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CALCIO. Settimo, Capussotto (non) replica al Real Leini

“Non ho intenzione di replicare alle accuse del Real Leini perché mi sembra si sia data un’enfasi esagerata: parliamo di tre ragazzini che volevano cambiare squadra e sono stati contattati da qualche nostro dirigente. Una società è composta da numerose figure e quando alcuni dirigenti contattano dei ragazzi non lo comunicano a tutto il resto del direttivo: non possiamo tenere sotto controllo le azioni di tutti”. Il direttore generale del Settimo, Massimo Capussotto, risponde così alle critiche rivolte alla società viola da parte del Real Leini, che la scorsa settimana aveva scritto una lettera denunciando alcune presunte irregolarità da parte del Settimo (società con cui era nata una collaborazione, ndr) a livello di Scuola Calcio. “Sono rimasto stupito per il fatto che abbiano pensato di scrivere ai giornali per una cosa del genere - prosegue Capussotto -. Il progetto ‘Fun For Kids’ si è arenato perché le società non hanno fornito contributi dal punto di vista dell’organizzazione e i nostri dirigenti non erano nemmeno al corrente della collaborazione tra le due società. L’anno scorso, mentre entravo a far parte del Settimo, ci sono stati portati via 50 bambini ma non abbiamo scritto lettere né polemizzato in alcun modo”.

Il Real Leini, in particolare, accusava il Settimo di “concorrenza scorretta” per aver concesso per l’iscrizione gratuita alla Scuola Calcio  per il prossimo anno. “Tutto mi aspettavo fuorché questa accusa - spiega il dg -. La Scuola Calcio gratis non è stata offerta, nello specifico, ai bambini del Real Leini ma a tutti quanti desiderassero entrare a far parte della nostra società. In un momento di difficoltà economica come quello che stiamo attraversando, il fatto di aver deciso di non far pagare l’iscrizione alla Scuola Calcio mi sembra sia un’azione estremamente lodevole da parte del Settimo. Noi ci rimettiamo dei soldi, dimostrando che la Scuola Calcio non è uno strumento di guadagno. Forse siamo l’unica società in Piemonte a farlo: è un’opera a sfondo sociale che andrebbe premiata, anziché criticata. Abbiamo preso questa decisione perché ci siamo resi conto che per le famiglie è sempre più faticoso iscrivere un bambino alla Scuola Calcio: il nostro intento è dare un aiuto concreto.Ci sono società che arrivano a chiedere una quota pari fino a 500 euro a bambino, ma non ho mai sentito nessuno lamentarsi per queste situazioni, che invece andrebbero denunciate”.

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