AGGIORNAMENTI
Cerca
27 Settembre 2017 - 11:33
Lo spettro del carcere a vita su Gabriele Defilippi si dissolve poco dopo le 13, quando in un’aula del tribunale di Ivrea il gup Alessandro Scialabba gli presenta il conto: trent’anni di reclusione. Niente ergastolo, dunque, per il ventitreenne playboy del Canavese processato con l’accusa di avere ucciso Gloria Rosboch, 49 anni, la sua ex insegnante di francese, dopo averle promesso avventure da sogno in Costa Azzurra e averle spillato 187 mila euro.
Adesso tocca alla madre di Gabriele, Caterina Abbatista, infermiera a Ivrea: è stata rinviata a giudizio per concorso morale in omicidio. Anche lei, secondo l’accusa, avrebbe giocato un ruolo. L’appuntamento in Corte d’Assise è per il 17 ottobre.
“Dimostreremo che la decisione di non procedere a un proscioglimento immediato è stata un errore”, assicura l’avvocato Gian Paolo Zancan. Fuori dall’aula, Caterina ribadisce la propria innocenza e parla di Gabriele, di come in prigione stia “cercando di ricostruirsi un’anima con l’aiuto di tante persone”. Ma intanto si alza il grido dell’anziano padre di Gloria Rosboch: “Maledico tutti per quello che le hanno fatto”. “Questa sentenza - aggiunge la moglie - è troppo mite, è fasulla. L’ergastolo sarebbe stato più giusto”.
A chiedere il massimo della pena era stato il pm Giuseppe Ferrando: “Forse - commenta - il giudice ha tenuto conto della giovane età dell’imputato. Lo capiremo con le motivazioni”.
“Abbiamo fatto comprendere al gup - dice l’avvocato difensore, Giorgio Piazzese - che, al di là delle istanze soltanto repressive dell’opinione pubblica, Defilippi merita di avere una seconda opportunità”. E’ anche possibile che abbia pesato la confessione in extremis: “L’ho uccisa io, ho fatto tutto da solo”, affermò Gabriele all’udienza del 30 giugno.
Gloria Rosboch era scomparsa da Castellamonte il 13 gennaio 2016. Il corpo fu ritrovato il 19 febbraio successivo nella cisterna di una discarica abbandonata, a pochi chilometri da casa. L’autopsia rivelò che era stata strangolata.
Poi i carabinieri arrestarono Defilippi. Il ragazzo dalla frenetica vita sentimentale, dai quindici profili Facebook, dalla passione per i travestimenti, era stato denunciato dalla Rosboch nel 2015 proprio per quei 187 mila euro carpiti con l’inganno. La prospettiva di finire sotto processo lo avrebbe spinto ad agire.
Per il presunto complice, nonché amico e amante di Defilippi, Roberto Obert, cinquantaquattrenne, sono 19 anni di carcere. Il pm ne aveva chiesti 20. Caterina Abbatista capovolge la prospettiva: “E’ stato Obert a rovinare mio figlio. Perché questa differenza di pena e di trattamento?”. Gabriele, durante il colpo di scena del 30 giugno, si era assunto per intero la responsabilità del delitto. I due erano in auto insieme a Gloria, che probabilmente pensava fosse un incontro per chiarire la questione dei soldi. Defilippi - stando a quanto lui stesso ha raccontato - invece le strinse attorno al collo un filo di quelli per stendere la biancheria.
Efisia Rossignoli, 46 anni, che avrebbe preso parte al raggiro ai danni della Rosboch spacciandosi per la telefonista di una banca, ha patteggiato un anno e undici mesi per truffa.
Il giudice ha riconosciuto ai genitori di Gloria, parte civile con l’avvocato Stefano Caniglia, il diritto a un risarcimento da parte di Defilippi, che dovrà versare anche una provvisionale (a titolo di acconto) di 500 mila euro.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.