Cerca

REPORTAGE. A Ceres, al centro delle Valli di Lanzo

REPORTAGE. A Ceres, al centro delle Valli di Lanzo

Ceres

"Ho vissuto 40 anni a Torino e a malapena conoscevo il mio vicino di casa. A Ceres ci vivo da poco ma conosco già tutti”. Racconta, Riccardo Caprioglio. Racconta le sue verità, le sue emozioni. E racconta Ceres. “Una comunità… - sorride -. Un paesotto con tante frazioni, dove esiste ancora umanità”. L’umanità, questa sconosciuta. Per chi abita in città la parola è quasi scomparsa dal dizionario. “Venivo qui da turista, in vacanza - mi spiega -. Poi, avendo la casa di proprietà e amando queste Valli, ho deciso di trasferirmi”. In poco tempo ha trovato la sua strada e adesso è finito dietro ad una scrivania ricolma di scartoffie, con un computer accesso a mezzo metro dal naso. Di fronte a lui ci sono due tavoli, con su sparpagliati una marea di libri. “Sono ancora da catalogare”. Si aggiungeranno agli altri 11mila volumi già posizionati sugli scaffali. Caprioglio, ad agosto del 2015, ha aperto una biblioteca di fianco alla chiesa parrocchiale dell’Assunta. Ha detto addio a Torino ed è stato accolto a Ceres. “La gente dovrebbe venire a vivere qui per capire cosa vuol dire essere una comunità - sorride -. Tutti si conoscono, che da una parte può essere un male ma dall’altra è un gran bene, perché nel momento del bisogno tutti si attivano per darti una mano”. Caprioglio vive quotidianamente a contatto con i ceresini, collabora e organizza diverse iniziative con le associazioni e le scuole. Ci sono l’asilo, le elementari e anche le medie, che raccolgono i ragazzi dei comuni del circondario. “Questo - si rattrista - era un posto di vacanza molto frequentato dove le mamme portavano i propri figli”. Adesso tutto si è ridimensionato. “Ma - sottolinea - c’è la volontà di tornare un po’ il paese di prima”. Qui a Ceres tutti ricordano con rimpianto i tempi che furono. Caprioglio si fa in quattro per recuperare l’istante andato, ma non è l’unico.

Le persone

Incontro Davide Eboli dove s’incontrano i sindaci come David Eboli: in Municipio. Ha 43 anni ed è al secondo mandato. “Ceres - mi dice - è un po’ il centro delle Valli di Lanzo, dove si possono trovare tutti i tipi di servizi essenziali”. Le scuole e la biblioteca, come detto, ma anche la banca, la posta, la guardia medica, la stazione ferroviaria. “Questo - prosegue - è un paese tipico di media montagna, ideale per le famiglie. Manca un po’ la parte dedicata ai giovani, ma con la nuova Pro Loco stiamo cercando di inserire nei programmi estivi serate, concerti, eventi proprio per i giovani”. Laddove mancano i soldi si punta sul volontariato e qui pare che di sodalizi ce ne siano molti. In primis la Pro Loco, che fa un po’ da coordinamento. “Il prossimo impegno importante sarà l’11 giugno con Ceres in Arte, un appuntamento ormai tradizionale - mi dice il presidente Roberto Praino, 49 anni -. La Pro Loco è fondamentale per Ceres, si impegna per far conoscere il paese, i posti, le tradizioni. Questro attraverso eventi e manifestazioni”. Oltre alla Pro Loco ci sono protezione civile, gruppo alpini, associazione commercianti, avis. C’è anche una squadra di calcio a 5.  Poco tempo fa è nata l’associazione “Valli in rosa”, con sede a Ceres, che riunisce le donne delle Valli in diverse iniziative. Di fianco alle associazioni, il commercio. “Stiamo cercando di favorirne l’aumento - spiega -. Il commercio e la ristorazione sono essenziali per un paese turistico come il nostro”. Certo non si registrano più gli arrivi di un tempo, ma Ceres nel periodo estivo passa da 1052 persone a 4/5mila. “L’anno scorso hanno aperto 3 locali, la ristorazione ha preso di nuovo vita - continua -. Ci sono il ristorante “Valli di Lanzo” per un target elevato, il  “Quinquée”, che nel dialetto francoprovenzale è il nome della vecchia lanterna ad olio, per un target medio. Poi c’è il ristorante albergo Ceres”. Ci sono gastronomie, macellai e salumerie con i prodotti tipici delle Valli. Dalle paste di meliga ai torcetti, dal salame di turgia alla toma delle varie vallate. Alcuni sono ottimistici, altri meno. Tra gli ultimi c’è Mauro Bianco, 62 anni, commerciante dagli anni ’80, che nel suo negozio vende di tutto e di più. Passo a trovarlo.  “Qui a Ceres ci sono molte difficoltà - mi dice -. Il periodo estivo si accorcia sempre di più e ogni anno c’è meno gente. Facciamo fatica, una volta andava molto bene. Per sopravvivere ci ingegnamo in tutte le maniere, variamo anche maggiormente coi prodotti per accontentare più gente. Fortunatamente abbiamo i nostri clienti abituali”. L’artigianato non è scomparso. Resistono la lavorazione del legno, del ferro, del pane. C’è anche un museo, di fianco al municipio, con gli attrezzi utilizzati in passato dai valligiani. Si chiama “Museo delle genti”, ma oggi è chiuso.

