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26 Settembre 2017 - 10:39
Palazzo Ellena a Brusasco
Una mostra come quella del maestro Dario Biancardi non si era mai vista finora, a Brusasco.
E’ stata inaugurata sabato scorso a Palazzo Ellena la personale del pittore torinese, adesso residente nel Monferrato, che raccoglie le opere più importanti di una ormai lunga carriera, 60 anni di arte, e si può visitare con ingresso gratuito.
Alla mostra è collegato un concorso, aperto a tutti gli alunni delle elementari e delle medie, che avranno modo di osservare le opere esposte, parlarne con l’autore e poi descrivere, con disegni o temi, le loro impressioni. I migliori lavori saranno premiati al termine della mostra dal pittore, dalla sindaca Luciana Trombadore e dall’assessore alla cultura. Naturalmente si spera in una buona affluenza di visitatori, e Dario Biancardi è ottimista: “Sono contento di essere qui, anche se Brusasco è un piccolo paese. Sono contento perchè l’amministrazione comunale mi ha supportato al massimo, perchè da domani inizieranno gli incontri con i ragazzi delle scuole elementari e medie, perchè pur essendo pesante la gestione di una mostra, è sempre ricca di soddisfazioni. Il problema dell’oggi è il crollo di spesa delle famiglie per questo prodotto, il quadro.”
Dipingere è sempre stata la tua passione principale: è un’arte che si trasmette o viene da sola?
Viene da sola, ma certo poi devi affinare la tua arte, ed hai bisogno di qualcuno che sappia insegnarti anche i particolari. Io ho avuto questa fortuna, incontrando prima il maestro Buffa, che mi ha insegnato la figura, poi quel grandissimo pittore che è stato Piero Dalle Ceste, e per ultimo ho trovato il maestro Teonesto Deabate, grandissimo professore dell’accademia di belle arti, con cui ho lavorato per 8 anni, vivendo con lui bellissime esperienze. Perchè un quadro crea un momento particolare, fantastico, in cui si prova un brivido, come una specie di pelle d’oca, come se il soggetto ti entrasse dentro, e allora capisci che si sta creando qualcosa di bello. In quel momento dai tutto il tuo cuore e senti una grande emozione. Per questo invito tutti specialmente i giovani, a cercare la loro strada: come diceva mio nonno Pietro, dentro ad ogni essere umano c’è un piccolo genio. Bisogna tirarlo fuori con molta delicatezza, molta attenzione, qualunque esso sia, ed in questo modo ognuno potrà lasciare una piccola traccia dietro di sè.
Scusa ma perchè non hai fatto una tua “scuola d’arte”?
In realtà l’ho avuta una mia scuola, arrivando a 15 allievi, che ospitavo a gruppetti nel mio studio. Poi ho visto che l’egoismo umano prevaleva sulla correttezza, tutti si credevano pittori affermati dopo qualche quadro, anzichè lavorare ed imparare. Inoltre mi copiavano i soggetti, e la cosa mi dava fastidio. Così ho preferito smettere. Ma pittura ce l’ho nel sangue. La pittura insegna a cogliere i particolari, a vedere gli aspetti che danno emozioni. Per esempio ho dipinto gli ultimi covoni di grano dei nostri contadini, testimonianza di un mondo che non c’è più. Adesso ci sono le rotoballe, pensa se si può dipingere una roba del genere.
Allora la scelta del titolo della mostra “L’arte e la cultura catturano le emozioni” è azzeccata?
Altrochè! Il quadro raccoglie i particolari del luogo, la sua storia, i suoi personaggi. Ho dipinto due quadri sul Gran S.Bernardo dove è transitato l’esercito di Napoleone che veniva a conquistare l’Italia. Quadri che sono rimasti esposti a Martigny quasi un anno. E quando il quadro viene esposto, tutti vengono da me a chiedere quando è stato realizzato, in che posto, cosa mi ha colpito. Quindi i quadri catturano le emozioni, e poi le rilasciano a chi è aperto e pronto ad osservare. Questo è il bello della pittura.
La mostra resterà aperta fino al 6 ottobre, con orario 10-12 da lunedì a giovedì, 15-17 il venerdì, 10-17 sabato e domenica.
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