E’ un Enzo Del Giudice amareggiato quello che parla del suo breve e sfortunato ritorno all’Urs La Chivasso nei primi mesi del 2016. “La società mi ha contattato lo scorso Natale chiedendomi di rientrare a Chivasso per contribuire attivamente con la società e fare un po’ da filtro. Ho iniziato a collaborare con loro il 4 gennaio, ma non ho trovato lo spazio che mi era stato prospettato e a fine marzo ho deciso di lasciar perdere e farmi da parte”. In questi tre mesi cosa sei riuscito a fare? “Ho cercato di avvicinare qualche imprenditore chivassese alla società, ma le trattative intavolate con il presidente Piero Ozimo e suo figlio Alessio non sono andate a buon fine. Con le mani legate e senza spazio è impossibile riuscire a fare qualcosa di buono. Per me lasciare il Chivasso è una delusione doppia perché il calcio è la mia grande passione e i colori biancorossi li vivo da tantissimi anni”. Cosa c’è che non funziona all’Ettore Pastore? “Sono tante, troppe le cose che andrebbero cambiate. L’Urs La Chivasso di adesso è una società triste, gestita da persone che non sono di Chivasso e a cui non frega nulla né della squadra né della città. Ho sentito parlare di un “progetto di crescita”, ma non riesco a capire quale possa essere questo progetto se una società dal bacino di utenza importante come Chivasso non è in grado di qualificare una compagine del settore giovanile per i campionati regionali e la prima squadra non ha nemmeno raggiunto i playoff in Prima categoria”. Una società in cui sembra mancare la giusta passione di cui avrebbe bisogno. “Non solo quella, che alla fine è alla base di tutto per fare le cose nella miglior maniera possibile. Non c’è un direttivo esecutivo all’altezza in grado di prendere le decisioni importanti. Chivasso ha bisogno di imprenditori seri che abbiano voglia di investire e di fare bene per la squadra e la città. Non ci sono sbocchi economici, tecnici e di progettazione”. Quando sei tornato giravano voci che volessi caldeggiare il rientro in società dell’ex presidente Vito Gurrieri. “Tutte balle. Lo smentisco categoricamente. A Vito non interessa assolutamente tornare a Chivasso e con lui non ho mai parlato di questo. Tutte le volte che sono uscito dalla società l’ho sempre fatto in silenzio, ma questa volta no. Sono troppo arrabbiato e deluso per come sono stato trattato e soprattutto mi fa male vedere come l’Urs La Chivasso stia andando alla deriva”. Addirittura alla deriva? “Una società che non ha uno sponsor all’altezza del suo prestigio e che fa pagare il biglietto per assistere alle partite anche ai genitori dei bambini non ha nessun futuro. Chissà che fine fanno i 25000 euro che il comune versa ogni anno e gli 80 euro che sborsa per ogni tesserato. E’ inconcepibile anche il fatto che nella quota d’iscrizione annuale che i genitori versano per far giocare il loro bambino non ci sia compreso nemmeno l’abbigliamento tecnico. Per vestirsi i ragazzi devono andare ad acquistare il materiale presso il negozio affiliato. Una cosa fuori dal mondo. L’attuale dirigenza prima se ne va da Chivasso e meglio è: per il calcio e la città. Non hanno la capacità e la passione per guidare una società”.
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