Prescritti ma non assolti. Nove anni di udienze lasciano un pugno di mosche in mano all'accusa del processo calciopoli, non cancellano dubbi e certezze di una vicenda che ha avvelenato il calcio italiano. E sui due principali attori, Luciano Moggi e Antonio Giraudo, ex direttore generale e amministratore delegato della Juventus, i cui reati sono stati estinti dalla prescrizione, è comunque sempre bufera. La sentenza della Corte di Cassazione su Calciopoli è arrivata per dire che tutto quanto accaduto era fuori tempo massimo: insomma il reato può anche essere stato commesso, ma non è dato giudicare. Quanto basta per rivalutare la tanto vituperata giustizia sportiva che nel 2006 invece aveva già emesso i suoi verdetti. Rimane aperta, in attesa delle motivazioni, la lite tra la Figc e la società bianconera, che ha chiesto al Tar un risarcimento di 443 milioni alla federazione. Un contenzioso a cui la decisione della Suprema Corte non aggiunge molto, ma certo non sembra fornire qualche arma in più al club bianconero visto che il processo sportivo non verrà riaperto. Serviva un annullamento con rinvio per poter pensare di riaprire la vicenda sportiva chiusa nel 2006 con la revoca di due scudetti ai bianconeri e l'assegnazione di uno all'Inter (con Guido Rossi commissario Figc). L'istituto della prescrizione, mai come oggi sotto i riflettori con il ddl di riforma approvato dalla Camera, ha affossato tutto: prescritta l'associazione a delinquere contestata a Moggi e Giraudo, è rimasto poco o nulla delle contestazioni di frode sportiva, mentre sono stati assolti gli ex arbitri Paolo Bertini e Antonio Dattilo. L'ex dg bianconero è sbrigativo - "E' stato accertato che il campionato era regolare, regolari i sorteggi e le conversazioni con le schede estere non ci sono state", ha detto a caldo -, una tesi subito abbracciata dai tifosi, la cui rabbia si è presto accesa sul web per i due scudetti cancellati dalla giustizia sportiva. "#Farsopoli: non c'è da meravigliarsi. E' stata una farsa dall'inizio alla fine", si legge sul forumbianconero. Più di qualcuno spera che la sentenza possa far restituire alla Juve i due titoli del 2005 e del 2006, quello assegnato all'"odiata" Inter, ma le speranze sono poche. "Il dispositivo non fornisce elementi tali da incidere nel contenzioso risarcitorio tra Figc e Juve - afferma l'esperto di diritto sportivo Mattia Grassani - e va anche ricordato che in altri processi, persino l'assoluzione non è bastata a condurre gli organi di giustizia sportiva alla stessa conclusione, perché gli standard probatori richiesti sono differenti ed i beni che la legge penale e quella sportiva tutela sono diversi". Certo della bontà del lavoro della giustizia sportiva, il prof.Piero Sandulli, nel 2006 presidente della Corte federale della Figc che avevo emesso i verdetti su Calciopoli: "In attesa della motivazione, mi sembra confermata l'esistenza della vicenda e sottolineerei invece che già nove anni fa la giustizia sportiva era arrivata agli stessi risultati, determinando il ripristino della legalità sportiva". Amaro il commento di uno juventino come Antonio Di Pietro: "Come al solito mettono le guardie quando i ladri sono scappati: oggi è stato presentato il disegno di legge per allungare i tempi della prescrizione e proprio oggi sono scaduti i tempi per processare Moggi. Nel caso di Calciopoli - ha affermato l'ex pm - il danno è ancora più grave perché è stato preso in giro tutto un mondo riunito intorno ad una passione e che viene violentato da comportamenti che poi finiscono in una bolla di sapone". Una valutazione condivisa su twitter dal deputato Pd Michele Anzaldi: "Con la riforma della prescrizione al voto in aula il processo a Moggi e Giraudo non sarebbe finito prescritto". Ora la Cassazione ha 90 giorni di tempo per pubblicare le motivazioni: ma il calcio, già alle prese con necessarie riforme, avrebbe bisogno più di guardare avanti che rivangare il passato.
In Figc prevalgono le condanne, in Cassazione le prescrizioni
La sentenza della Cassazione relativa al processo "Calciopoli" chiude una lunghissima vicenda cominciata nel 2006 quando vennero pubblicate alcune intercettazioni telefoniche dalle quale emergeva un sistema per pilotare le designazioni arbitrali in campionato. Personaggi di primo piano del mondo calcistico sono stati giudicati sia dalla giustizia ordinaria - che ha ritenuto provata l'esistenza di un'associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, reato peraltro prescritto - sia da quella sportiva. Queste le decisioni definitive relative ad alcuni dei principali protagonisti di "Calciopoli": LUCIANO MOGGI, ex direttore generale della Juventus: Cassazione: prescrizione per associazione per delinquere e frode sportiva Giustizia sportiva: squalifica per 5 anni e poi radiazione ANTONIO GIRAUDO, ex amministratore delegato della Juventus: Cassazione: prescrizione per associazione per delinquere e frode sportiva Giustizia sportiva: squalifica per 5 anni e poi radiazione PIERLUIGI PAIRETTO, ex designatore arbitrale: Cassazione: prescrizione per associazione per delinquere e frode sportiva Giustizia sportiva: squalifica per due anni e sei mesi MASSIMO DE SANTIS, ex arbitro internazionale: Cassazione: confermata la sentenza di condanna a dieci mesi di reclusione (pena sospesa) Giustizia sportiva: squalifica per 4 anni PAOLO BERTINI, ex arbitro: Cassazione: assoluzione perché il fatto non sussiste Giustizia sportiva: assoluzione.
Grassani "nessun dato nuovo su lite Juve-Figc"
"In attesa delle motivazioni, il dispositivo della Cassazione non fornisce, a mio avviso, elementi nuovi e/o particolarmente significativi tali da incidere nel contenzioso risarcitorio tra Figc e Juventus per quanto riguarda le posizioni ed il rapporto processuale tra i due contendenti". Secondo l'avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, la decisione presa dalla Suprema Corte non influirà "concretamente" nel procedimento che la Juventus ha avviato, davanti al Tar del Lazio, a novembre 2011 contro la Federcalcio chiedendo un risarcimento di 443 milioni come danni che ritiene di aver subiti a causa della sentenza su Calciopoli. "Va anche ricordato - sottolinea ancora Grassani - che in altri processi, persino l'assoluzione completa di merito in sede penale non è bastata a condurre gli organi di giustizia sportiva alla stessa conclusione, perché gli standard probatori richiesti dai due sistemi di giustizia sono differenti ed i beni che la legge penale e quella sportiva tutela sono diversi". "Non conoscendo con precisione gli atti ed i presupposti, in fatto ed in diritto, su cui si fonda la richiesta risarcitoria della Juventus, è difficile fare previsioni precise o proiezioni particolare - premette Grassani - Ciò che non deve mai essere dimenticato, però, è l'assoluta autonomia tra i giudizi disciplinari sportivi, che hanno condotto alla retrocessione della Juventus in Serie B ed alla revoca degli scudetti, ed il procedimento penale, che, peraltro, si è concluso, per gran parte degli imputati e dei capi di imputazione, con l'accertamento dell'intervenuta prescrizione per il reato più grave, quello associativo, ma non con una pronuncia di proscioglimento nel merito. Tra queste, la conferma della condanna nel merito di De Santis, che ha rinunciato alla prescrizione, lascia presupporre, che l'orientamento degli ermellini sarebbe stato di diversa natura, quantomeno per alcuni capi d'imputazione, qualora il tempo non fosse trascorso". Nel complesso "l'impianto accusatorio, sebbene ridimensionato sotto diversi profili, mi sembra abbia retto anche al vaglio della Suprema Corte - conclude l'avvocato - con conferma dei principali profili di responsabilità dibattuti nella annosa vicenda di Calciopoli".
Sandulli: "processo penale lascia amaro in bocca"
"Il processo penale ci ha abituati a vedere chiusure che lasciano l'amaro in bocca, l'impossibilità per il giudice di sancire la colpevolezza di un imputato per mere ragioni temporali. Ma, in attesa della motivazione, mi sembra confermata l'esistenza della vicenda e sottolineerei invece che nove anni fa la giustizia sportiva era arrivata agli stessi risultati, determinando il ripristino della legalità sportiva". E' il parere del prof.Piero Sandulli, nel 2006 presidente della Corte federale della Figc che avevo emesso i verdetti sportivi, sulla sentenza della Corte di Cassazione sul processo Calciopoli. "Sono passati nove anni nel frattempo tutti abbiamo 'digerito' i fatti sotto esame allora - ha proseguito Sandulli parlando con l'Ansa -, il sistema ha avuto modo di depurarsi e di tornare alla normalità. Ora vediamo una Juventus nei quarti di finale di Champions League e penso che tutti gli italiani ne siano felici". Quanto alle possibili azioni di rivalsa della società bianconera sulla Figc, il prof.Sandulli ritiene che al limite "potrebbe avanzarne nei confronti dei propri dirigenti che si sono dimostrati infedeli".
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