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01 Febbraio 2017 - 10:45
Il peggior Settimo della stagione incrocia sul proprio cammino il miglior Borgaro visto finora e paga dazio con gli interessi, uscendo dal match con le ossa rotte ed il morale sotto i tacchetti. Mai in partita, le violette incassano cinque sonore sberle al cospetto di una squadra che aveva ancora il dente avvelenato per la sconfitta patita nel girone di andata. E che ha impiegato appena 180 secondi per far saltare il banco e mettere in evidenza tutte le lacune del pacchetto arretrato del Settimo, artefice di una prestazione da incubo con tutti i suoi effettivi. Roba da non crederci. Bastava scorgere la faccia di Cristian Viola in panchina per rendersi contro delle oscenità commesse in campo dai suoi giocatori in occasione dei primi tre gol subiti. Il tecnico a fine partita ha voluto difenderli tutti, prendendosi ancora una volta la responsabilità di una simile vergogna (ipse dixit), ma la realtà è che alla ripresa degli allenamenti l’allenatore si farà sentire eccome nello spogliatoio viola. Difficilmente domenica prossima - in casa contro l’Aygreville - rivedremo l’undici sceso in campo contro il Borgaro. Non soltanto per le squalifiche di Salvadego e Nicolini, rei di aver lasciato la squadra in difficoltà ben oltre i propri limiti. Viola proverà a scuotere un ambiente che ha incredibilmente sbagliato approccio e atteggiamento, andando sotto di tre reti (ma potevano essere anche di più) dopo 34 minuti di gioco. La prima volta con la difesa schierata che lasciava a Lollo Parisi, su assist di Piotto, la libertà di battere indisturbato Dinaro. La seconda lasciando scappare Pierobon sul filo del fuorigioco e la terza consentendo a Diop di raccogliere addirittura un rilancio lungo di Cantele. Il rigore generoso conquistato e trasformato da Rognone in chiusura di primo tempo, sembrava poter riaccendere le speranze delle violette, che invece nella ripresa prima fallivano il secondo gol con Padoan, poi perdevano la testa commettendo due ingenuità con Salvadego e Nicolini, entrambi espulsi.
Il sipario era però calato già da un po’ sul Settimo, che mai prima d’ora aveva concesso agli avversari un simile divario.
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