Grande commozione, grande dolore ha provocato la morte di Gigi Radice tra i campioni dello scudetto del 1976. Sentimenti che uniscono tutti i cuori granata, nel ricordo e nell'ammirazione per un allenatore che seppe riportare il club quasi all'altezza del grande Torino degli Anni '40 annientato dalla tragedia di Superga. E' l'attuale presidente del Torino, Urbano Cairo, a dare voce a tutti: "Radice è stato un grandissimo nella storia del Torino e in quella del calcio. E' stato uomo granata a tutto tondo, grande passione in campo e dolcezza umana fuori". Lo confermano, ribadendolo, i suoi ragazzi, da Paolino Pulici a Eraldo Pecci, da Claudio Sala, nei loro commossi ricordi. Dell'allenatore severo ma giusto, dell'uomo dalla grande gentilezza che è stato per molti di loro molto più che una guida tecnica. "Abbiamo perso un grandissimo uomo... un uomo esemplare a cui ero molto affezionato", dice Pecci, parlando a fatica. "Dicevano di lui che era un 'sergente di ferro', invece sapeva essere un uomo molto dolce. Dal punto di vista professionale è stato l'allenatore che ha cambiato il calcio italiano, portando l'Olanda in Italia". "Un innovatore, un grandissimo allenatore che ha cambiato il calcio italiano e ha regalato una delle più grandi soddisfazioni al Torino - afferma Sala, il 'poeta del gol' -. In campo pretendeva che tutti dessimo il massimo, sempre. Dal punto di vista umano era un uomo leale e onesto. Purtroppo ha avuto una malattia tremenda, che da tanti anni ormai lo stava logorando". "È stato un maestro, un papà. Mi ha aiutato a essere qualcosa di più di un buon calciatore, mi ha aiutato. Renato Zaccarelli non se la sente di parlare, travolto dall'emozione come tanti tifosi. Tra loro lo scrittore Giuseppe Culicchia, che ricorda ancora come Radice, nell'ultima giornata del campionato dello storico scudetto, invece di gioire per il trionfo si rammaricava per un autogol che aveva consentito al Cesena di pareggiare 1-1. Tanti club ricordano il giocatore e l'allenatore, dal Milan - con cui giocò anni vincendo tre scudetti e una Coppa Campioni - all'Inter fino al Napoli, ma avversari come Marco Tardelli e tanti colleghi. "E' uno dei grandi allenatori italiani che hanno lasciato il segno", dice Massimiliano Allegri. Torino, sua città d'adozione, lo ricorda nelle parole della sindaca, Chiara Appendino: "Ci lascia un campione che ricorderemo per sempre".
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