Non fu colpa sua se la valanga spazzò via le case nell’inverno del 2008. Il tribunale di Ivrea ha assolto l'ex sindaco, oggi consigliere di maggioranza Renzo Bruno Mattiet perché “il fatto non costituisce reato”. Crolla così il castello accusatorio che, in questi anni, aveva focalizzato tutta l’attenzione sulle lacune dei provvedimenti amministrativi e sulla carenza di paravalanga. A Bruno Mattiet, difeso dall'avvocato Massimo Ceresa Gastaldo, era imputato il reato di disastro colposo: gli erano negligenze relative al Piano Regolatore e ai mancati interventi per garantire la sicurezza, venute a galla in occasione dei fenomeni atmosferici del 16 dicembre di otto anni fa. A trascinare l’amministratore sul banco degli imputati era stata Serra-Villata, titolare della Dacia dei Fiori, villa distrutta e trascinata a valle per 150 metri, costituita parte civile con l’avvocato Maria Cristina Macrì al fine di chiedere un lauto risarcimento danni: 600mila euro con una provvisionale di 445mila euro, pari al valore dell’immobile distrutto. Ora la parte civile valuterà il ricorso in Appello. Secondo l'accusa esistevano tre sono i profili di responsabilità attribuiti all'ex primo cittadino: il fatto di non aver adeguato il piano regolatore al Pai (Piano di Assetto Idrogeologico), il fatto di aver omesso interventi come sistemazione dei paravalanghe, e di non aver provvedimento alle dovute comunicazioni per far evacuare la popolazione. La difesa, nella sua arringa, ha però sempre sostenuto che i fatti fossero totalmente insussistenti in quanto la casa non era ubicata in una posizione a rischio, e ancora nel 2006, quando il comune commissionò l’aggiornamento del Pai, la carta della valanghe non la prevedeva in area a rischio, secondo gli studi del geologo incaricato. In quanto ai paravalanghe secondo il legale è stato dimostrato che non avessero avuto alcun tipo di influenza sull’evento atmosferico. In terzo luogo, circa le procedure di protezione civile, “il sindaco - aveva ribadito l’avvocato Ceresa Gastaldo - era stato assolutamente scrupoloso nel seguire tutte le previsioni”. “La forma utilizzata dal giudice per l’assoluzione, che ha dunque accolto la tesi difensiva - osserva Ceresa Gastaldo -, è che il fatto non è previsto dalla legge come reato”. Tecnicamente il reato di disastro colposo è commesso da chi cagiona la valanga. “Cioè - precisa l’avvocato - da chi contribuisce alla caduta della valanga e nessuna delle tre condotte contestate rispetta la condizione di base del reato. Nessuna delle condotte contestate ha a che fare con la genesi della valanga”.
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