"Per come è iniziata e per dove siamo adesso non possiamo fare altro che continuare a vincere le partite. Se domani ci fosse Juventus-Napoli, tiferei per il Napoli. Non guardo chi sta dietro quando la Juve, una squadra di fenomeni, dista solo tre punti. Vogliamo riprenderla". Parola di Daniele De Rossi. Il centrocampista della Roma non nasconde le ambizioni della squadra di Rudi Garcia, attesa lunedì sera a San Siro dalla sfida al Milan. "Gli obiettivi sono chiari da inizio anno: non ho mai creduto a chi diceva che l'obiettivo era tornare in Europa. La squadra non si deve accontentare e deve puntare alla Champions, se ci riusciremo avremo fatto una grande stagione - aggiunge De Rossi, intervistato da Roma Channel - Il campionato però non può finire a Torino (il 5 gennaio con lo scontro diretto, ndr), dobbiamo andare lì per affrontare la Juve al massimo, speriamo con al massimo 3 punti di distacco perché vorrebbe dire aver vinto con Milan e Catania". Prima di parlare dei rossoneri, però, il mediano giallorosso si toglie un sassolino dalla scarpa. "Alla Roma mancano dei rigori anche se non penso che gli arbitri ci hanno danneggiato tanto. Chi sta davanti invece è stato fortunato - sottolinea De Rossi parlando della Juve - quando le cose non giravano bene ha avuto episodi favorevoli. Si dice che queste cose poi si pareggiano a fine anno, noi aspettiamo...". In attesa di vedere se la bilancia dei favori e dei torti arbitrali tornerà in equilibrio, la Roma giocherà lunedì sera contro il Milan di Allegri. "Paura di Balotelli? Ma io ho giocato contro i Milan di Nesta, Pirlo, Kakà. Era una squadra travolgente, che vinceva Champions a ripetizione: era un altro Milan - evidenzia De Rossi - Questa squadra viene da un momento di difficoltà, ora si è ripresa. La partita sarà molto difficile, più di quanto poteva essere un mese fa". Parlando dell'inizio dell'era Garcia a Trigoria, poi, De Rossi sottolinea le analogie tra il tecnico francese e l'allenatore che lo ha lanciato nel grande calcio: "I record e i numeri lo avvicinano a Fabio Capello. Per me lui è un fenomeno, leale, fortissimo, e Rudi Garcia ha queste qualità, forse vista l'età più giovane è anche meno rigido, più scherzoso nel rapporti con i giocatori". "Garcia è uno dei migliori allenatori che ho mai avuto, nel gestire il gruppo forse è il migliore. E' perfetto per il momento che stava vivendo la Roma. Ci voleva il suo carisma, la sua pacatezza per ripartire". Dopo la sconfitta nel derby con la Lazio in finale di Coppa Italia. "Dal 26 maggio cosa è cambiato? Le differenze sono evidenti, basta guardare la classifica e quello che stiamo facendo per vedere che stiamo vivendo una stagione entusiasmante. Quello che si è creato dopo è anche figlio di quella partita" ammette il centrocampista, prima di confessare di essere stato sul punto di lasciare la Capitale: "In una amichevole che giocammo a Terni in estate mi trovai in difficoltà prima della partita, non mi sentivo quasi a mio agio, non sapevo perché andavo a giocare, pensavo che quello che era successo due mesi prima fosse impossibile da cancellare. Era un momento particolare perché non mi sentivo quasi più quello che ero per i tifosi, per la gente, per i miei compagni, era un momento difficile. Poi però mi sono sentito un altro, a Livorno ero convinto e deciso del mio futuro, anche perché avevo già inquadrato i miei compagni e il mio allenatore".
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