Un po’ di storia

Come nasce il nome Ceres? Ci sono due scuole di pensiero. La prima è che derivi da Cerere, dea delle messi. Poi c’è un’altra scuola, secondo alcuni più fantasiosa, che fa derivare il nome dal grande numero di ciliegi presenti in zona. In ogni caso le notizie storiche non sono numerosissime. Secondo alcuni studiosi Ceres è appartenuta alla diocesi di Torino che gia intorno all'anno Mille ne aveva assegnato una parte del territorio al monastero benedettino di Mathi e poi dal 1310 sarebbe passata sotto il dominio dei Savoia. Di certo c’è che nel 1724 è data in feudo dai Savoia a Leonardo Cotto di Scurzolengo. Nel secolo successivo inizia a diventare centro di turismo, grazie anche alla posizione strategica come punto di partenza per le escursioni. In questa ottica fondamentale è la costruzione della ferrovia. I lavori partono nel 1868 ma la ferrovia raggiunge Ceres nel 1916. Pensare che nel ’20 la To-Ceres è la prima ferrovia al mondo ad adottare la trazione elettrica a corrente continua ad alta tensione. Il ponte in cemento armato nei pressi della ferrovia, costruito nel 1906, è invece il primo in Europa. Durante la Resistenza gli scontri violenti tra partigiani e nazisti, qui a Ceres, sono numerosi. Molto importante l’aspetto religioso. Al di là della chiesa principale, ognuna delle 14 frazioni ha la sua cappella. A Voragno c’è perfino l’affresco della Sindone, risalente XVII secolo, che ne testimonia il passaggio nelle nostre valli. C’è poi, ad esempio, la Cappella della Peste, dove venivano portati gli appestati per far sì che non stessero a contatto con le altre persone. Molto importante il santuario di Santa Cristina, a più di 1300 metri sul livello del mare, al confine tra Ceres e Cantoira. Ma a livello storico è il campanile vecchio, risalente al XII secolo, a ricoprire un ruolo di primo piano. Nel 1.500 una frana ha distrutto la chiesa adiacente, ma il campanile ha retto e svetta ancora su Ceres. Per quanto riguarda le tradizioni, svetta la festa patronale di ferragosto. I priori e i sottopriori indossano il vestito classico. Una cerimonia curiosa è quella del pane benedetto: ha forma tonda e viene benedetto in Chiesa, tagliato e portato alle ville per poter avere un contributo. Le ville, certo. Perché Ceres in passato è stato luogo di soggiorno anche di ricchi e notabili. C’è Villa Macario, ma c’è anche l’albergo Miravalle, ormai inutilizzato. Prima che scoppiasse il boom della Val di Susa, fino agli anni Sessanta i nobili salivano con la ferrovia fino alla stazione e poi andavano in carrozza all’albergo.

Una fenice...

In municipio incontro anche Francesca Graneri. Con i suoi 21 anni è la consigliera comunale più giovane di Ceres. È inoltre attiva nella Pro Loco e nell’Estate Ragazzi. Le chiedo dei giovani a Ceres. “Per chi ama lo sport - mi risponde - c’è la possibilità di fare escursioni, camminate, arrampicata. Ci sono poi campi da calcetto, pallavolo, tennis”. Al di là dello sport, però, come nel resto delle Valli non c’è molto. “Qualche locale sì - sottolinea -. Qui quando fa caldo si sta in piazza, frequentiamo poi i bar che tengono aperto la sera. Certamente non c’è tutta questa vivacità. Devo dire però che sono contenta di vivere qui, sono legata alla gente e al posto. L’importante è sentirsi parte di una comunità”. Le stesso parole di Caprioglio. Vuol dire, forse, che questa dimensione comunitaria è particolarmente sentita. Graneri si dice disponibile ad accompagnarmi in un “tour” per Ceres. La Chiesa dell’Assunta, i monumenti ai caduti, i resti dell’albergo Miravalle, la torre campanaria, l’affresco sindonico a Voragno, frazione Bracchiello. Una marea di bellezze da rivalutare, per far sì che il paese torni attrattivo come un tempo. È una fenice Ceres, aspettiamo solo che risorga dalle sue ceneri.

roberto-praino thumb_img_5498_1024 thumb_img_5499_1024 thumb_img_5500_1024 thumb_img_5501_1024 thumb_img_5504_1024 thumb_img_5506_1024 thumb_img_5508_1024 thumb_img_5509_1024 thumb_img_5510_1024 thumb_img_5511_1024 thumb_img_5514_1024 thumb_img_5515_1024 thumb_img_5516_1024 thumb_img_5517_1024 thumb_img_5518_1024 thumb_img_5519_1024 thumb_img_5520_1024 thumb_img_5521_1024 thumb_img_5522_1024 thumb_img_5523_1024 thumb_img_5524_1024 thumb_img_5525_1024

 

manuel.giacometto@gmail.com

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori