La finale di Champions League porta la pace tra Allegri e Conte. A tendere la mano, dopo mesi di indifferenza e qualche frecciata per l'utilizzo dei giocatori in Nazionale, è stato il ct della Nazionale. "Complimenti alla Juventus per il traguardo raggiunto grazie all'ottimo lavoro svolto da Allegri, dai calciatori e dai dirigenti", le parole pronunciate all'ANSA da Conte, che si è detto "orgoglioso" del cammino dei club italiani in Europa. Che l'ex allenatore bianconero non avesse mai smesso di amare la squadra che lo ha reso grande, prima come giocatore e poi come allenatore, non c'erano dubbi. Ma dopo l'addio traumatico della scorsa estate, e qualche polemica di troppo sulla scelta del ristorante a cui pranzare, Conte non era mai stato così affettuoso con la Juve, né tantomeno con il suo successore. Qualcosa è cambiato con la conquista dello scudetto. Da parte di Conte - "mi ha mandato un sms, vi dò uno scoop", ha detto oggi Allegri - come del suo successore, che dopo la conquista della semifinale di Champions League ha riconosciuto l'importanza del lavoro svolto dal suo predecessore. Tutto sembra ricomporsi, dunque. Per Allegri, dopo l'ebbrezza di Madrid, è il momento della consapevolezza. "In quel momento magari non ci siamo resi conto - riconosce - ma abbiamo raggiunto un traguardo straordinario che capita raramente nella carriera di un allenatore e un giocatore. Come ho fatto? Questa squadra ha dei valori importanti, dei giocatori di livello europeo e mondiale. Senza giocatori di spessore difficilmente si possono raggiungere dei risultati importanti come ha raggiunto la Juventus nei primi tre anni di Conte e quest'anno. E poi ci sono ancora margini di miglioramento, nel gioco e nella velocità dei passaggi". Allegri applaude Buffon - "si è dimostrato ancora una volta un fuoriclasse, ha l'entusiasmo di un ragazzino, e credo sia questa la forza" - e indica nella vittoria di Napoli il momento chiave della stagione. "Lì - ricorda - il gruppo ha dato una grande risposta, dimostrando di avere ancora voglia di vincere e di fare cose straordinarie". Così si è arrivati a quello che è "un traguardo che nessuno si aspettava", prosegue il tecnico, "e ci siamo arrivati con merito e soprattutto. Ora tutto è naturalmente focalizzato su Berlino e sulla finale di Coppa Italia, "il secondo obiettivo perché il primo era lo scudetto e la Champions era un sogno, come lo è tuttora". Il derby d'Italia con l'Inter, domani, finisce così col passare in secondo piano, nonostante l'intenzione di onorare fino in fondo il campionato. Per farlo, Allegri punta sui giocatori fino ad ora meno utilizzati. Al Meazza non ci saranno Pirlo, Tevez, Buffon, Evra, Vidal e Chiellini. Bonucci, Marchisio, Morata e Llorente gli unici reduci del Bernabeu in campo dall'inizio, con Romulo titolare per la seconda partita consecutiva. E il lungodegente Asamoah che torna a vedere il prato dalla panchina. Guai però a non affrontare l'impegno con il giusto spirito: "Stimoli? Quelli ci devono essere sempre - sentenzia Allegri - perché siamo la Juve".
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