La retrocessione dalla Promozione alla Prima Categoria brucia ancora in casa SanMauro. Il più rammaricato di tutti, però, è senz’altro Vito Bellantuono il quale annuncia il proprio addio alla guida dei giallolbu dopo due stagioni. «Si è chiuso un ciclo ed è giusto farmi da parte», rivela il tecnico che si ritiene responsabile per il mancato raggiungimento della salvezza: «In 15 anni di carriera da allenatore non mi era mai capitato di non raggiungere l’obiettivo e mi dispiace molto: per me, per la società e per i ragazzi, che nella seconda parte della stagione hanno creato un bel gruppo, remando tutti dalla stessa parte per centrare la salvezza. Ci abbiamo sempre creduto, io per primo, ma non siamo riusciti a conquistarla nonostante una rimonta pazzesca. Chiedo scusa a tutti e me ne assumo le responsabilità». Bellantuono non è certamente l’unico responsabile della debacle sportiva del SanMauro, che ha vissuto tutta l’annata tra l’incertezza e la confusione societaria (vedasi anche l’esonero proprio di Bellantuono per due giornate, ndr). «Questa stagione mi ha insegnato davvero tanto - continua l’ormai ex tecnico gialloblu -. Ho provato anche l’esperienza dell’esonero che mai prima mi era capitata. Penso di essere uscito rafforzato da tutto ciò che è successo, ma dopo due annate molto travagliate alla guida della squadra sono stanco e svuotato. Abbiamo speso tutti tante energie mentali e al momento non credo di avere le giuste motivazioni, né le risorse, per tornare subito in panchina». Bellantuono saluta così il SanMauro, ma non dimentica le emozioni vissute all’interno di una società nella quale è cresciuto sin da ragazzino, facendo la trafila nel settore giovanile: «Il primo giorno da allenatore del SanMauro ho avuto la pelle d’oca entrando negli spogliatoi del vecchio campo dove giocavo io. È lì, o in panchina, che andavo quando volevo stare un po’ da solo a riflettere... Questa non è mai stata una società qualsiasi per me. Ringrazio tutto l’ambiente per questi due anni intensi, anche se non è stato possibile chiuderli come avrei voluto». Al SanMauro, ora, il compito di trovare un degno sostituto.
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