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11 Maggio 2018 - 09:32
Lo spettacolo di poesie e musica “Resistere: Storie di resistenza di popoli nelle guerre di ieri e di oggi” ha ripercorso, attraverso poesie note e meno note, le tappe salienti degli avvenimenti che portarono alla Lotta di Liberazione: a partire dalle carneficine della Prima Guerra Mondiale - che posero le condizioni per la nascita del Fascismo - all’imporsi della dittatura mussoliniana in Italia e di quella nazista in Germania, alla Guerra Civile Spagnola, al secondo conflitto mondiale. I testi – scelti da Danilo Vittone, ex-insegnante di Lettere - sono quelli celeberrimi di Ungaretti e di Brecht, aspri e spietati nella loro denuncia della guerra; quelli meno noti dell’ex-deportato a Mauthausen Quinto Osano, che sperimentò sulla propria pelle le aberranti conseguenze delle teorie naziste; quelli raccapriccianti di Daniel Varujan, che ne “Il carro dei cadaveri” ci sbatte in faccia la tragedia del genocidio armeno. Sono i versi dolenti della Ginzburg, che descrivono il dolore interiore per la perdita dell’uomo amato ucciso dai fascisti e quelli della partigiana cuorgnatese Tullia De Mayo, che uniscono sofferenza emotiva e determinazione nella lotta. Sono l’ammissione d’impotenza degli intellettuali di fronte alla barbarie dell’occupazione nazista (Quasimodo con “Alle fronde dei salici”) e la lucida consapevolezza della superiorità morale di chi lotta per le proprie idee (Calamandrei in “Lo avrai camerata Kesserling”) . Due dei testi sulla Resistenza sono opera della poetessa Piera Giordano, una delle lettrici. Come già sottolineato, l’obiettivo era quello di allargare lo sguardo al di là del consueto orizzonte europeo-occidentale verso i drammi di mondi che poco o per nulla conosciamo giacché i dolori ed i lutti causati dai conflitti sono uguali ad ogni latitudine ed universale è l’aspirazione dei popoli alla libertà ed alla pace. Tre gli esempi scelti: il Massacro degli Armeni ad opera dei Turchi, perpetrato nell’indifferenza del mondo in piena Prima Guerra Mondiale; il conflitto recentissimo ma dimenticato scoppiato quattro anni fa in Ucraina; la tragedia dei bambini-soldato africani, che spesso s’incrocia con i percorsi dell’emigrazione clandestina (la canzone “Elmando”, letta in francese, racconta l’odissea di un ragazzo congolese in fuga verso l’Europa). Nella lettura delle poesie si sono alternati (in ordine alfabetico) Caterina Ceresa, Kateryna Fedyk, Gabriella Garda, Piera Giordano, Esther Luzolo Ngimbi, Franco Miele, Mariagrazia Nemour, Maria Grazia Pezzetto, Anna Vardanyan, Isaac Yaba Zanzambi. Ottima l’esibizione degli ospiti del centro S.P.R.A.R. (una ragazza armena, una ucraina, una coppia congolese) che, pur in mancanza di esperienze teatrali precedenti, hanno dimostrato una notevole capacità di stare sul palco e di trasmettere emozioni. Lo spettacolo si è aperto e chiuso con l’esibizione musicale del quartetto costituito da Luciano Cesca (basso e chitarra), Walter Giorgio Muià (baritono e chitarra), Marina Tarro Boiro (contralto), Marina Loretta Righi (soprano) che hanno eseguito canti molto diversi tra loro: quelli nati nelle trincee della Prima Guerra Mondiale come “Ta pum “ e “Sciur capitan”, che esprimono l’avversione dei soldati contro una guerra insensata, e quelli, fervidi di speranze e di entusiasmo, fioriti sulle montagne fra i combattenti per la libertà (“Oltre il ponte”, “Dalle belle città (Siamo i ribelli della montagna)” e “Fischia il vento”). Dell’organizzazione si è occupato Luigi Perona, laureato al DAMS ed esperto di musica e spettacolo, che si è sobbarcato il non facile compito di mettere insieme le varie componenti, di contattare i musicisti, di armonizzare le parti recitate e quelle cantate.
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