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22 Novembre 2017 - 09:43
Giovedì è stato il giorno del dolore. Nella parrocchia intitolata alla Natività della Beata Maria Vergine è stato tributato l’estremo saluto a Mauro Mattioda, 60 anni, ex geometra, che sabato scorso è stato trovato privo di vita all’interno della propria villa in località Belvedere in frazione Spineto. Soffocato con un sacchetto di nylon dalla sorella Maria Cristina, 64 anni, ex professoressa d’inglese all’istituto XV Aprile di Cuorgnè.
Nella sua omelia don Luca Pastore ha inviato tutta la comunità a stringersi attorno alla famiglia Mattioda. “Vogliamo lasciare fuori da questa chiesa le tante domande – ha pronunciato –. Il senso di smarrimento e le paure provate da questa donna sono anche le nostre. Siamo tutti chiamati ad aiutare chi non ha più la forza per rialzarsi. Soprattutto questa famiglia schiacciata dal pese di queste croci. Un sentimento che ci aiuta di più a fare comunità. Che il Signore ci aiuti e come dice Papa Francesco dobbiamo essere più uniti. Non dobbiamo lasciare nessuno dietro. Sapere ascoltare chi è solo. Chi ha bisogno. In questi tre anni trascorsi qui a Spineto ho potuto constatare come la famiglia Mattioda sia stata discreta e generosa. Ha saputo ascoltare chi aveva bisogno, ma quando ha avuto bisogno si è trovata sola”.
Maria Cristina Mattioda è stata arrestata dai carabinieri della compagnia di Ivrea. Un dramma della depressione che si è concretizzato in una villa della località Belvedere, alla sommità della collina di Spineto. Le indagini intanto proseguono. Martedì mattina Maria Cristina Mattioda, assistita dal legale Franco Papotti, è comparsa davanti al gip del tribunale di Ivrea, Alessandro Scialabba, che si è preso qualche giorno di tempo per decidere sulle misure restrittive da adottare nei confronti della donna che, per il momento, resta ricoverata nel repartino psichiatrico delle Molinette di Torino. E’ indagata anche per il tentato omicidio nei confronti dell’anziano padre, Fiore Mattioda, ora ricoverato all’ospedale di Cuorgnè in attesa di una sistemazione definitiva in una struttura dell’Asl.
Sulle motivazioni del gesto, appare sempre più chiara una reazione maturata in un quadro famigliare segnato da lutti e gravi malattie. In quadro famigliare piuttosto complicato, non avrebbe resistito di fronte alla depressione del fratello e alla malattia dell’anziano padre.
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