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CASTELLAMONTE. Cercò di affettare i vicini di casa, a processo

CASTELLAMONTE. Cercò di affettare i vicini di casa, a processo

Aula di tribunale

  Una vita solitaria. Insofferenza nei confronti del prossimo. Tanto da diventare furibondo e violento con i vicini di casa. L’altra settimana, di fronte al giudice Maria Claudia Colangelo del Tribunale di Ivrea, è cominciato il processo a carico di Mauro Perono Bacchiardo, classe 1968 e residente a Castellamonte. Difeso dall’avvocato Alberto Bazzani, deve rispondere di lesioni e danneggiamenti per fatti risalenti al 5 agosto 2010, raccontati, la settimana scorsa in aula, proprio dai vicini di casa, alcuni dei quali rimasti feriti dall’utilizzo di un coltello. Antonio Gigliotti ha raccontato che quel giorno, era intervenuto di corsa presso l’abitazione del cognato. “Verso le 14 ho ricevuto la telefonata di mia moglie - ha riferito rispondendo alle domande del Pm Floriana Bamonte -, mi diceva di tornare a casa perché il vicino voleva uccidere tutti con una scure. Si trovava nella casa di suo fratello, mio cognato, vicino di casa di Perono Bacchiardo. Anche mio fratello è corso a vedere”. In quella giornata Perono Bacchiardo avrebbe afferrato una scure e con quella avrebbe cominciato a battere contro la porta: siete extracomunitari, andate via, vi uccido tutti” e ancora “vi faccio fare la fine del vostro cane”. L’animale era stato trovato appena un mese prima, tagliato in due due dalla testa alle zampe, in mezzo alla strada. “Non so la ragione - ha cercato di dare una spiegazione Gigliotti -, so solo che voleva stare da solo, che non sopportava nessuno. Lo sappiamo e infatti da tanto tempo in quella casa non ci abita più nessuno, solo che l’aveva usata in quel periodo d’estate”. Una volta arrivato nell’abitazione, Gigliotti aveva poi sentito provenire dei colpi dall’esterno: Perono Bacchiardo stava distruggendo i vetri della sua auto. Solo l’intervento di tutti gli uomini della famiglia, con l’aiuto del fratello dell’imputato, aveva permesso di fermare quell’uomo irascibile, alto e pesante cento chili. “Suo fratello lo ha preso per un braccio - ha proseguito Gigliotti - allora noi, in quattro o cinque, ci siamo avventati su di lui, siamo riusciti a bloccarlo, ma alcuni di noi si sono tagliati, mio cognato due dita, il fratello di Perono la mano. Non ci fosse stato lui sarebbe scappato il morto. Poi abbiamo chiamato i carabinieri che sono arrivati ed hanno tentato di tranquillizzarlo”. Il processo riprenderà a novembre.
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