"E che ci sto a fare là, con una squadra di 'babbi' (babbei, ndr) che a a me non piace. Quest'anno ha deciso che vuole vincere con pochi soldi .. e gli ho detto 'va bene ho capito ma i miei dammeli prima' e ha detto che lui prima non paga neanche i giocatori. Infatti i giocatori non ti fanno vincere il campionato". Parole chiare, nette, decise che per gli investigatori lasciano ben poco spazio ai dubbi: Pietro Iannazzo, "consulente di mercato" del Neapolis, squadra campana di serie D, la squadra l'avrebbe fatta vincere combinando le partite forte del suo ruolo di elemento di primo piano dell'omonima cosca di 'ndrangheta operante a Lamezia Terme. Un nome "pesante" all'interno dell'organizzazione criminale, quello di Pietro Iannazzo, nipote del capo clan Vincenzino detto "il Moretto". Detenuto da giovedì scorso dopo essere stato arrestato per associazione mafiosa nel corso di un blitz contro la sua famiglia, era proprio lui, secondo gli inquirenti, uno degli elementi di vertice di una delle due organizzazioni criminali dedite al calcioscommesse sgominate stamani da squadra mobile e Sco. E sempre da lui, da quella sua telefonata intercettata nell'estate scorsa mentre parla riferendosi al presidente del Neapolis Mario Moxedano, è partita la nuova indagine che ha scoperchiato il pentolone sul marcio del calcio. Che la 'ndrangheta avesse mire sul mondo del pallone non è una novità assoluta. Già i Pesce di Rosarno, secondo i pentiti, erano inseriti in squadre di calcio e truccavano le partite. Libera ricorda come nel proprio dossier "Le mafie nel pallone" del 2010 furono circa 30 i clan direttamente coinvolti o contigui censiti nelle principali inchieste riguardanti le infiltrazioni mafiose e i casi di corruzione e riciclaggio nel mondo del pallone. Ma l'inchiesta Dirty soccer, per dirla con le parole del capo dello Sco Renato Cortese, dimostra "come le ramificazioni della 'ndrangheta abbiano assunto un livello esorbitante non solo nei settori classici in cui operano le cosche ma anche nel mondo dello sport". La 'ndrina degli Iannazzo, nel panorama criminale calabrese, è stata indicata dai magistrati della Dda di Catanzaro come una cosca "d'elite della mafia imprenditrice" dedita agli affari, ma anche capace di scatenare una guerra con altre consorterie per mantenere il proprio predominio sul territorio. E gli "affari" si fanno anche nel mondo del calcio, combinando le partite per far vincere la squadra per cui si lavora e portarla alla promozione, ma anche approfittando del giro criminale per scommettere su gare aggiustate e guadagnare facile con calcioscommesse. E Iannazzo, avvalendosi della sua caratura criminale dovuta all'essere un esponente di spicco di una cosca in rapporto con le principali consorterie della regione, e grazie alle sue conoscenze con esponenti di varie società calcistiche calabresi, secondo gli inquirenti era riuscito a realizzare "una vera e propria rete di 'personaggi', tutti collegati tra loro, che si adoperavano in un sistema di 'mutua assistenza' finalizzato a condizionare alcuni risultati di partite di calcio della Serie D, per le quali era anche possibile effettuare regolari scommesse dei concorsi pronostici autorizzati". Pietro Iannazzo, secondo gli inquirenti, rappresenta la figura strategica dell'organizzazione di cui fa parte e che, proprio grazie a lui, "riesce ad insinuarsi in gangli insospettabili della cosiddetta società civile", non disdegnando, ovviamente, di ricavarne un utile economico illecito, a tutto beneficio del programma criminoso collettivo. Una presenza, quella della 'ndrangheta anche nel calcioscommesse, che ha portato la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi a sottolineare come la presa della criminalità organizzata su questo settore non possa "essere più minimizzata, come fenomeno locale o episodico. Si sta superando ogni livello di guardia". Per la Bindi "occorre liberare il calcio dal malaffare con risposte immediate e più rigorose, ma c'è da chiedersi se i vertici della Figc e le leghe delle squadre sono davvero all'altezza di questa sfida".
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.