sue responsabilità avendo sposato la causa hitleriana (In altri film di propaganda giunse addirittura ad utilizzare prigionieri in campi di concentramento come comparse per non pagarli), ma certo da film di propaganda, il documento diventò importante dal punto di vista storico. Quindi, se l’assessore del Comune di Chivasso volesse effettivamente dare l’attenzione giusta all’argomento, mi aspetterei non la censura, ma almeno che prima della proiezione del Film, prendesse la parola e spiegasse agli spettatori la sua scelta contestualizzandola, e spiegando che è stata fatta per dimostrare come lo sport può essere manipolato dai regimi totalitari e che anche chi si dedica a queste discipline deve stare attento a non diventare strumento di propaganda. Grazie dell’attenzione
Riccardino Massa
Olympia uguale a Shoah!
Siamo rimasti stupiti nel constatare che, nella rassegna ‘Obiettivo Sport’, sia stata inserita la proiezione del film OLYMPIA sulle Olimpiadi di Berlino del 1936. Un’opera di voluta propaganda nazista che il regime realizzò senza badare a spese. Le nostre scelte sarebbero state diverse, ma soprattutto colpisce il modo in cui il film viene presentato: “…capolavoro della cinematografia mondiale….vennero utilizzati mezzi tecnici all’avanguardia per l’epoca….al di la’ dei contenuti di natura politica”. Un’opera che ha preparato il terreno alla Shoah, se proprio voleva essere proiettata – e non come unico film della rassegna – andava presentata in modo diverso. Altrimenti anche le canzonette del ventennio, tipo “Faccetta nera”, dall’accattivante melodia, potrebbero diventare dei gioiellini musicali se andiamo “al di la’ dei contenuti di natura politica”. E, con questo parametro, anche Auschwitz, con le migliaia di ebrei, Rom, ecc. sterminati in poche ore, rischierebbe di diventare un “ capolavoro”, stavolta della scienza e della tecnica. Non vogliamo attribuire all’assessore Giulia Mazzoli ideologie distanti dalla sua e dalla nostra formazione, ma una maggiore riflessione su cio’ che si scrive sarebbe stata opportuna.
Beppe VAIANA – Portavoce M5S Chivasso
Assessore Mazzoli non si vanti
Gentile assessore, non scenderò al livello di chi risponde a argomentazioni con insulti, anche se ormai mi rendo conto che questo è lo stile della classe politica formatasi da vent’anni a questa parte, a destra come a sinistra, e ultimamente più a sinistra che a destra. Tanta sicumera, poco spirito critico, zero autoironia. Tranquilla, assessore, nessuno pensa che Lei abbia simpatie Bund und Blot, era solo un modo di farle notare una gaffe comunicativa! Già, ma entrare in politica comporta entrare nell’Olimpo della perfezione, e non si deve mai ammettere un errore, foss’anche il più evidente. Comunque, visto che Meaglia e io saremmo “dilettanti allo sbaraglio” ai quali il Direttore della Voce consente di sparare “idiozie condite di profonda ignoranza e faziosità”, La invito a inserire il mio nome su Google, così forse potrà convincersi di essere stata Lei a spararla un po’ grossa. Meaglia saprà replicare come meglio crede, io mi limito qui a ricordare che ci siamo conosciuti all’università, entrambi allievi di Norberto Bobbio. Quanto al pedigree familiare che Lei invoca o ostenta – la mia famiglia ha conosciuto gli orrori del nazifascismo! – La informo che porto il nome di mio zio partigiano, trucidato al ponte di Perletto e medaglia d’argento della Resistenza. Potrei andare avanti, ma credo possa bastare. Le suggerisco, per l’avvenire, di informarsi un minimo sui suoi interlocutori prima di rispondere impulsivamente, mi perdoni, proprio come una dilettante allo sbaraglio. Oggi è così facile! Un altro piccolo suggerimento che mi permetto di darLe è di rileggere attentamente la mia lettera. Non ho ovviamente criticato il convegno, non avendovi partecipato. Mi sono soltanto domandato se fosse il caso di invitare la cittadinanza alla visione di un film come Olympia, una produzione del regime nazista, senza alcun tipo di chiara avvertenza critica. Il film sarà proiettato giovedì13 e poi giovedì 20, a due-tre settimane di distanza dal convegno, presumibilmente con un altro pubblico (l’ingresso è libero), quindi ha poco senso invocare a spiegazione/giustificazione una presunta continuità con la relazione in cui Lei – ripeto: due-tre settimane prima – tuonava contro la “sporca politica” che usa lo sport come propaganda. Così almeno recita il pieghevole che ho potuto vedere: non si prevede alcuna illustrazione critica immediatamente prima della proiezione. Mi smentisca, se è in grado di farlo. A proposito: la faccia una breve introduzione, si salvi in calcio d’angolo. Infine, lo ribadisco, nel suo comunicato, che ho letto con attenzione, Lei invitava a vedere il film per il suo valore tecnico-artistico, non come esempio di uso distorto – a fini di propaganda politica – degli eventi sportivi, sorvolando sull’adesione esplicita al nazismo della regista e usando una formula piuttosto sibillina (il film è interessante “al di là dei contenuti di natura politica”). Perché non dire apertamente: il film è storicamente interessante, anche se ( o proprio perché) è un esempio di propaganda nazista. Anche qui: mi smentisca, se è in grado di farlo. Ah, dimenticavo. Lei ci tiene a sottolineare che il suo convegno ha riscosso solo consensi. Un po’ come all’epoca accadeva in Germania ai film della Riefenstahl… Un cordiale saluto,
Ermanno Vitale