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CALUSO. A processo per le calunnie alla rivale in amore

CALUSO. A processo per le calunnie alla rivale  in amore

tribunale di Ivrea

Una lettera anonima per sbarazzarsi della rivale. Questo l’astuto piano ideato da una donna innamorata per tagliar fuori definitivamente dalla sua vita la rivale in amore. Una lettera piena di bugie, talmente tante e gravi che l’ex compagna del suo amante, obiettivo di tanta malizia, era finita agli arresti domiciliari. Ora Giulia Baro, trentasettenne impiagata di Rodallo, frazione di Caluso, è accusata di calunnia, minacce aggravate e procurato allarme.

La tresca amorosa era nata all’interno di due coppie che si frequentavano. Dall’amicizia, era sbocciato un amore clandestino, un amore malato in cui l’amante, stando alle accuse, non avrebbe esitato a far passare la scomoda moglie del suo amato, per una stalker. Una brutta storia nata nel 2014 costata molto cara alla donna calunniata che, vittima delle accuse dell’amante del marito, era stata anche allontanata dai suoi tre figli. All’epoca la coppia si stava già separando. Un distacco non semplice in cui si erano anche inseriti i servizi sociali per quel che riguardava la gestione dei tre figli. In quel momento di tormento e debolezza si sarebbe inserita Giulia Baro dando il colpo di grazia a quel rapporto ridotto già ai minimi termini. L’astuta rivale aveva fatto scrivere ad un complice (già condannato con rito abbreviato) una lettera, inviata via fax, piena di accuse rivolte ai servizi sociali e ai carabinieri, mettendo gli inquirenti sulle tracce della scomoda moglie. Poi aveva presentato denuncia per minacce e pedinamenti subiti da parte sua. Ma ad incastrarla era stata proprio quella lettera anonima. Gli inquirenti, infatti, insospettiti dall’assoluta mancanza di riscontro alle accuse presentata nei confronti della donna dalla rivale, avevano deciso di andare a fondo e sequestrare a Giulia Baro, telefoni e Pc. Proprio nell’hard disk del suo computer, nonostante tutti i file fossero stati cancellati, avevano trovato la lettera che alcuni mesi prima era costata a quella madre gli arresti domiciliari e l’allontanamento dai figli.

L’unico scopo della Baro, stando alle accuse, era quello di tagliare fuori dai giochi la scomoda rivale. Una sua amica sentita in tribunale ha proprio dichiarato che il sogno della Baro era proprio quello di rifarsi una vita con il compagno, i tre figli di lui e i suoi due figli. A rompere l’incanto, però, era stato il fiuto dei i carabinieri di Volpiano, su spinta della Procura d’Ivrea che, indagando, avevano scoperto tutta la verità. Grazie alle loro indagini era finalmente emerso chi fosse la vittima e chi il carnefice in questa intrigata storia senza esclusioni di colpi. E così, per la Baro, si erano aperte le porte del carcere.

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