Alla fine ha prevalso la logica di sistema: udienza rinviata al 15 settembre. La Juventus andrà così a Cardiff a giocarsi la finale di Champions League con il Real Madrid senza il fardello di una sentenza al processo che vede imputato sia il club che il suo presidente, Andrea Agnelli, per la presunta vendita non consentita dei biglietti e i legami con gli ultras (violazione degli articoli 1 bis e 12). Una decisione che era nell'aria, avallata dal Tribunale federale nazionale presieduto da Cesare Mastrocola e anche dalla stessa procura federale, un gesto di cortesia proprio per dimostrare che non c'è accanimento nei confronti del club bianconero. Un esito condiviso anche dallo stesso presidente della Figc, Carlo Tavecchio: "Andare a giocare la finale di Champions con un provvedimento diverso sarebbe stata una situazione particolare". Al dibattimento di oggi sono sfilati il presidente della Juventus accompagnato dai legali Franco Coppi e Luigi Chiappero, oltre agli altri deferiti, Francesco Calvo (difeso da Leandro Cantamessa)all'epoca dei fatti direttore commerciale della Juventus, Alessandro Nicola D'Angelo,security manager bianconero, e Stefano Merulla, responsabile del ticket office della Juventus. Una carovana di auto scure che sono entrate dall'ingresso secondario del tribunale federale in via Campania a Roma proprio per proteggere Agnelli dall'assalto dei tanti cronisti presenti. La decisione di far slittare tutto a dopo l'estate è scaturita dopo ben due ore di confronto in cui le parti hanno provato ad accordarsi su un possibile patteggiamento, ma alla fine sono rimaste distanti sul principio: la Juventus avrebbe chiuso il procedimento con una multa, il procuratore federale Giuseppe Pecoraro spinge invece sull'inibizione del presidente bianconero. Secondo il pm federale, Agnelli avrebbe autorizzato la fornitura di abbonamenti e biglietti in numero superiore al consentito favorendo così il fenomeno del bagarinaggio e partecipando inoltre a incontri con ultras, tra cui Rocco Dominello, imputato al processo 'Alto Piemonte' avviato dalla Procura della Repubblica di Torino per legami con la criminalità organizzata. Una posizione che lo stesso Pecoraro ha ribadito anche innanzi alla Commissione Antimafia, mentre Agnelli, pur ammettendo l'errore della dotazione di ticket agli ultrà, ha sempre negato di essere a conoscenza della connotazione mafiosa di Dominello, che era stato individuato dalla Juve come referente per dialogare con gli ultrà per mantenere l'ordine pubblico nella curva bianconera. Al momento appare difficile che le due parti giungano ad accordarsi, se ne riparlerà a dopo l'estate e quindi a nuova stagione in corso. Se la procura federale deciderà di usare la mano pesante, il rischio per il club bianconero è quello di un'inibizione per Agnelli e una forte multa per il club, deferito per responsabilità diretta e oggettiva. Nella peggiore delle ipotesi, anche il rischio di disputare una o più gare a porte chiuse come recita l'articolo 18 Codice di giustizia sportiva.
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